CELEBRATA LA FESTA DEL PATRONO, OLTRE DUEMILA PERSONE IN DUOMO PER ONORARE SAN FELICIANO (foto) - Tuttoggi.info

CELEBRATA LA FESTA DEL PATRONO, OLTRE DUEMILA PERSONE IN DUOMO PER ONORARE SAN FELICIANO (foto)

Redazione

CELEBRATA LA FESTA DEL PATRONO, OLTRE DUEMILA PERSONE IN DUOMO PER ONORARE SAN FELICIANO (foto)

Sab, 24/01/2009 - 17:02

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Oltre duemila persone, stamattina alle 11, hanno invaso la cattedrale di Foligno, per il solenne pontificale in onore del patrono San Feliciano. Alla celebrazione eucaristica – presieduta dal vescovo monsignor Gualtiero Sigismondi – ha partecipato tutto il clero diocesano, oltre all'arcivescovo di Siena-Colle-Val d'Elsa-Montalcino monsignor Antonio Buoncristiani, folignate d'origine. Presenti anche numerose autorità civili e militari del territorio, tra cui una folta delegazione dell'Ente Giostra Quintana di Foligno, che ha offerto al Santo Patrono un cero devozionale. Con grande attenzione i fedeli presenti hanno seguito l'omelia del vescovo Gualtiero Sigismondi. Un intervento molto intenso sia dal punto di vista spirituale che sociale. Dopo aver invitato la comunità cristiana ad una maggiore condivisione nel servizio pastorale, il presule ha infatti invocato più sobrietà. Di fronte alla crisi economica, morale e materiale che stiamo vivendo, il vescovo di Foligno ha chiesto alla società locale di riscoprire i valori della solidarietà e della sobrietà, parlando in particolare di sobrietà umana, cristiana, ecclesiale, pastorale, sociale, politica e culturale. “Soltanto con stili di vita ispirati alla sobrietà e alla solidarietà – ha sottolineato monsignor Sigismondi – è possibile costruire una società più giusta e un futuro migliore per tutti”. Il vescovo inoltre ha chiesto a San Feliciano di sostenere e orientare l'impegno in favore della sobrietà, che deve essere “una nota di stile caratteristica e visibile in tutti”, una “missionarietà fiduciosa, intraprendente e creativa ci veda sempre più coinvolti in una concreta unità di intenti”. “Il cemento della concordia – ha sottolineato il vescovo – è il contributo di speranza più efficace che siamo chiamati a portare, per rendere una viva testimonianza evangelica e una solerte azione di promozione umana”

Ed ecco, di seguito, il testo integrale dell'omelia del vescovo Sigismondi:Solennità di san Feliciano, 2009

