Guerra sull'etichetta dei jeans, la replica dell'imprenditore di Solomeo dopo la causa intentata da Levi Strauss & Co.
Brunello Cucinelli, attraverso il giornale specializzato di moda WWD (Women’s Wear Daily), ha parlato della citazione in giudizio da parte di Levi Strauss & Co., che nell’istanza presentata alla Corte Federale americana lamenta un “danno incalcolabile e irreparabile”, a causa della targhetta rettangolare sopra il taschino apposta anche sui jeans della casa di moda di Solomeo. Una targhetta di cui, per forma e posizione, il colosso americano proprietario del marchio Levi’s rivendica la titolarità in base a un brevetto del 1938.
L’imprenditore di Solomeo afferma che la sua azienda “ha sempre valorizzato l’originalità delle sue creazioni e l’integrità delle pratiche aziendali”. Spiega che gli elementi oggetto della contestazione sono presenti “su un numero molto limitato” di capi (in alcune collezioni da donna) e che rappresentano “un ornamento unico, progettato esclusivamente per scopi estetici”. Insomma, una decorazione e non una vera targhetta.
Il rettangolino della discordia, infatti, sui jeans Levi’s è rosso e riporta il marchio, mentre su quelli Cucinelli è di colore marrone, senza alcuna scritta.
Replicando però alla Levi Strauss, che accusa appunto Cucinelli di aver utilizzato una etichetta “quasi identica”, che quelle dei capi della casa di Solomeo si distinguono “per lunghezza, forma e posizione diverse sui vari capi su cui sono stati apposte e non incorporano mai il logo o il nostro brand”.
Cucinelli parla poi del valore iconico dei jeans Levi’s, ricordando che anche lui è cresciuto con quel mito che incarna “l’idea del sogno americano”, attraverso un gusto “unico ed inimitabile”. “Prima di realizzare il nostro total look – racconta lo stilista – utilizzavamo i Levi’s a completamento degli outfit, a riconferma della grande ammirazione che ho sempre avuto per questo brand iconico ed intramontabile”.
Un riconoscimento all’avversario. Ma anche un modo di confutare le contestazioni della Levi Strauss & Co., che basa la sua citazione sul fatto che i clienti, “ingannati” da quell’etichetta rettangolare “quasi identica”, possano scegliere il jeans made in Italy al posto di quello a stelle e strisce.
Cucinelli spiega poi perché ha respinto la richiesta della Levi Strauss & Co. di togliere dal mercato i jeans con quel fregio sul taschino: “Pur prendendo atto delle preoccupazioni sollevate, crediamo che non vi sia alcun rischio di confusione per nessun cliente nel mondo. La decorazione che usiamo si presenta come diversa per design e scopo e appare evidente che non si tratta di un marchio, ma di un abbellimento ornamentale”.