Ci sono vere e proprie condotte di cemento, che versano piccoli torrenti di reflui e “scarti liquidi” direttamente sulla superficie di fiumi e torrenti. Altri sono piccoli tubi, quasi sempre volutamente nascosti nel fitto della vegetazione, che sputano liquidi nei torrenti e nei corsi d'acqua provenendo da capannoni o abitazioni.
In totale sono la bellezza di 626 in tutta l'Umbria gli scarichi “sconosciuti all'Arpa”, scoperti dalla Guardia Forestale in un'indagine che va avanti da settembre su tutti i corsi d'acqua del territorio regionale.
“Non si tratta di un semplice monitoraggio ma di una mappatura precisa e sistematica di tutti i fiumi della regione, dalla sorgente fino alla fine dei confini regionali”, ha detto oggi in conferenza stampa il comandante regionale della Forestale Guido Conti.
Nell'operazione sono state impiegate 240 unità, che hanno battuto i corsi d'acqua palmo a palmo a bordo di “battellini mobili leggeri”, a volte spingendosi in acqua con delle mute da sub, prestate al corpo da un'associazione di canoisti. I 626 scarichi sono stati individuati anche grazie a una mappatura fatta tramite Gps, basata sui dati già in possesso dell'Arpa, relativi agli scarichi autorizzati. L'indagine, ha detto Conti, è stata un'iniziativa della Forestale, sollecitata però da tantissime segnalazioni dei cittadini e di tutte le associazioni ambientaliste, da Italia Nostra a Legambiente.
“Adesso sarà l'Arpa che dovrà fare le opportune verifiche su tutti gli scarichi che abbiamo individuato. Ma abbiamo ragione di credere che possano essere quasi tutti abusivi”, ha detto ancora Conti.
Scarichi noti e ignoti – Secondo quanto riferito da Giancarlo Marchetti, dirigente tecnico regionale Arpa, l'agenzia per la protezione ambientale è in possesso attualmente di una banca dati in cui figurano “circa 1800 attività industriali che mandano (i propri reflui) in fognatura, che però hanno bisogno di un pretrattamento, e di circa mille che li mandano direttamente nelle acque superficiali”. Secondo Marchetti, dei 626 scarichi “sconosciuti” rilevati dalla Forestale, potrebbero essercene alcuni appartenenti a piccole unità abitative, ma è probabile che la stragrande maggioranza facciano riferimento a situazioni abusive.
Secondo le stime della Forestale, che ha tentato di mappare la provenienza degli scarichi, circa l'85 per cento degli sversamenti abusivi è da ricondurre ad attività industriale e una buona percentuale del restante ad attività zootecniche.
Un caso eclatante, secondo Conti, è quello di uno scarico di diversi tubi di un metro di diametro l'uno, dai quali fuoriesce un flusso continuo di “roba nerastra” proveniente da uno stabilimento industriale e riversato sul fiume Nera, senza alcun controllo o autorizzazione.
Proprio il fiume Nera è il protagonista in negativo del numero di scarichi rilevati dalla Forestale (77), seguito dal Tevere (58), dal torrente Menotre (41), dal Topino (40) e dal fosso di Stroncone (31). Nella provincia di Perugia gli scarichi rilevati sono 454, in quella di Terni 172.
Secondo alcuni degli uomini della Forestale impegnati nell'operazione, “la mappatura che abbiamo realizzato dovrà essere uno strumento dinamico, da aggiornare, per continuare a monitorare lo stato di salute del fiume”. Intanto per i responsabili degli scarichi abusivi, dopo gli accertamenti dell'Arpa, potrà scattare una sanzione penale (nel caso di scarichi industriali) o amministrativa.
Una situazione sufficiente – Secondo il dirigente Arpa Marchetti, la situazione dei fiumi e dei corsi d'acqua umbri è a livello “sufficiente”, “buona” solo per quanto riguarda i corsi di acqua montagna.
“Dobbiamo lavorare per raggiungere entro il 2015 il livello 'buono' per tutti i nostri fiumi, come indicato dalla normativa europea, altrimenti andremo incontro a delle sanzioni”, ha detto Marchetti.
Francesco de Augustinis