Con una testimonianza così solenne e splendida, “come fusse giorno di Pasqua” – così annota Ludovico Jacobilli in una sua cronaca minuziosa e appassionata (1626) -, la città e la diocesi di Foligno venerano il patrono san Feliciano: il vescovo che ha annunciato il Vangelo nella nostra terra, confermando col sangue l'annuncio della fede. Feliciano risplende ai nostri occhi come “pietra viva e preziosa, scolpita dallo Spirito con la croce e il martirio per la città dei santi”. Tenendo fisso lo sguardo su Gesù, “causa e modello di ogni martirio”, egli ha abbracciato la morte a testimonianza della fede, ha seguito le orme di Cristo sul cammino della croce, ha lavato le vesti rendendole candide nel sangue dell'Agnello.”Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunci” (Is 52,7): questo grido di gioia, che abbiamo appena ascoltato, con cui il profeta Isaia ravviva la speranza del popolo d'Israele esule a Babilonia, suscita profonda meraviglia. Come mai il profeta fissa l'attenzione sulla bellezza dei piedi del messaggero di lieti annunci? Che cosa hanno di bello questi piedi che si arrampicano sui monti per portare a Sion l'annuncio del ritorno del Signore? L'ammirazione di Isaia per i piedi del messaggero di lieti annunci troverà pieno compimento nella venerazione con la quale Gesù, alla vigilia della sua Pasqua, si china sui piedi degli apostoli per lavarli (cf. Gv 13,5). Al gesto della lavanda dei piedi il Maestro affida il compito di introdurre la consegna del comandamento nuovo e di tradurre alla lettera l'insegnamento impartito ai discepoli subito dopo il suo solenne ingresso a Gerusalemme: “Se uno mi vuol servire, mi segua” (Gv 12,26). Nel brano evangelico appena proclamato Gesù non dice: “Se uno mi vuol seguire, mi serva”; egli afferma il contrario: “Se uno mi vuol servire, mi segua”, lasciando intendere che la sequela è il servizio più grande che siamo chiamati a rendergli. L'accento non cade sul verbo servire, ma sul verbo seguire, non solo perché il Signore chiama i suoi discepoli amici e non servi (cf. Gv 15,15), ma anche e soprattutto perché la sequela è la condizione necessaria del servizio. Seguire il Signore non significa soltanto andargli dietro, ma vuol dire coinvolgersi fino alla condivisione della sua morte: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo” (Gv 12,24); “Chi ama la propria vita, la perde” (Gv 12,25). La Chiesa ha trovato sempre nei martiri un seme di vita nuova: “Sanguis martyrum, semen christianorum”. Questa celebre legge, enunciata da Tertulliano, si è dimostrata sempre vera alla prova della storia e, per noi, si è attuata grazie alla testimonianza di san Feliciano. La fecondità del servizio pastorale che egli ha esercitato nella nostra terra, sapendo vivere il Vangelo in una situazione di ostilità e di persecuzione, è legata alla sequela del Signore che egli ha compiuto con gioiosa agilità, fino a dare la prova suprema della fede, l'effusione del sangue, che ha tenuto a battesimo la nostra Chiesa particolare, scrivendo la prima pagina della sua storia.”La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori” (2Cor 3,2). La liturgia, facendoci ascoltare queste parole confidenziali dell'apostolo Paolo rivolte alla comunità cristiana di Corinto, mentre intende ricordarci che noi siamo una “lettera di Cristo” – composta da san Feliciano -, “scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole di cuori umani” (2Cor 3,3), ci invita a guardare al nostro Patrono riconoscendo in lui un autentico amico e un vero modello di vita. Solitamente quando ci avviciniamo ai santi scorgiamo in loro i nostri intercessori; è importante, però, non trascurare che essi, quali membri eletti della Chiesa, sono modelli di vita. San Feliciano risplende ai nostri occhi come amico fedele che, a prezzo del suo sangue, ha aperto la via al Vangelo in tutta l'Umbria.La forza della sua fede, che ha trovato testimonianza nel martirio, sostenga ed orienti il nostro cammino in un'ora della storia segnata da una crescente crisi economica, che è connessa a quella strutturale; una crisi che chiede a tutti di riscoprire la sobrietà e la solidarietà, quali valori evangelici e al tempo stesso universali. Soltanto con stili di vita ispirati alla sobrietà e alla solidarietà è possibile costruire una società più giusta e un futuro migliore per tutti. La sobrietà, che i maestri di spirito identificano con la temperanza, è una virtù poco conosciuta e praticata, la quale ha come fondamento la ricerca della giustizia e come compimento la pratica della solidarietà. Articolata e complessa è, per così dire, la declinazione della sobrietà:- c'è una sobrietà umana che è ricerca dell'esenziale, di uno stile di vita fatto di nobile semplicità; – c'è una sobrietà cristiana che è abbandono alla fedeltà di Dio, non pretesa di servire due padroni;- c'è una sobrietà ecclesiale che è ricerca della santità, misura alta dell'armonia della concordia; – c'è una sobrietà pastorale che è passione missionaria, non serie di iniziative prive d'iniziativa;- c'è una sobrietà sociale che è ricerca dell'equilibrio tra difesa dei diritti e rispetto dei doveri;- c'è una sobrietà politica che è promozione del bene comune, non tutela di interessi di parte;- c'è una sobrietà culturale che è ricerca dell'armonia tra ragione e fede, tra scienza ed etica.San Feliciano sostenga ed orienti il nostro impegno in favore della sobrietà, che deve essere una nota di stile caratteristica e visibile in tutti; questa “missionarietà” fiduciosa, intraprendente e creativa ci veda sempre più coinvolti in una concreta unità di intenti. Il “cemento della concordia” è il contributo di speranza più efficace che siamo chiamati a portare per rendere una viva testimonianza evangelica e una solerte azione di promozione umana. Il nostro amatissimo Patrono, con il suo esempio, ci ha additato e quasi spianato la strada del futuro che dobbiamo esplorare con entusiasmo sincero. “Tu Feliciano – così recita la preghiera composta papa Leone XIII – stella del firmamento umbro, risplendi amicalmente sulla nostra terrà. Corrobora i nostri cuori con la fede incontaminata e forte dei nostri padri: che nessuna arroganza e nessuna insidia dei nostri tempi folli possa mai distruggerla”.

La festa di San Feliciano – patrono di Foligno, dove nel 251 morì per la sua opera di evangelizzazione – prosegue oggi pomeriggio alle 15.30 con la consueta processione per le vie del centro cittadino. A presiederla un folignate illustre: monsignor Giuseppe Betori, neo arcivescovo di Firenze che sarà in città per l'occasione. I festeggiamenti diocesani in onore del Santo Patrono si concludono domani 25 gennaio, alle 15.30 in Cattedrale, con l'assegnazione del “Premio della bontà”, offerto dalla Diocesi di Foligno a chi durante dell'anno appena trascorso, si è particolarmente distinto al livello umano o sociale.


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