Aumentano i poveri in Umbria, l'effetto Covid nel Rapporto Caritas

Aumentano i poveri in Umbria, l’effetto Covid nel Rapporto Caritas

Sara Fratepietro

Aumentano i poveri in Umbria, l’effetto Covid nel Rapporto Caritas

Mer, 10/11/2021 - 19:45

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Ai centri di ascolto Caritas dell'Umbria sempre più italiani, i dati divisi per Diocesi. Preoccupazione per i dati economici della Regione

Aumentano i poveri in Umbria, soprattutto per le conseguenze del Covid-19. Moltissimi sono italiani, poche delle persone bisognose percepiscono il reddito di cittadinanza e la gran parte non hanno una casa di proprietà. È questo il quadro che emerge dal III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria 2020.

Un dossier presentato mercoledì mattina a Terni a due giorni dall’incontro che Papa Francesco avrà venerdì ad Assisi con 500 poveri in occasione della V Giornata mondiale dei poveri. Alla presentazione sono intervenuti monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto – Norcia, presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu) e delegato per il servizio della carità; monsignor Giuseppe Piemontese, amministratore apostolico della Diocesi di Terni – Narni – Amelia; il professor Marcello Rinaldi, delegato regionale della Caritas; Velia Sartoretti, volontaria Caritas che ha raccolto ed elaborati i dati; il professor Pierluigi Grasselli, economista.

In 3500 nei Centri di ascolto Caritas effetto Covid-19 sui nuovi poveri

Il rapporto sulle povertà in Umbria contiene i dati raccolti nei Centri di ascolto Caritas delle 8 Diocesi dell’Umbria (che in alcuni casi sono parziali o effettuati con un metodo di calcolo non omogeneo) e mostra una situazione sempre più preoccupante. Anche se rispetto alla media nazionale, l’Umbria si colloca al di sotto per quanto riguarda le famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà nel 2020 (8% contro il 10,1%). L’Umbria, però, si caratterizza da tempo per una elevata quota di famiglie in stato di povertà assoluta. Le prime stime relative al 2020, disponibili solo a livello di macroarea, fanno emergere una marcata intensificazione di tale fenomeno a seguito della crisi da Covid-19.

In totale i richiedenti aiuto ai Centri di ascolto Caritas nel 2020 sono stati 3.516, di cui 1.868 donne e 1648 uomini. Gli stranieri aiutati sono stati 1831 (914 africani, 523 da altri Paesi dell’Europa, 275 provengono dall’America e 119 dall’Asia). Il resto, dunque, italiani.

La pandemia ha aggravato la situazione, mostrando le carenze del sistema e inasprendo le disuguaglianze. Lo confermano i dati del Rapporto con 782 nuove persone richiedenti aiuto a causa dagli effetti del Covid 19, e con una forte presenza di italiani.

Tra i nuovi poveri anche lavoratori

Il rapporto mostra come stia cambiando la composizione dei poveri con la presenza di disoccupati (669), ma anche quella degli occupati (585), che dunque rappresentano “lavoratori poveri” quando un lavoro non adeguatamente retribuito può non preservare dalla povertà.

Informazioni di grande rilievo sono quelle riguardanti la qualità e la frequenza dei bisogni: su un totale di 7.830 richieste di aiuto, l’incidenza più elevata riguarda i bisogni strettamente collegati ad una condizione di povertà, quali i sussidi economici o altre tipologie di beni o servizi (35,9%), seguiti dalla richiesta di occupazione (29,1%), dai bisogni legati alla famiglia (8,7%), alla casa (8,2%), all’immigrazione (5,5%), alla salute (4,6%).  Tra i problemi, si propongono quelli legati al pagamento di un affitto, per 1.771 assistiti; oppure alla presenza di figli minori conviventi per 984 richiedenti che manifesta la rilevanza che può assumere il problema della povertà minorile.   

