Al termine di una domenica di polemiche, dopo la pubblicazione del dossier in cui Ministero della Salute e Istituto superiore di sanità collocano l’Umbria tra le regioni a maggior rischio Coronavirus a causa dell’indice Rt calcolato nella settimana dal 4 al 10 maggio, lo stesso Iss aggiusta il tiro.
Gli esperti dell’Istituto superiore di sanità chiariscono infatti che in Umbria e Molise la situazione dei contagi è contenuta. E che comunque il monitoraggio dal quale da lunedì, con la riapertura di molte attività, potrebbero arrivare misure restrittive per alcune zone, terrà conto anche di altri parametri.
La governatrice dell’Umbria, Donatella Tesei, aveva scritto al Ministero chiedendo la revisione dei parametri del monitoraggio perché quelli utilizzati per il dossier pubblicato sabato sera finiscono per penalizzare le regioni dove i casi di contagio sono stati sempre molto contenuti.
L’Istituto superiore di sanità ha confermato che l’indice Rt non sarà il solo utilizzato per il monitoraggio quotidiano del Ministero della Salute. Il presidente Giuseppe Conte aveva parlato di un monitoraggio molto sofisticato.
La nota dell’Istituto superiore di sanità
In una nota, dunque, l’Istituto Superiore di Sanità precisa:
“Relativamente ai valori di Rt in regioni come Umbria e Molise, che restano aree del Paese a bassa incidenza di infezioni da Covid-19, anche piccole oscillazioni nei numeri, dovute verosimilmente ad un aumento dei tamponi eseguiti, possono comportare variazioni in singoli parametri particolarmente sensibili quali appunto l’Rt. Tali variazioni possono, paradossalmente, essere la conseguenza di un miglioramento della copertura dei sistemi di sorveglianza e pertanto segnalano la capacità dei Sistemi Sanitari Regionali di intercettare i casi e di adottare le misure adeguate per limitare la trasmissione del contagio.In particolare, quando il numero di casi è molto piccolo, alcune regioni possono andare temporaneamente sopra soglia (Rt maggiore di 1) a causa di piccoli focolai locali che finiscono per incidere sul totale regionale, senza che questo rappresenti un elemento preoccupante. In questo senso vanno lette le informazioni ed eventuali situazioni analoghe che potrebbero verificarsi nelle prossime settimane in altri contesti regionali. Pertanto, il movimento di un singolo indicatore è un segnale che va interpretato con cautela in regioni comunque caratterizzate da un basso numero complessivo di casi. I dati riportati, perciò, non possono e non debbono essere interpretati come una pagella e soprattutto vanno letti nel loro insieme come una fotografia della situazione e della capacità di risposta. Il modello di monitoraggio e valutazione del rischio COVID-19 in Fase 2 si basa su una serie di indicatori in grado di rilevare con elevata sensibilità modificazioni sia pur piccole negli andamenti epidemiologici nonché il livello di resilienza dei sistemi sanitari delle diverse regioni italiane. Si tratta di uno strumento importante, in quanto è necessario garantire la sicurezza dei cittadini in questa necessaria fase di rilancio delle attività economiche del Paese”.
(aggiornato alle ore 9 del 18 maggio)