Auto di lusso come Bmw, Mercedes, Audi e Volkswagen provenienti anche dalla Germania e commercializzate in Italia omettendo il versamento dell’Iva e delle imposte dirette. È quanto hanno scoperto i finanzieri della tenenza di Città di Castello, insieme ai militari del servizio antifrode delle dogane di Perugia. La complessa indagine ha portato a scoprire un’associazione a delinquere, che riusciva a fare ricavi non dichiarati all’Erario per oltre 6 milioni di euro. Sono nove le persone denunciate all’Autorità Giudiziaria per reati fiscali ed associativi.
Attraverso la frode escogitata, i responsabili dell’organizzazione hanno potuto mettere in vendita numerose auto a prezzi vantaggiosi, a discapito della libera concorrenza.
L’attività investigativa, dapprima incentratasi nei confronti di due ditte nell’Alta Valle del Tevere, ha portato alla luce il coinvolgimento nella frode anche di altri operatori del settore con sedi nelle provincie di Perugia, Pesaro-Urbino ed Arezzo.
Il complesso meccanismo di frode si realizzava falsificando i documenti presentati all’Agenzia delle Entrate in modo da far risultare, all’atto dell’immatricolazione, che l’Iva era stata già assolta nel paese comunitario di provenienza della vettura, utilizzando i benefici del cosiddetto “regime del margine”, previsto per le cessioni intracomunitarie di beni usati.
A tale scopo, avvalendosi di prestanomi residenti nelle Marche, erano state addirittura costituite due società in Germania, la cui funzione era quella di simulare acquisti intracomunitari e rendere più difficoltoso l’eventuale accertamento da parte delle competenti Autorità.
La complessità e l’ampiezza, anche territoriale, della frode, non hanno tuttavia fermato gli inquirenti: attraverso la cooperazione delle Autorità Doganali Tedesche ed il successivo incrocio con la documentazione acquisita dagli uffici della Motorizzazione Civile dei capoluoghi coinvolti si sono potuti ricostruire i vari passaggi e l’entità dell’evasione che ha riguardato la cessione di oltre 200 auto di lusso.