"Affitto non ti pago" | E' protesta delle associazioni su Corso Vannucci - Tuttoggi.info

“Affitto non ti pago” | E’ protesta delle associazioni su Corso Vannucci

Alessia Chiriatti

“Affitto non ti pago” | E’ protesta delle associazioni su Corso Vannucci

Polemica anche per le Logge | Gli attivisti, "la paura è sempre a portata di mano"
Ven, 08/07/2016 - 12:28

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Hanno manifestato ieri pomeriggio, con partenza dalle 18 e fino a mezzanotte, in piazza Matteotti a Perugia: sono i ragazzi del Circolo Arci Island, di via Magno Magnini, vicino la fermata del Minimetrò di Madonna Alta, insieme a quelli di altre associazioni sportive e culturali. Attivo dal 2001, il loro è uno spazio che attraverso una molteplicità di attività ed eventi culturali ha la finalità di “promuovere la democrazia di base secondo un’etica che considera ogni individuo un soggetto autonomo“. Protestano per l’affitto che il Comune di Perugia ha chiesto loro di pagare per l’utilizzo degli spazi concessi. Striscioni, torce da ultras, musica, giocoleria: così hanno deciso di esprimere il loro dissenso, dopo l’annuncio lanciato su Facebook per attrarre quanta più gente possibile. Con un megafono si sono spostati di fronte a Palazzo dei Priori, su Corso Vannucci: lì hanno srotolato di nuovo i loro striscioni di protesta, con il megafono hanno pronunciato parole contro la “strumentalizzazione, per fini politici, di quanto accade nel quartiere di Madonna Alta. Un luogo nel quale, per esperienza, cresce l’isolamento, il disagio sociale, l’ansia da insicurezza“. E non è mancato il riferimento alla polemica sulle Logge di Braccio, dove a breve sorgerà il choco bar di Eugenio Guarducci. “Quegli spazi sono nostri e dei nostri figli. Ma il Comune li concede a chi è competitivo economicamente, a chi è votato al consumo frenetico di merci“.

“Da alcuni mesi – si legge nel loro comunicato che hanno distribuito i giovani attivisti – il Comune di Perugia ha avviato una verifica degli immobili concessi in comodato d’uso ad associazioni e circoli culturali. Negli anni si sono stratificate alcune situazioni in cui sotto l’apparenza di una attività culturale si nascondevano in realtà attività che fanno profitti. Questo ha portato ad interrogazioni consiliari, articoli sui giornali, delibere comunali. Con quale risultato? Molte realtà, circoli aggregativi, associazioni di promozione sociale, culturale, ambientale che non effettuano attività di lucro presenti nei quartieri di Perugia, alcuni da decenni, rischiano di chiudere perché non riusciranno a sostenere l’affitto che il Comune pretende per gli spazi che occupano. Il Circolo Island è tra queste realtà che rischiano la chiusura”.

Sulla questione degli affitti e dei locali concessi alle associazioni è recentemente intervenuta anche la Corte dei Conti: il nocciolo della questione degli affitti degli spazi comunali alle associazioni cittadine è legato a somme che dovrebbero costituire entrate certe, ma che di fatto non lo sono. Sulla questione la Guardia di Finanza ha voluto vederci chiaro e, a marzo 2016, il Nucleo della polizia tributaria ha inviato una missiva al Comune per un’acquisizione della documentazione sugli affitti alle associazioni cittadine. Come appare nel censimento che risale a fine 2015, sono molte le situazioni sulla carta un po’ vaghe e che sono caratterizzate dalla postilla “da formalizzare”. Altre, una trentina circa, a tempo indeterminato. Come a dire che il Comune negli anni ha concesso degli spazi senza specificare fino a quando. In centro come in periferia, la nota compare in tutti gli elenchi. Nell’Acropoli, le “concessioni infinite” sono almeno 13, quelle da formalizzare 4, altri nel censimento non hanno ancora né una data di inizio né una di fine rapporto.

La protesta delle associazioni continua: contro la “città-impresa”, contro le mappe del “panico urbano”.”Attualmente – dicono gli attivisti – i progetti di risanamento e rigenerazione di alcune aree della città di Perugia, vedi l’area Bellocchio-Fontivegge, sperano di riproporre gli stessi criteri di privatizzazione degli spazi dismessi o sospesi (come l’ex mattatoio di via Palermo9, favorendo nuove attività produttive come unico motore di rivitalizzazione sociale e di valorizzazione immobiliare dello spazio. Come sempre con l’obiettivo che tutto questo diventi sinonimo di cittadini con maggiore capacità di spesa cioè attraverso l’apertura di locali di tendenza, boutique alla moda, negozi d’antiquariato, che in realtà si tradurrà in aumento degli affitti, in dislocamento degli attuali residenti che non potranno sostenere la nuova rendita urbana, migrazione verso spazi più periferici ed economici ovvero in nuovi spazi di segregazione”.

La chiave è dunque una: ‘occupare’ e far rivivere con attività ricreative, sportive e culturali tutti i luoghi della città, le periferie che a volte si trasformano in luoghi abbandonati o peggio in ‘ghetti’. Per i giovani del Circolo Arci Island, infine, la strada non è quella della “militarizzazione del territorio. La paura è sempre a portata di mano, promuove rimedi semplicistici. Chi gestisce la paura governa la città, i suoi progetti urbani, le sue politiche sociali“.

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