Approvato a maggioranza il Piano del Commercio del Comune di Città di Castello. “Sì” di Pd, Psi, La Sinistra e Gruppo Misto, astenuti Tiferno Insieme e Lega, contrario Castello Cambia. E’ il primo grande Comune dell’Umbria a dotarsi di questo strumento e a ricorrere alla definizione di “area critica”.
Nel presentare il documento all’assise tifernate, l’assessore al Turismo e Commercio Riccardo Carletti ha richiamato la legge regionale e il regolamento da cui il Piano discende “come atto di programmazione per medie e grandi strutture commerciali che introduce strumenti nuovi, come ‘aree critiche’, ‘aree sature’ o l’onere aggiuntivo del 20% sulle opere di urbanizzazione da destinare al centro storico. Completa il quadro della pianificazione in corso, intersecandosi con il Pums, il Piano della mobilità urbana sostenibile, il Piano regolatore operativo e il Piano del traffico urbano”.
Contemporaneamente al Piano il Consiglio ha anche approvato una variante al piano regolatore operativo, ormai alle battute finali in commissione: “Il Prg assume le decisioni del Piano del Commercio, in particolare si fa carico delle strutture di grandi dimensioni – ha aggiunto Rossella Cestini, assessore all’Urbanistica – Contabilizzeremo i metri quadrati di commercio della zona critica, la zona industriale Nord, per la valutazione del passaggio ad area satura”.
Ad illustrare le principali misure del Piano, sostenuto da un poderoso dossier su cifre e processi socio economici del territorio, è stato il consulente esterno Andrea Kaczmarek: “I Comuni attualmente hanno poteri solo oltre 250 mq di superficie di vendita. La rete distributiva di Città di Castello risulta composta da 757 esercizi commerciali al dettaglio, 575 del settore prevalente non alimentare. La superficie totale di vendita risulta di 93.637 metri quadrati e quella media di 123.7 mq. Dei 93.637 metri di superficie, 26.705 (pari al 28.5 % del totale) sono da attribuire agli esercizi di settore prevalente alimentare, il restante (71.5%) al non alimentare.
I dati che maggiormente vengono alla luce sono la contrazione, specie in termini di superfici, nella città antica, la grande espansione della zona industriale e la crescita anche nella zona di Trestina, limitata tuttavia al settore alimentare. Il centro storico ha subito una perdita di esercizi commerciali e relative superfici mentre si è sviluppata fortemente la zona industriale, per la nascita della grande struttura e in termini di piccoli e medi esercizi commerciali. Il saldo a livello comunale è di 18 esercizi in meno e la nascita di 11 strutture di tipologia superiore
In questo contesto i processi da monitorare sono “l’andamento commerciale della città antica, prevedendo incentivi alla permanenza o all’insediamento delle attività; la zona industriale, in cui la tendenza all’espansione è veramente forte, potrebbe rilevarsi dannosa per l’armonico sviluppo dell’intero Comune”. Per questo nel Piano essa viene definita come “area critica” ma “l’intera zona industriale di Riosecco mostra parametri che autorizzano a ipotizzare anche un’area satura: nonostante ciò tale ambito territoriale ammette ancora un limitato sviluppo (solo se superato quest’ultimo la stessa potrà essere considerata satura). Si limiterà l’eccessivo sviluppo del commercio al dettaglio attraverso le destinazioni d’uso e introdurremo una contabilizzazione delle superfici di vendita, allineando a queste indicazioni anche il prg e premiando il recupero”.
Vincenti (Tiferno Insieme): “Le attività chiuse nel centro storico sono pari o quasi a quelle aperte alla zona industriale. Estendiamo la premialità del recupero con misure particolari per il centro storico”. Morani (Psi): “Maggiori poteri ai Comuni non avrebbero permesso l’attuale regime di traffico e commercio alla zona industriale. Valorizziamo centro storico con attività di maggior qualità”. Pescari (Pd): “Più che un Piano del commercio è un regolamento per medio grandi strutture. La concorrenza tra centro storico e medie grandi strutture non è il prodotto ma il luogo”. Castellari (Lega): “Propongo di rivitalizzare e implementare le attività del centro storico perché sono funzionali al turismo. Riguardo la zona industriale: sui 4mila metri quadri circa ancora disponibili (dei 25mila della zona definita critica), dobbiamo vigilare soprattutto sulle destinazioni d’uso perché non si convertano superfici superiori”.
Bucci (Castello Cambia): “Dello spostamento del baricentro commerciale, che potrebbe proseguire indisturbato, ne risente anche in termini turistici il centro storico, che è meno attrattivo con una rete commerciale esigua o parziale”. Lignani Marchesani (Fd’I): “In realtà la concentrazione commerciale è nella prima parte di viale Morandi, la seconda è costellata di capannoni chiusi. Di fatto il Piano prende atto e archivia. Oggi votiamo una fotografia mentre i commercianti del centro storico fanno la guerra tra poveri sulla dislocazione dei banchi delle fiere”. Zucchini (Gruppo Misto): “Il piano non dà risposte o strumenti immediati. Se la popolazione dentro le mura è meno del 10% e quella della cinta urbana il 32, dobbiamo favorire un recupero dei residenti. Il mondo della distribuzione è cambiato e gli esercizi di prossimità sono sempre meno perché cambia la domanda dei consumatori. Il centro storico deve diventare un centro commerciale diffuso con residenti e qualità della distribuzione.”
Il sindaco Luciano Bacchetta: “Il commercio è cambiato, basti pensare all’online, e non si può demonizzare il mercato. Città di Castello non ha una vocazione commerciale di lunga durata. La trasformazione della zona industriale dipende dal sottodimensionamento della rete commerciale, oltre che dalla liberalizzazione. La programmazione non deve essere sottovalutata perché ci saranno altre richieste e non possiamo ignorarlo. Nel centro storico ci sono tipologie in crisi e in crescita come esercizi pubblici, bar e ristoranti, in linea con il modo in cui si vivono i centri storici. Dobbiamo puntare sulla qualità e governare i processi che si muovono in autonomia. E’ imminente l’apertura di altre attività in centro e, nel 2020, delle Terme di Fontecchio. Il Piano di consentirà di lavorare sul futuro con un’azione di indirizzo”.