Solo in 343 percettori del reddito di cittadinanza

Per quanto riguarda l’identikit degli utenti ed il loro stato civile, 1436 sono coniugati, 751 celibi o nubili, 276 separati e 185 divorziati e 182 vedovi. La gran parte ha casa in affitto o in subaffitto (1.771). In 129 hanno casa di proprietà con mutuo estinto, 121 sono privi di abitazione, 115 hanno casa di proprietà con mutuo in essere, 95 sono ospiti da parenti o amici, 82 sono in un domicilio di fortuna o roulotte, 43 hanno casa in comodato, 34 sono ospiti di un centro di accoglienza, 14 hanno un alloggio legato al lavoro, 6 hanno casa di proprietà. Tra le persone che si sono rivolte alla Caritas, 343 sono percettori del reddito di cittadinanza mentre 51 ne sono in attesa.

Timori per lo sblocco dei licenziamenti

“Dopo quasi due anni di emergenza sanitaria, e con l’avvio di una massiccia campagna di vaccinazioni, ci troviamo di fronte ad una progressiva diminuzione dei casi di contagio, di ospedalizzazione e di decessi, – si legge nel rapporto Caritas – tuttavia in modo pressoché uniforme nella Regione, dobbiamo registrare una crescita significativa nelle richieste di aiuto da parte delle famiglie. I dati non lasciano appello: l’impatto della pandemia sulle comunità cristiane è pesante, forse i primi segni che stiamo entrando in un’emergenza sociale ed economica. Lo sblocco dei licenziamenti potrebbe costituire un ulteriore, significativo, elemento di criticità. 

In questo senso vanno letti con preoccupazione sia i dati economici della Regione: nel primo trimestre nell’export, unica regione del Centro col segno meno rispetto al 2020 (- 1,7%); sia quanto contenuto nel nuovo Rapporto nazionale sulle povertà di Caritas italiana, secondo il quale una persona su quattro è un “nuovo povero””.

La situazione nelle singole Diocesi dell’Umbria

Di seguito i dati principali relativi alle singole diocesi ed agli accessi ai Centri di ascolto, dove si registrano situazioni molto diverse l’una dall’altra. Ad esempio in tutte le Chiese umbre si registra una prevalenza di accesso di italiani, mentre nella Diocesi di Perugia sono di più gli africani.

Diocesi Assisi – Nocera – Gualdo: 211 beneficiari totali nel 2020 dei centri di ascolto, di cui 3 minorenni e 18 over 65 anni. Appena 21 erano percettori del reddito di cittadinanza (oltre a 2 in attesa). In 13 hanno dichiarato di essersi rivolti alla Caritas come conseguenza del Covid. Tra i beneficiari, 101 sono italiani, 29 africani, 23 di altri paesi europei, 3 americani. Tra le richieste, il 32,4% hanno riguardato la povertà, il 22,9% la casa, il 21,5% l’occupazione e l’8,2% le famiglie. Ma c’è da registrare anche un 6% collegato a dipendenze.

Diocesi Città di Castello: 219 beneficiari, di cui 1 minorenne e 15 over 65. I beneficiari in questo caso sono stati maggiormente stranieri: 79 africani, 34 italiani, 22 dal resto d’Europa, 1 asiatico e 6 americani. Per quanto riguarda i bisogni, il 46,9% erano relativi alla povertà, il 30,6% all’occupazione, il 5,6% alla famiglia ma il 4,6% ad handicap.

Diocesi di Foligno: 440 beneficiari, di cui 4 minorenni e 29 over 65. In 23 hanno dichiarato di essersi rivolti alla Caritas come conseguenza del Covid. Dei beneficiari, 97 sono italiani, 65 africani, 31 del resto dell’Europa, 6 asiatici e 3 americani. I bisogni hanno riguardato la povertà per il 34,1%, l’occupazione per il 32,6%, la casa per il 9,1%, la famiglia l’8% e la salute il 6,1%.

Diocesi di Gubbio: 221 beneficiari, di cui 9 over 65. In 43 hanno dichiarato di percepire il reddito di cittadinanza, altri 4 ne sono in attesa. In 22 hanno dichiarato di essersi rivolti alla Caritas come conseguenza del Covid. I beneficiari sono 80 italiani, 61 africani, 55 europei, 21 americani, 4 asiatici. Per il 61,9% i bisogni hanno riguardato la povertà, il 28,6% l’occupazione, il 4,4% la salute.

