Nel disegno 8P, “Paesaggio con fiume”, di Leonardo da Vinci ci sono sia la Toscana che l’Umbria. Questo perché quella tavola datata 1473 sarebbe stata modificata 30 anni dopo, quando il genio italiano visitò Terni e la Cascata delle Marmore. È quanto ha sancito l’Opificio delle Pietre dure di Firenze, che con la sua analisi scientifica ha avallato un’ipotesi che era stata avanzata dal Centro Studi Leonardo Valtiberina, guidato da Pino Benedetti.
A riconoscere per primo la presenza della Cascata delle Marmore nel disegno di Leonardo da Vinci è stato lo storico dell’arte, ternano d’adozione, Luca Tomio, un paio di anni fa. Che ha aperto un dibattito sulla datazione della presenza di Leonardo nel sud dell’Umbria e che, insieme al giornalista Marco Torricelli, ha scritto due libri sul tema.
Qui tutti gli articoli sulla scoperta di Luca Tomio e la Cascata di Leonardo
Ora un ulteriore tassello per chiarire il mistero che aleggia intorno al disegno “Paesaggio con fiume” arriva dopo una intuizione di un altro storico, il dottor Pino Benedetti del Centro Studi Leonardo in Valtiberina. Questi aveva infatti individuato nella tavola leonardesca caratteristiche grafiche e stilistiche incoerenti, supponendo un intervento successivo di Leonardo sul suo disegno del 1473, tendente ad adattarlo ad una veloce memoria della cascata delle Marmore in occasione di un suo rapido sopralluogo intorno al 1503. E’ del tutto probabile infatti che Leonardo abbia raggiunto Roma nei primi mesi del 1503 al seguito di Cesare Borgia, (manoscritto L f. 94.v) e che si fosse fermato ad ammirare lo spettacolo della cascata e trarne spunto per immortalarla, usando e modificando un suo vecchissimo disegno
Il 27 giugno 2018, quindi, il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi di Firenze ha provveduto, su richiesta documentata del dottor Benedetti, ad effettuare un sopralluogo diretto sul disegno per riscontrare l’ipotesi della doppia stesura. In seguito all’accurata analisi degli Uffizi, che ha confermato la validità dell’ipotesi del dottor Benedetti, si è resa necessaria un’indagine scientifica tendente a confermare i due tipi d’inchiostro, i diversi tipi di penne e la diversa composizione. Il disegno è stato dunque temporaneamente trasferito all’Opificio delle Pietre Dure per una analisi scientifica con le tecnologie più avanzate, che ha confermato in pieno le due differenti stesure. Validando così l’ipotesi del dottor Benedetti, grande studioso di Leonardo, e del suo Centro Studi Leonardo in Valtiberina cui si deve anche l’inedito riconoscimento dei lavori di idraulica di Leonardo in Alto Tevere nel 1502-1503 al tempo di Cesare Borgia e Vitellozzo Vitelli.
L’indagine ha infatti rivelato già due differenti stesure evidenziando un’area e alcuni dettagli che sono stati aggiunti in un secondo tempo alla prima versione dell’opera. “Al momento – precisa Cecilia Frosinini, funzionario dell’Opificio delle pietre dure – è stato evidenziato l’utilizzo di due materiali diversi nei tratti del disegno. Un inchiostro ferrogallico nero e un materiale carbonioso liquido, forse applicato con un pennello molto sottile, in particolare per costruire la formazione rocciosa centrale. Siamo riusciti ad evidenziare alcuni particolari e leggerli attraverso immagini ad altissima risoluzione, in luce diffusa e in infrarosso, individuando le due diverse fasi. È probabile che Leonardo sia ritornato sul disegno in un secondo momento, magari proprio dopo i suoi studi sulla geologia e sulle rocce”.
Il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt afferma: “Dei differenti inchiostri già si sapeva, ma la grande novità in questo caso è l’identificazione di due fasi nettamente distinte in cui Leonardo lavora al disegno 8P. Questo offre nuove certezze agli studi storico-artistici e aiuta a farci comprendere questa opera misteriosa. Infatti, molto spesso il paesaggio viene interpretato come un’immagine geografica precisa, quasi che esso sia una specie di ‘fotografia’ di questa o di quella valle, di queste o di quelle montagne. Oggi si è invece scoperto un processo di realizzazione del disegno in due momenti successivi: questo sposta la bilancia verso le interpretazioni che ne sottolineano l’aspetto immaginativo e il carattere di speculazione intellettuale da parte dell’artista”.
Un evento, quello del riconoscimento scientifico della doppia stesura, che mette finalmente d’accordo Umbria e Toscana e nobilita il cinquecentenario del grande artista aprendo una nuova pagina della storia dell’arte.