Sono stati dissequestrati oggi i due impianti fotovoltaici di Castel San Giovanni – frazione di del Comune di Castel Ritaldi – finiti al centro di un’indagine dei Carabinieri del NOE (nucleo operativo ecologico) di Perugia e sottoposti a sequestro preventivo nel novembre del 2012. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Spoleto, portò all’iscrizione nel registro degli indagati di ben otto persone tra tecnici, imprenditori e dipendenti pubblici. Tra le accuse mosse nei loro confronti c’era la violazione al testo unico ambientale per carenza di V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale).
Lo stratagemma – I due impianti, della potenza di un kilowatt ciascuno, vennero realizzati in due campi vicini ma distinti, separati da una piccola stradina. Secondo la Procura quello fu uno stratagemma per accelerarne l’iter di realizzazione, visto che la V.I.A. è obbligatoria per legge solo nel caso di impianti da due kilowatt in su. Stando a quanto emerse dalle indagini infatti, i pannelli erano intestati a due diverse società che però avevano lo stesso legale rappresentante.
Campi non contigui – Una ventina di giorni fa il legale che difende gli interessi delle società in questione, l’avvocato Salvatore Finocchi del foro di Spoleto, ha presentato una istanza di dissequestro degli impianti, sostenendo come tesi difensiva che i due campi non sono contigui, e non c’è dunque alcuna prova oggettiva che le installazioni fotovoltaiche siano collegate. Di oggi la notizia che il Gip Augusto Fornaci ha accolto l’istanza, salutata con grande soddisfazione dall’avvocato Finocchi. Una volta tolti i sigilli, gli impianti potranno tornare regolarmente in funzione. (Jac. Bru.)
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Sequestro fotovoltaico, uno stratagemma per eludere la “V.I.A.” – Tecnici comunali tra gli indagati