È tempo di tour, per Diana Krall, che tra febbraio e marzo è impegnata in una serie di concerti in Australia ed estremo oriente. In luglio la bionda cantante/pianista canadese sarà in Europa ed il 9 luglio si esibirà ad Umbria Jazz (Arena Santa Giuliana, ore 21).
La Krall ha riscosso un grande successo di critica e pubblico con il suo ultimo disco, Wallflower, uscito lo scorso marzo per la Verve e riproposto in settembre in una deluxe edition con l’aggiunta di altre quattro tracce. Il disco (600 mila copie vendute nei primi 4 mesi) si caratterizza soprattutto per il repertorio scelto dalla Krall, che consiste in celebri canzoni pop e rock dagli anni 60 ad oggi. Per lo più si tratta di temi popolarissimi, con qualche eccezione: Wallflower, la canzone che dà il titolo all’album, fu scritta e incisa da Bob Dylan nel 1971 ma pubblicata solo 20 anni dopo in una raccolta delle bootleg series. La rilettura di Diana Krall conserva lo spirito originale di queste canzoni ma le rivitalizza con il raffinato tocco jazz che ne ha fatto un’artista amatissima dal pubblico, in particolare dal pubblico di Umbria Jazz che l’ha conosciuta nelle prime fasi della sua carriera.
Ma è grande la curiosità e l’attesa per l’esordio di Ola Onabulé. Musicista, songwriter, produttore, cantante: un personaggio complesso che vale la pena di conoscere meglio. Ola Onabulé ( Arena Santa Giuliana, 9 luglio, ore 21) fa il suo esordio a Umbria Jazz aprendo per Diana Krall, come era accaduto lo scorso autunno per due show alla Royal Albert Hall, Londra.
Londinese di origini nigeriane, una vita divisa tra Lagos e la capitale inglese, studi da avvocato e poi da artista, una molteplice formazione musicale che ha avuto come modelli gli africani Fela Kuti e Sunny Ade, i grandi del soul americano (Stevie Wonder, Donny Hathaway), il r&b di James Brown ed il jazz di Miles Davis. Musicista per passione e poi di professione, il suo talento era tanto evidente da interessare le mayor discografiche. Ma il contratto con una grande etichetta fu una falsa partenza perché Ola preferì la libertà che gli permetteva una sua label personale, per la quale produsse il disco di esordio nel 1995. In vent’anni di carriera ne ha realizzati otto, l’ultimo dei quali uscito sei mesi fa, “It’s the peace that deafens”. È’ un disco che riflette con chiarezza la sua biografia e le sue radici musicali, dalla musica yoruba all’afrobeat, dal jazz al soul. E che nei testi delle canzoni parla con orgoglio rabbia e nostalgia di un’Africa con mille problemi ma anche dalle sconfinate risorse.