Hanno chiesto al vice sindaco di Perugia, Urbano Barelli, di intervenire a favore di due educatrici precarie dell’asilo nido “Tiglio 2”, alle quali sta per scadere il contratto. Loro sono i genitori dei bambini dell’asilo: il loro appello arriva con una lettera a Barelli, “in ragione della sua funzione e competenza relativa alla gestione delle questioni riguardanti il personale dipendente del Comune di Perugia“. Il contratto delle due educatrici scadrà tra marzo e maggio, e, in base a quanto si legge nella lettera dei genitori, non potrà essere prorogato, in base a quanto sarebbe stato dichiarato dal dirigente di Palazzo dei Priori Zampolini, durante una riunione avvenuta lo scorso 1 marzo. L’assessore Waguè non ha tuttavia confermato la presenza del dirigente all’incontro. Per i genitori dei bimbi, “l’eventuale interruzione dell’attività lavorativa di queste educatrici andrebbe a bloccare un percorso avviato da settembre con il progetto educativo e a incidere pesantemente sulla qualità del servizio“. L’appello si fa forza con l’idea di non voler interrompere “delicati equilibri“, oltre alla volontà di voler salvaguardare “l’esperienza e la professionalità necessarie per creare un ambiente accogliente e sereno per i bambini e le loro famiglie”. La situazione in Umbria per i servizi educativi non è delle migliori, in base a quanto dichiarato anche dal focus della Cgil nei giorni scorsi: la storia delle precarie del Tiglio 2, dunque, non sarebbe che un esempio.
Non va meglio sul fronte universitario, dove lo scorso venerdì mattina (11 marzo) le organizzazioni sindacali di Ateneo e i precari dell’università organizzano a palazzo Murena un presidio durante la seduta degli organi di governo, Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione per denunciare la mancata assunzione di responsabilità della governance di Ateneo rispetto ai contratti scaduti ed in scadenza del personale precario. Alcuni di questi sono stati già licenziati e altri seguiranno a breve. Il turn-over bloccato, la programmazione del personale per i prossimi anni e fino al 2018, la funzionalità delle strutture: in questi concetti i precari amministrativi dello Studium hanno voluto riassumere il loro disagio e la loro voglia di guardare avanti verso un futuro più stabile. Ad accompagnarli, striscioni e magliette bianche, sulle quali hanno scritto con un pennarello il numero di anni di precariato alle loro spalle (i precari hanno mediamente 40 anni). A fare da spartiacque, nel loro caso, una sentenza della Corte d’Appello di Perugia sull’impossibilità di prolungare il contratto di una precaria, rinnovandolo con un altro a tempo determinato. “Dopo un tot di anni, la legge impone che i precari vengano stabilizzati“, ha detto a Tuttoggi.info Giuseppina Fagotti della Cgil. Da parte loro dei precari, c’è stata la consegna di un documento al Rettore, il quale si è detto pronto a impegnarsi per fare di tutto per migliorare la posizione dei precari.
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