di Cgil Umbria
Finanziamenti col contagocce, incertezza sui tempi, stretta sui criteri di concessione e difficoltà ad arrivare a fine anno rispetto alle necessità: in Umbria questo è il quadro, per niente rassicurante, per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali in deroga. Quadro a cui si aggiunge il grave rinvio del decreto sull’emanazione da parte del governo della quarta tranche di finanziamento.
Riceviamo con interesse il comunicato della Regione che annuncia la garanzia da parte del governo per le risorse per la cassa in deroga anche per il 2014. Al momento però i fatti sembrano andare in direzione opposta. Le autorizzazioni finora adottate dalla Regione arrivano al mese di luglio ed esauriscono i finanziamenti a disposizione. Siamo in attesa della liquidazione dei circa 10 milioni della terza tranche già finanziata, ma non dimentichiamo che il fabbisogno potrebbe notevolmente lievitare in considerazione del fatto che per i primi giorni del mese di novembre tutti gli operai della ex Merloni esauriranno gli ammortizzatori ordinari e ricadranno nella deroga. Quindi, la platea dei già oltre 13.000 interessati è destinata ad ampliarsi notevolmente.
Cosa ancora più grave è che siamo ancora in attesa di risposta per tutti quei lavoratori che, licenziati nel 2012, non hanno visto riconosciuto l’intero periodo di mobilità previsto nell’accordo di quell’anno. Ricordiamo, per chiarezza di tutti, che l’accordo sulla cassa e mobilità in deroga per il 2012 concedeva 6 mesi di mobilità retribuita: tanto riportano i decreti autorizzati e a nessuno verrebbe in mente di pensare che quel diritto fosse a scalare.
Eppure, gli ultimi ad aver avuto retribuiti i 6 mesi di mobilità sono stati i licenziati nel mese di giugno 2012, per tutti gli altri mesi a seguire il beneficio si è gradualmente ridotto. Ricordiamo inoltre, per completezza di informazione, che nella revisione dell’accordo per il 2013, lo scorso marzo, insieme a Cisl e Uil abbiamo chiesto, con tanto di dichiarazione a verbale, una soluzione nei finanziamenti del 2013 per questi lavoratori. Ad oggi però tale soluzione non è arrivata e, se il prosieguo è quello che sembra profilarsi, forse per questi lavoratori non resta che la mobilitazione e le vie legali, perché un diritto non può accorciarsi nel tempo come un maglione lavato male.