Campo volo Cipolleto, contenzioso chiuso dopo quasi 20 anni "Comune ha agito a norma di legge" - Tuttoggi.info

Campo volo Cipolleto, contenzioso chiuso dopo quasi 20 anni “Comune ha agito a norma di legge”

Davide Baccarini

Campo volo Cipolleto, contenzioso chiuso dopo quasi 20 anni “Comune ha agito a norma di legge”

Lun, 19/02/2024 - 13:08

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In Consiglio spiegati i motivi della chiusura e ricostruita la vicenda da anni protrattasi in sede giudiziaria, Cecchetti “Sentenza del 6 novembre 2023 della Corte d’Appello di Perugia ha messo punto definitivo”

Nell’ultimo Consiglio comunale l’assessora al Patrimonio Rita Cecchetti – interrogata da Angelo Baldinelli (Ap) – ha fatto chiarezza sulla questione del campo volo di Cipolleto, gestito fino ad alcuni mesi fa dall’associazione ‘Ali Gubbio’ tramite affitto, in un’area di proprietà del Comune e della Curia diocesana, e ormai chiuso da tempo.

Si tratta di una vicenda protrattasi per anni anche in sede giudiziaria, sulla quale però, come precisa l’assessore “la sentenza del 6 Novembre 2023 della Corte d’Appello di Perugia ha messo un punto definitivo”.

La vicenda e i capannoni abusivi

La disponibilità del terreno in questione era stata acquisita da Ali Gubbio (più precisamente dal suo comitato promotore) nel 1993 mediante comodato d’uso e poi tramite contratto di locazione. Negli anni – come segnalato dai residenti di Cipolleto – sono stati costruiti sullo stesso terreno una serie di fabbricati e capannoni abusivi. “E’ la stessa sentenza della Corte d’Appello – ha riferito Cecchetti – a confermare che non è vero, come sostenuto dall’associazione, che tali impianti fossero preesistenti alla stipula del contratto, e a provarlo ci sono sia foto aree fatte negli anni e le segnalazioni degli abitanti della zona“.

“D’altronde – si legge testualmente – il confronto tra le foto aeree del 2000 e del 2005 non lascia spazio a dubbi interpretativi: nel 2000 l’unica costruzione esistente consisteva in un capannone dalla struttura precaria, mentre nel sopralluogo effettuato dal Comune nel 2007 è stata accertata la presenza dei seguenti manufatti abusivi: un capannone in pannelli a onduline e ferro su platea di cemento; 4 hangar in lamiera con copertura semicircolare; una torretta di controllo; un prefabbricato con forno e tettoia; una strada di accesso e zona parcheggio asfaltate”.

Nel 2007 la prima ordinanza di demolizione, nel 2021 la seconda

A seguito dunque della segnalazione arrivata dai residenti, il Comune ha emesso nel 2007 una prima ordinanza di demolizione delle opere abusive, impugnata da Ali Gubbio con un ricorso al Tar estintosi nel 2018 con conseguente consolidamento dell’atto sanzionatorio. Nel dare esecuzione all’ordinanza del 2007 il Comune ha constatato che non solo quelle opere non erano state abbattute, ma addirittura ne erano state edificate di nuove. L’Ente eugubino, nel 2021, ha così emesso per queste una seconda ordinanza di demolizione, anch’essa stata impugnata da Ali Gubbio con un nuovo ricorso al Tar, respinto nel 2022 e a cui Ali Gubbio non ha proposto alcun appello al Consiglio di Stato.

Riguardo al contratto di affitto, è stato disdetto dal Comune di Gubbio a giugno 2021. Ali Gubbio ha a quel punto intentato tutta una serie di cause sostenendo che il contratto non poteva essere disdetto perché rinnovato fino al 16/02/2028, ma Tar, Tribunale Civile e la Corte d’Appello hanno univocamente dato torto all’associazione, che nel frattempo si è “scissa” a causa di discussioni interne.

La sentenza

In definitiva, come recita letteralmente la sentenza della Corte d’Appello del 6 Novembre 2023, “non c’è stato da parte del Comune di Gubbio nessun inadempimento né comportamento illegittimo, tanto è vero che non solo l’appello proposto da Ali Gubbio è stato rigettato, ma la stessa associazione è stata condannata al pagamento delle spese processuali per un importo pari a 12.800 euro”. “L’Ente – ha aggiunto Cecchetti – si è dunque sempre comportato a norma di legge, senza commettere errori, inadempienze né inesattezze di nessun tipo, e nulla più di una sentenza della Corte d’Appello può certificarlo”.

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