L’area del Trasimeno ha le potenzialità per diventare un punto di riferimento per turismo sostenibile e agricoltura di qualità di cui le produzioni biologiche sono l’emblema. Olio, vino e la fagiolina, presidio slow food, sono i biglietti da visita di un comprensorio che, al pari dell’intera regione, deve conquistare prima di tutto la consapevolezza delle proprie ricchezze. È il filo conduttore della tavola rotonda “Biologico e Trasimeno: binomio vincente per un’economia sostenibile” organizzata dalla Cia dell’Umbria nell’ambito della seconda giornata di Biofest-Coloriamo i cieli in corso fino a domenica a Castiglione del Lago. “Biofest ha svolto appieno la funzione per il quale è stato pensato – spiega l’assessore provinciale all’Agricoltura, Ambiente e Turismo della Provincia di Perugia – valorizzare le produzioni biologiche affiancando ogni tappa ad importanti eventi caratteristici delle sei città scelte. Abbiamo tenuto insieme aspetti turistici, economici e culturali assecondando la crescita del biologico, unico comparto che vede i consumi in crescita. Qualità ambientale, turismo rurale, biologico ed enogastronomia sono potenzialità sulle quali l’Umbria può e deve puntare per attrarre turisti. E i primi dati 2011 danno segnali importanti con una crescita sensibile in tutta la provincia”. Per Walter Trivellizzi, della Cia dell’Umbria, Biofest dovrebbe fare da apripista per altre edizioni dell’iniziativa che è riuscita a valorizzare il biologico anche dal punto di vista turistico”.
Il Trasimeno è una delle aree chiave per il turismo e l’agricoltura regionale e per questo l’assessore regionale alle Politiche agricole ha chiesto che “la sua valorizzazione passi attraverso un percorso condiviso da operatori, amministratori locali e Regione per decidere anche le priorità a livello infrastrutturale e logistico”. “Il merito di Biofest – ha aggiunto l’assessore – è aver fatto diventare il tema ricorrente aggiungendo un motivo di attrazione in più. Il biologico, più che un settore, è una metodologia che per essere apprezzata deve essere prima di tutto conosciuta: la legge regionale sui Gruppi di offerta organizzata (Gdo) siamo convinti possa dare una mano a chi acquista e vende prodotti biologici. Ma opereremo perché l’Umbria mantenga iniziative per sostenere l’agricoltura di qualità, biologica e non, sostenere i produttori e informare prima di tutto i nostri cittadini affinché siano più consapevoli di cosa si fa in Umbria”.
La valorizzazione dei prodotti locali è il primo baluardo contro le speculazioni della distribuzione e le infiltrazioni di interessi illeciti nel settore che garantisce circa 50mila miliardi l’anno alla malavita. “Intorno al cibo ed all’agricoltura esistono interessi grandissimi – evidenzia Sonia Chellini, presidente Slow food Umbria – per questo la scelta diventa la chiave di tutto: una comunità locale consapevole crea piccole economie locali funzionali alla regione e la mette al riparo da certi circuiti oscuri”. Durante la tavola rotonda, Pier Giorgio Oliveti, direttore Cittàslow International, ha ribadito l’importanza della combinazione “buono-pulito-giusto”, bandiera dei presidi slowfood, proponendo a Regione, enti locali, organizzazioni di categoria e sindacati, di “pensare una campagna di comunicazione comune per far capire qual è il vantaggio del biologico. Sulla scorta di quanto fatto in Regno Unito e Danimarca dove agenzie qualificate, ad esempio, hanno certificato la migliore qualità del latte biologico che contiene più vitamina E, più Betacarotene ed Omega3, garantendo standard organolettici superiori”.
Per la capacità di garantire biodiversità ed essere punto di riferimento per prodotti agricoli di qualità e per il turismo, il Trasimeno può diventare l’emblema di quei sani stili di vita che Biofest si propone di promuovere. “Il lago è una ricchezza sotto tanti aspetti – spiega Luciano Lauteri, direttore Slow Tourism – ma va tutelata da inquinamento, pressione antropica elevata e distruzione della biodiversità, le principali minacce. Il biologico è una chiave per preservare tale patrimonio, propedeutica all’idea di attrarre e integrare quel turismo sostenibile e rispettoso dei luoghi cui va incontro”. “Valorizzare la storia dell’area fatta di contadini e povertà – aggiunge Chellini – alimenta un turismo che non invade ma che rispetta e vuole scoprire ogni peculiarità di tale terra”.
Non a caso ad ospitare Biofest è una città slow food come Castiglione del Lago che ha accettato di abbinare tale iniziativa ad una consolidata manifestazione come Coloriamo i cieli. “Si arriva così ad una proposta del territorio a 360 gradi – spiega l’assessore comunale alla Cultura – con Biofest che fa salire la manifestazione un gradino più su: slowfood, biologico e qualità hanno una valenza culturale, etica ed economica. Per questo occorre legare sempre più proposte gastronomiche ai prodotti locali: ma servono formazione e cultura, fatta a scuola ma anche a livello di professioni e operatori”. Fare del Trasimeno un lago eco-compatibile, compendio per una proposta agricola e turistica completa. “Il Trasimeno deve stare dentro un processo che porti alla modernizzazione dell’agricoltura – aggiunge il sindaco di Castiglione del Lago – ma nel rispetto delle tradizioni e dando spazio anche al biologico: non a caso siamo impegnati in progetti, a partire dalla produzione di biogas, per assecondare il rinnovamento del settore”.
La seconda giornata di Biofest ha visto anche l’apertura degli stand della mostra mercato che fino a domenica proporrà il meglio delle produzioni biologiche alimentari e non food. Parallelamente, sempre nell’area dell’aeroporto Eleuteri, è attiva la mostra multimediale curata dalla Provincia di Perugia.
Per informazioni: www.biofest.it