E’ stata una vera e propria odissea quella vissuta da Lisa per rientrare da Milano, dove lavora, in Umbria, dove risiede. Dopo settimane di attesa, la giovane – residente in Valnerina – ha fatto rientro nella sua regione, in treno. Il tutto seguendo le normative relative al Coronavirus (autocertificazioni, contatti con la Usl per segnalare il rientro nel comune di residenza etc.).
Non pensava però di vivere un vero e proprio viaggio della speranza, tra treni in ritardo e cancellati, corse sostitutive con autobus ed alla fine la necessità di farsi venire a prendere in auto al confine tra Toscana e Umbria.
La coincidenza persa per i ritardi
A raccontare l’avventura vissuta domenica è la stessa Lisa, che critica i servizi di Trenitalia. “Il treno è partito da Milano alle 16,20 con 20 minuti di ritardo, dopo essere stati tutti controllati in base ad autocertificazioni e documenti. Nessuno però ci ha misurato la temperatura”.
“Ho subito avvisato il capotreno – spiega – che avevo una coincidenza da prendere a Firenze. Mi ha rassicurato: ‘Non si preoccupi signora, li allertiamo e li facciamo aspettare’”. Durante il tragitto, prima di arrivare nel capoluogo toscano, il treno si ferma per un quarto d’ora. Poi l’arrivo a Firenze: ovviamente il treno che deve prendere Lisa è già partito e la coincidenza è persa.
Nessuna informazione certa
“Mi viene suggerito di prendere un treno regionale, ma in lontananza sento una voce registrata che dice che quello ha soppresso tre fermate, tra cui la mia”. Sicuramente a peggiorare la situazione è stato l’incidente ferroviario avvenuto proprio domenica pomeriggio nella zona del Trasimeno, quando un treno merci ha preso fuoco, causando ripercussioni lungo la linea.
“Corro dal capotreno, non sa nulla. Corro dal macchinista, non sa nulla. Vado dalla polizia ferroviaria, non sanno nulla. – prosegue la giovane umbra – Mi fanno salire comunque sul regionale: ‘non si preoccupi signora’. Dopo 10 minuti però mi dicono: ‘signora, aveva ragione… deve cambiare treno ma non sappiamo come farla arrivare a Perugia’”.
All’odissea si aggiunge un’anziana
Così Lisa viene fatta scendere ad Arezzo, dove ci sarebbe stato un pullman pronto ad aspettarla. Lei, però, non è la sola ad avere questi problemi. C’è anche un’anziana nella stessa situazione, diretta a Foligno, e che è in preda all’ansia. Dal personale ferroviario viene chiesto gentilmente a Lisa di badare alla nonnina. Così, aiutandola con la valigia, le due donne arrivano alla piazza di Arezzo dove dovrebbe esserci il pullman, che però non c’è. A quel punto la giovane chiama Trenitalia, che però non sa nulla. Fino a quando spunta finalmente l’autista. Così le due donne partono a bordo di un pulmino, dirette a Terontola.
Ma l’odissea non finisce: non c’è modo di tornare a casa. E così a Lisa non rimane altro che farsi venire a prendere con l’auto da un suo familiare. Soltanto nella notte riesce a tornare a casa. L’anziana, invece, rimane alla stazione ad aspettare un nuovo treno, atteso per le 22, che non si sa se poi è passato oppure no.
“Con tutti i mezzi che ci hanno fatto cambiare – è l’amaro sfogo della donna – se dovessi risultare positiva al Coronavirus sarebbe completamente impossibile fare un tracciamento”.