Voleva farsi un bel regalo di Natale al punto di rischiare la galera. Ma la truffa è stata orchestrata a dir poco in maniera maldestra e per una ragazza di Spoleto è scattata la denuncia da parte della polizia che a tempo di record è risalita a lei. Le accuse sono pesanti: furto aggravato, truffa e simulazione di reato. I fatti.
La donna, V.V. le sue iniziali, 30 anni, entra in una agenzia di viaggi del centro storico per ricevere informazioni circa un viaggio all’estero. La richiesta magari è anche genuina, fatto sta che quando si accorge che sulla scrivania del titolare dell’esercizio c’è un assegno, non ci pensa due volte e se ne appropria. L’assegno risulta infatti già firmato ma non ancora intestato: quanto basta per mettere in atto una truffa.
Così l’avvenente 30enne si presenta qualche ora dopo in una nota gioielleria per fare un importante acquisto. “Il mio fidanzato vuole farmi un regalo, non aveva contanti e mi ha dato questo assegno per 4mila euro”.
La commessa del negozio mostra alla cliente alcuni monili che dopo alcune valutazioni decide di ‘regalarsi’ un anello e un bracciale. L’addetta alle vendite in prima battuta non sospetta nulla: conosce personalmente il titolare dell’agenzia di viaggi e alla richiesta di vedere un documento di riconoscimento della cliente viene subito accontentata. La truffa può considerarsi conclusa: la 30enne si fa fare un bel pacchetto regalo, magari per scartarlo proprio il giorno di Natale, ed esce facendo perdere le sue tracce.
Passano pochi minuti e la commessa si fa prendere da un dubbio su quell’assegno scritto con due penne diverse. Decide così di telefonare all’agente di viaggio che, appresa la notizia, si accorge di non avere più l’assegno e decide di denunciare il fatto al locale commissariato.
Scattano le indagini degli uomini del vicequestore Francesca Peppicelli (nella foto). Decisiva la testimonianza della commessa che non solo descrive la ‘cliente’ ma fornisce agli inquirenti anche le sue generalità, o meglio quelle che aveva letto sulla patente mostratale dalla truffatrice.
I dati di quest’ultima vengono immessi nel terminale e si scopre che la donna, mesi prima, aveva denunciato il furto della propria patente. I poliziotti sospettano di essere davanti ad una classica truffa con sostituzione di persona, anche se dal casellario la spoletina risulta avere precedenti per truffa. Decidono così di convocarla in commissariato. Il suo racconto vacilla frase dopo frase fino a quanto, messa alle strette, crolla e ammette le proprie responsabilità aprendo la borsetta e riconsegnando i gioielli di cui si era appropriata e mostrando anche la patente che, ormai era chiaro, non le era stata mai rubata. La polizia ha già provveduto a riconsegnare i due preziosi al titolare della gioielleria e a denunciare a piede libero la giovane donna.
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