In arrivo altre 5 mila dosi per l'Umbria | Il Piano della Regione e le potenzialità in base ai team vaccinali esistenti
Alla mezzanotte di domenica 3 gennaio erano 1.250 gli umbri che avevano ricevuto la prima dose del vaccino anti Covid Pfizer Biontech. In maggioranza donne (745), e principalmente nella fascia di età tra 40 e 59 anni (689). Un utilizzo del 25,2% delle 4.960 dosi arrivate, che pone l’Umbria al decimo posto, al momento, tra le regioni che stanno procedendo più velocemente con il piano di vaccinazione, secondo il monitoraggio del Governo. Ad essere vaccinati finora sono stati soprattutto medici e infermieri 1.223. A cui si aggiungono 17 anziani ospiti della Rsa Santa Margherita e 10 dipendenti.
Coronavirus, così le vaccinazioni
in Umbria VIDEO
Quasi 300 vaccinati al giorno
Se si tolgono le 85 dosi di vaccino effettuate a titolo dimostrativo il 27 dicembre, giorno del Vaccine Day, dal 31 dicembre al 3 gennaio in Umbria sono state effettuate 1.165 vaccinazioni. Circa 290 al giorno, anche nei festivi. Meglio di tante altre regioni italiane, appunto, ma ancora troppo poche, considerando che da lunedì dovrebbe arrivare il secondo carico di vaccini Pfizer, altre 5 mila dosi per l’Umbria. E soprattutto considerando il fatto che si contava per tale data, di riuscire a somministrare tutte le dosi nei magazzini dei quattro ospedali (Perugia, Terni, Foligno e Città di Castello).
La potenzialità nel Piano dell’Umbria
Nel Piano vaccinazioni approvato dalla Regione Umbria si stima che un team vaccinale potrà somministrare 12 vaccini l’ora, 72 al giorno e 360 in 5 giorni. Capacità che con 4 postazioni (con un solo medico di monitoraggio) arriva a 48 vaccinazioni l’ora, 288 al giorno e 1.440 ogni 5 giorni.
Al momento di team vaccinali fissi ne sono previsti 8 a Perugia (con attività delocalizzata anche all’ospedale Media Valle del Tevere) a cui fanno riferimento anche il Trasimeno e l’Assisano; tre a Foligno (a cui fanno riferimento anche Spoleto, Norcia, Cascia e Trevi), quattro a Terni (con riferimento anche Orvieto), due a Città di Castello (con riferimento ospedale di Branca e il Distretto Alto Chiascio). E poi ci sono i team itineranti, che operano ad esempio nelle Rsa, i cui tempi di esecuzione sono ovviamente differenziati a seconda del caso. In tutto, quindi, 17 team vaccinali. Team che devono operare con turnazione.
I tempi previsti
Si procede a rilento, in tutta Italia. Per la carenza di personale ed altri problemi organizzativi. Che però devono essere accelerati, se si vuole rispettare la tabella di marcia predisposta dal Ministero della Salute per arrivare ad immunizzare, entro l’estate, la popolazione più fragile.
Una tabella di marcia ipotetica, perché si basa sulle previsioni di fornitura anche di altri vaccini oltre a quello Pfizer, ora in fase di approvazione o addirittura con la sperimentazione da terminare.
Vaccino anti Covid,
i numeri del Piano dell’Umbria
Il piano prevede la vaccinazione entro marzo di operatori sanitari e sociosanitari, ospiti e personale di Rsa e Rp, ultra 80enni.
Entro giugno dovrebbe terminare la fase 2, in cui si vaccinano persone immunodepresse o con patologie gravi, personale scolastico ad alta priorità e over 60. Questa è la fase che dovrebbe mettere al sicuro le persone che rischiano conseguenze più gravi in caso di infezione dal Coronavirus.
Tra luglio e settembre si punta a vaccinare i lavoratori dei servizi essenziali, carceri e luoghi di comunità, malati cronici con malattie meno impegnative, personale scolastico e insegnanti rimanenti.
Per avviare ad ottobre la quarta fase, in cui verrà vaccinato il resto della popolazione, sempre su base volontaria.
Occorre poi considerare che in questa fase non vengono vaccinati coloro che sono guariti dal Covid. Ma che dovranno farlo successivamente, se vogliono aumentare il tempo di immunità dal virus, come hanno più volte spiegato gli esperti.
Inoltre, non si sa ancora per quanto lo stesso vaccino Pfizer garantisce l’immunità. Forse un anno o anche meno. Con il rischio, dunque, di dover ricominciare il secondo giro di vaccinazioni nel prossimo gennaio.
Tempi, questi, fissati dal Ministero sulla base delle previsione di consegne dei vaccini. Tempi che quindi le Regioni, responsabili della somministrazione sul territorio, non possono accelerare. Ma semmai ritardare ulteriormente, in caso di disorganizzazione o altri problemi.