“Meglio tardi che mai” si potrebbe dire dell’incontro che si è svolto questa mattina a Perugia, presso la Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo, indetto dai maggiori sindacati regionali e partecipato dalle maggiori testate della regione, almeno a livello di dirigenza, per parlare della crisi dell’editoria in Umbria e delle conseguenze che la stessa sta implicando da un punto di vista di impiego e democrazia.
Uscire dagli schemi – Lo spaccato che ne è venuto fuori, a sentire il susseguirsi di contributi dei sindacalisti e dei colleghi direttori e il resoconto dell’ASU guidato dalla presidente Marta Cicci, è fin troppo nota. A poco serve ripetersi le difficoltà economiche in cui versano le maggiori testate di carta stampata e le televisioni locali, la fatica di un posizionamento e di un riconoscimento sul mercato dell’editoria online, la stagnazione, se va bene, della vendita pubblicitaria e via dicendo. Lo stato dell’arte lo conosciamo. La questione è un’altra. Le parole sono finite. Il centro della questione, non possono più essere le domande, quelle che si è e ci ha posto oggi il segretario regionale CISL Ulderico Sbarra. Sul tavolo oggi ci vanno messe le risposte. La coesione e la collaborazione fattiva e sincera. Non c’è più tempo. E’ necessario uscire dagli schemi che non funzionano, scrollarsi di dosso le strutture e i legacci che irrigidiscono il dialogo cristallizzando il mondo dell’informazione così come lo conosciamo e paralizzandone la crescita.
Un passo nel futuro – E’ necessario guardare alla soluzione con gli occhi nel futuro prossimo, come ha sottolineato il direttore di Umbria24.it, Ivano Porfiri. Cominciare a studiare modelli e tendenze di un’editoria che verrà e avere il coraggio di sperimentare. Ci si è approfittati per troppo tempo della passione e della motivazione che spinge la categoria a portare avanti il proprio lavoro con onestà e dedizione, con la finta pretesa che un giorno, dopo la crisi, il modello precedente sarebbe tornato a funzionare. Le soluzioni invece sono altre, nuove e stanno in prima battuta nel trovare disponibilità economiche che restituiscano il respiro alle aziende e la serenità di tentare nuove strade. E questo non può che venire da fondi pubblici, con richieste vincolanti di crescita dei lavoratori e di progetti realizzabili e nel tempo sostenibili senza più stampelle.
Precarietà e qualità – Senza un aiuto intelligente, non potrà che proseguire l’involuzione del sistema e la degenerazione di un servizio che si pone l’alto obiettivo di garantire conoscenza e costruire opinione e senso critico. E’ difficile tenere la schiena dritta e la mente libera – concetto sottolineato oggi anche dal caporedattore de La Nazione Umbria, Roberto Conticelli e dalla collega Francesca Marruco, rappresentate in FNSI dei lavoratori autonomi – senza una adeguata retribuzione e nessuna certezza di continuità. Ne va della qualità della produzione. Della forza di sentirsi liberi di informare.
E’ ora – Il tempo è dunque maturo per guardarsi allo specchio e prendere coscienza che lo stato di fatica e crisi che ogni editore, ogni redazione sta a suo modo vivendo non può essere superato se non adottando strategie comuni. Con una regia unica rispettosa della pluralità e delle differenze che rendono ricco un insostituibile strumento di democrazia. Con l’unico obiettivo di liberare un settore che ha margini di crescita occupazionale e un dovere civico da rispettare.
Un confronto importante dunque quello iniziato oggi, su spinta dei segretari umbri di CGIL, Vincenzo Sgalla, CISL, Ulderico Sbarra e UIL, Claudio Bendini, e che ci si auspica abbia un seguito pratico, magari maggiormente inclusivo e istituzionale e che sia finalmente in grado di dare risposte e costruire finalmente soluzioni.