Dopo le tante critiche nei giorni in cui la troupe televisiva stava girando le cinque scene di “Blue Moon”, la serie Tv su Amanda Knox, prodotta dalla stessa ragazza di Seattle insieme a Monica Lewinsky, la sindaca Vittoria Ferdinandi, che aveva parlato dei benefici per l’immagine e l’economia di Perugia, chiede ora scusa alla città.
Ribadendo la volontà di aver agito per tutelare la città, dopo averne vissuta, anche lei, il dolore negli anni in cui l’atroce delitto di Meredith Kercher l’aveva dipinta agli occhi di mezzo mondo.
Ferdinandi chiede scusa per la scelta e, in qualche modo, per le parole usate per giustificarla alla cittadinanza, con quel primo comunicato.
“Non avremmo potuto bloccare la produzione”
“Come amministrazione comunale – la sua premessa – non avremmo mai potuto bloccare la produzione di una serie tv che sarebbe stata comunque realizzata. Avremmo potuto non autorizzare le riprese di 5 scene a Perugia che sarebbero state realizzate in qualsiasi altro borgo della nostra regione. Abbiamo ritenuto che farle girare qui – spiega – sarebbe stato un elemento di maggiore garanzia e di controllo perché così come abbiamo richiesto e fatto, avremmo potuto visionare e autorizzare ogni scena. Cinque scene in cui verrà ripresa Perugia nella sua bellezza, le sue piazze, i suoi vicoli e in cui verrà raccontata per quello che è: un luogo di vita e di desiderio in cui i giovani vengono a sognare. E questo è ciò che verrà rappresentato“.
“Lo abbiamo chiesto ed ottenuto da contratto – chiarisce ancora la sindaca – sulla base dell’accordo raggiunto con la produzione. E questo è stato possibile perché abbiamo concesso di girare a Perugia. Ho incontrato personalmente la produttrice e ho chiesto rispetto per la memoria di Meredith e di Perugia. Abbiamo chiesto garanzie e ci sono state svelate le scene e le ambientazioni. Chiedo scusa a chi si è sentito tradito da questa scelta. Ma l’abbiamo compiuta – prosegue la lettera aperta della sindaca – con questa intenzione e con questo spirito”.
Il paragone con Avetrana
Ma Ferdinandi non accetta il paragone tra Perugia e Avetrana, il cui sindaco, Antonio Iazzi, ha presentato d’urgenza un ricorso al tribunale di Taranto in cui chiedeva la sospensione della messa in onda della serie sull’assassinio di Sarah Scazzi, per verificare se la narrazione non dipingeva Avetrana e i suoi abitanti come una comunità “rozza, retrograda e omertosa”. Richiesta che è stata accolta dal tribunale di Taranto, che ha fatto slittare la serie di 5 giorni e rimosso dal titolo il nome di “Avetrana”, lasciando soltanto “Qui non è Hollywood”.
“Rispetto e apprezzo la scelta del Sindaco di Avetrana – scrive Ferdinandi – ma le equiparazioni semplicistiche dei giornali spesso si perdono l’essenziale: ogni scelta è il frutto di termini e bilanciamenti differenti. Se ci avessero chiesto di girare un crime dal titolo “Perugia, il delitto Meredith” la nostra decisione sarebbe stata molto diversa. Qui in gioco c’era la possibilità che Perugia entrasse in una storia biografica, semplicemente con la bellezza di ciò che è e che rappresenta”.
La rabbia dei perugini
Poi però, dopo le critiche e i manifesti che chiedono rispetto per Meredith, aggiunge: “In questi giorni mi sto accorgendo di quanto Perugia stia ancora facendo i conti con quel dolore e forse anche io. Me ne sono accorta ascoltando il dolore e la rabbia di quei cittadini e di quelle cittadine che mi sono venuti a chiedere le ragioni di questa scelta. Dolore e rabbia di cui sento in questo momento tutto il peso della responsabilità. Credo che sia dovere di un amministratore difendere l’immagine e l’onorabilità della propria città. Volevo offrire a Perugia una possibile occasione di riscatto, l’opportunità di mostrarsi, anche dentro una storia tragica, per quello che è. Eppure per cercare di tutelare l’immagine della città per un attimo ho perso di vista le persone, il dolore vivo della loro carne. E questo mi addolora e di questo voglio chiedere scusa”.
“Nessun interesse economico”
Quanto al passaggio in cui evidenziava i vantaggi anche economici per la città, con la presenza di 200 persone tra attori e operatori della troupe e un accordo per una futura produzione coreana, Ferdinandi replica così: “Non si è trattato di nessun interesse economico ma semmai di pensare che tutto quel dolore potesse restituire qualcosa alla nostra città. Ho pensato che da quella nostra ferita potesse entrare un po’ luce e invece da terapeuta dovrei saperlo molto bene, quando le ferite sanguinano c’è bisogno di sapere attendere il tempo del dolore. Ed ogni dolore ha il suo, perdonami per non averlo saputo rispettare”.
La “politica che quando fa male sappia chiedere scusa”
Parole che erano apparse a molti improvvide e inopportune in alcuni passaggi, quelle con cui la sindaca aveva inizialmente giustificato la scelta di concedere l’autorizzazione per le riprese, pur senza la concessione del patrocinio. Così come coraggiose sono ora quelle con cui chiede scusa, pur se indotte da tante proteste e con la troupe che lascia la città.
“Non c’è da difendere nessuna scelta politica – scrive del resto Ferdinandi – anzi, c’è bisogno di una politica che quando fa male sappia chiedere scusa. Voglio chiederti scusa nonostante io abbia scelto pensando di fare il meglio per te, per tutelarti. Nonostante io, come immagino tutti i sindaci del mondo, spengo la luce ogni sera e la riaccendo ogni mattina pensando solo ad onorare l’impegno di proteggerti, di custodirti e di valorizzarti. Ho pensato di farlo anche questa volta e invece, questa volta, forse non ci sono riuscita fino in fondo”.