Diocesi Orvieto – Todi: 334 beneficiari, di cui ben 89 over 65. Solo in 3 hanno dichiarato di percepire il reddito di cittadinanza, 1 di esserne in attesa. Ben 114 hanno detto di essersi rivolti alla Caritas come conseguenza del Covid. Per quanto riguarda la provenienza  dei beneficiari, 148 sono italiani, 69 dal resto d’Europa, 45 africani, 3 asiatici e 2 americani. In merito ai bisogni, il 40,3% erano inerenti alla povertà, il 20,9% all’occupazione, ben il 12,4% alla salute, il 10,9% alla famiglia, il 7% alla casa ed il 3,1% alle dipendenze.

Diocesi di Perugia – Città della Pieve: 1274 beneficiari, di cui 79 over 65. In 195 hanno dichiarato di percepire il reddito di cittadinanza, altri 41 di esserne in attesa. In 348 hanno detto di rivolgersi alla Caritas come conseguenza del Covid. Per quanto riguarda la provenienza dei beneficiari, ben 420 sono africani, 381 sono italiani, 199 dal resto dell’Europa, 203 americani e 64 asiatici. In merito ai bisogni espressi, il 33,1% era inerente alla povertà, il 30% all’occupazione, l’8,7% all’immigrazione, il 7,8% alla casa ed altrettanti alla famiglia.

Diocesi di Spoleto – Norcia: vengono segnalati solo 18 beneficiari, di cui 1 over 65. Di questi 5 hanno detto di percepire il reddito di cittadinanza ed 1 di esserne in attesa. Per quanto riguarda la provenienza dei beneficiari, 7 sono italiani, 6 africani, 3 europei, 1 asiatico e 1 americano. In merito ai bisogni, il 53,6% era relativo alla povertà, il 35,7% all’occupazione e i restanti 3,6% in egual misura salute, casa e detenzione.

Diocesi di Terni – Narni – Amelia: 799 beneficiari, di cui 3 minorenni e 49 over 65. In 262 hanno detto di rivolgersi alla Caritas come conseguenza del Covid. Per quanto riguarda la provenienza dei beneficiari, 383 sono italiani, 209 africani, 121 europei, 40 asiatici, 36 americani. I bisogni sono stati per il 38,6% legati alla povertà, il 27,3% all’occupazione, il 12,8% alla famiglia, l’8,1% alla casa ed il 6,4% alla salute.

Gli interventi effettuati dalle Caritas

La Caritas ha accresciuto in misura rilevante il volume degli interventi, ed anche la loro articolazione, introducendo innovazioni nelle modalità erogative.

Nel 2020 sono stati effettuati dalle Caritas diocesane 77.014 interventi di cui 44.472 per beni e servizi materiali (tra cui compaiono empori e market solidali, viveri, mensa e vestiario); 15.436 per l’alloggio; 11.132 per l’ascolto; 2897 per sussidi economici; 930 per il coinvolgimento di enti o associazioni; 750 per lavoro; 441 per consulenza professionale; 433 per orientamento; 207 per la sanità; 52 per la scuola e 12 per servizi socio-assistenziali.

In tutte queste direzioni, le Caritas diocesane operano spesso in rete con altri attori, pubblici e privati. In tal senso gli interventi di mons. Boccardo, mons. Piemontese e del prof. Grasselli hanno evidenziato la necessità per la regione Umbria di superare i campanilismi, di lavorare in rete, per far sì che la voce a sostegno dei poveri sia più chiara e decisa.

Nuovi poveri, “Dietro i numeri storie di vita e sofferenza”

“Dietro i numeri che oggi presentiamo – ha sottolineato monsignor Boccardo – ci sono tante storie di vita e di sofferenza, c’è un popolo che sperimenta la fatica dell’oggi e la paura del domani. Solo insieme, istituzioni civili e religiose, associazioni e terzo settore, riusciremo a produrre qualcosa per introdurre nella società germi di bene che contrastino i germi del male così diffusi oggi”.

Il professor Grasselli ha auspicato “una pluralità di politiche, da coordinare, per raccogliere le informazioni necessarie, sfruttare le sinergie potenziali, monitorare i risultati conseguiti.  Per realizzare al meglio questo processo può attuarsi un approccio di “welfare responsabile”, che implichi il coinvolgimento coordinato di tutti gli attori del welfare locale”.

Il rapporto integrale, con i dati italiani, regionali e divisi per singole diocesi e le riflessioni sui nuovi poveri in Umbria è online cliccando qui.

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