Terry Gilliam è un regista che non ti aspetti: gioviale, estroverso, istrionico. Ed è così che si è presentato tra i suoi fans, di fronte al Teatro Pavone a Perugia, prima della presentazione di Tideland, un suo film del 2005 già presentato a Spoleto durante il Festival dei Due Mondi 2007. L'evento, anteprima della manifestazione “Immaginario Festival” di Perugia, ha visto il Teatro Pavone strapieno per le persone accorse. La fila di fronte al Teatro, raggiungeva la libreria Feltrinelli, al lato opposto di Corso Vannucci. Stessa situazione per la presentazione serale dell'ultimo film del regista statunitense, Parnassus, preceduta da un paio di cortometraggi dell'indimenticato periodo dei “Monty Python”.
Durante le due interviste che hanno preceduto le proiezioni, Gilliam ha esposto la sua visione del ruolo di regista, posizioni chiare ed oneste, come quella riguardante l'uso del digitale nel cinema, ritenuto un ottimo strumento per creare movimenti di macchina altrimenti impossibili grazie al blue screen, ma che, alla lunga, rende i registi pigri. E a proposito di pigrizia, il regista non sopporta che produttori e registi famosi ritengano impossibile avere buoni ricavi da film complicati. Parnassus, che è chiaramente un film strutturalmente complesso, smentisce completamente questa teoria essendo campione di incassi in Italia, senza contare che è stato apprezzato non solo degli adulti ma anche dei giovanissimi. L'unica cosa che conta, quindi, è offrire prodotti di qualità, e non solo film commerciali disimpegnati sotto molti punti di vista.
Quando gli viene chiesto se si senta maturo come regista, Gilliam risponde che per lui dirigere un film è diventare continuamente studente. Ogni volta che è alle prese con una produzione non fa altro che imparare qualcosa di più del suo mestiere.
Prima del termine dell'intervista viene ricordato Heath Ledger, apparso per l'ultima volta proprio in Parnassus, la cui dipartita stava per significare la fine delle riprese se il direttore della fotografia e la figlia/coproduttrice di Gilliam non lo avessero convinto a portare a termine l'opera.
Prima dell'uscita di scena del regista avviene la consegna del premio legato alla manifestazione. Poiché l'orso era già stato usato come premio per un altro festival cinematografico, quello che viene dato in mano a Terry Gilliam è un ippopotamo.
Il maestro molto divertito dalla trovata, commenta la foggia del trofeo e si complimenta con l'artefice del premio.
Ma, dopo l'auspicio di tornare per un prossimo evento, aggiunge scherzosamente che non gli dispiacerebbe ricevere anche un premio serio.
(Valerio Lanieri)
