Terremoto, basta Cas per chi è in case mobili | 11 luoghi in Umbria perimetrati - Tuttoggi.info

Terremoto, basta Cas per chi è in case mobili | 11 luoghi in Umbria perimetrati

Sara Fratepietro

Terremoto, basta Cas per chi è in case mobili | 11 luoghi in Umbria perimetrati

Ricostruzione leggera, poche pratiche e ferme: ecco i vademecum, ipotesi proroga | Nuovi provvedimenti in arrivo dal commissario per la ricostruzione De Micheli, la visita in Umbria
Sab, 14/10/2017 - 02:47

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Roulotte, case mobili, camper utilizzati come abitazione dagli sfollati del terremoto che ha colpito il centro Italia in questi mesi avranno una vita breve. Potranno rimanere temporaneamente, così come le casette pertinenziali private costruite nell’ultimo anno, soltanto se risponderanno alle normative vigenti. E chi sceglierà di continuare a viverci in attesa di rientrare nella propria casa dovrà rinunciare anche al contributo per l’autonoma sistemazione. Il nuovo commissario straordinario per la ricostruzione, Paola De Micheli, ha confermato venerdì, in Umbria, quanto già emerso in questi giorni sulla stampa nazionale.

Chi ha scelto di non chiedere una Sae, insomma, ma ha optato per il Cas, ha fatto un investimento, più o meno ingente, per una struttura temporanea e scomoda dove vivere, in attesa di poter ricostruire casa propria, ora dovrà sottostare ad un nuovo provvedimento che dovrebbe essere reso noto nei dettagli a breve. Un provvedimento che arriva anche dopo il caso di ‘Nonna Peppina’, la 95enne che a San Martino di Fiastra, nelle Marche, ha visto sequestrata la casa in legno antisismica fatta costruire abusivamente dalle figlie.

A Norcia, in particolar modo, dove tra danni lievi e crolli totali i nuclei familiari sfollati sono presumibilmente oltre duemila, in tanti hanno provveduto con soluzioni rapide, vista praticamente l’impossibilità di trovare alloggi in affitto nel territorio comunale. Il risultato è quello di terreni e pertinenze di abitazioni invasi da case mobili e roulotte, situazioni di emergenza per provvedere alle lungaggini dello Stato che ad un anno dal sisma non hanno ancora portato a dare un tetto – le note soluzioni abitative emergenziali – a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta. Anche se sui tempi la Regione Umbria rassicura e la protezione civile sta dando un’accelerata in modo da consegnare una casetta a tutti entro fine anno.

A voler dare un’accelerata a tutto il sistema è il nuovo commissario straordinario per la ricostruzione, Paola De Micheli. Con piglio deciso e concreto, venerdì ha compiuto la sua visita in Umbria, iniziata al centro regionale di protezione civile di Foligno, dove ha incontrato la stampa, prima di proseguire con i sopralluoghi a Preci, Norcia e Cascia.

Cosa accadrà a casette private e strutture mobili e lo stop al Cas

Con al fianco la presidente della Regione Umbria Catiucia Marini, nonché vice commissario alla ricostruzione, ed il direttore regionale della protezione civile Alfiero Moretti, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Paola De Micheli ha evidenziato le sue priorità e i provvedimenti già pronti per velocizzare la ricostruzione e normare alcune situazioni, come appunto quella delle soluzioni abitative temporanee private.

Prima di tutto, però, un chiarimento: anche roulotte, case mobili e strutture similari, pur se posizionate su terreni privati, se divengono dimora stabile devono sottostare al testo unico sull’edilizia. Rischiano quindi di essere considerate abuso edilizio al pari di casette abusive se vi si abita per più di 90 giorni. Ed è quindi partendo da questo presupposto che il commissario straordinario annuncia misure in arrivo, che allungheranno i tempi per poter rimanervi all’interno. “Su queste strutture abbiamo in corso – ha spiegato – un provvedimento che riapre dei termini, che consente, senza concedere sanatorie, di risolvere problemi raccontati dalla stampa in questi giorni. È un provvedimento che allunga i tempi di una norma che già esiste nel testo unico dell’edilizia, quindi niente sanatorie, ma possibilità, per strutture temporanee e definitive, ad alcune condizioni, di poter andare avanti. Nella norma abbiamo scritto che chi continuerà ad avere la casetta mobile dovrà rinunciare al Cas. Il Cas è un contributo di autonoma assistenza, ma siamo dentro ad una situazione in cui dobbiamo intervenire ex post in una scelta che non era autorizzata, ed è evidente che scegliere di stare lì indica altre tipologie di rinunce, significa rinunciare ai diritti di Sae.

In base alle segnalazioni fatte dagli Uffici speciali per la ricostruzione e dalle forze dell’ordine, sono note le situazioni già esistenti in cui i cittadini autonomamente hanno deciso di sistemarsi per conto proprio, ma prive di autorizzazione. “Noi interveniamo per poter garantire, nella fase di assenza della casa propria, la possibilità a queste persone di stare lì, ma solo nelle situazioni già esistenti. Non c’è nessuna riapertura dei termini per farsi casette autonome e non costituisce sanatoria definitiva e bisognerà rispettare una serie di disposizioni. Ci saranno casi che rientreranno nei parametri di legge e casi che non lo saranno. Con tutto il rispetto  per chi ha perso la propria casa, noi dobbiamo seguire  un principio, che è quello del rispetto delle leggi”. D’altronde, ha osservato la governatrice Catiuscia Marini, “la difesa  del territorio è un tema di valore economico, in modo particolare per la Valnerina. Il contributo per l’autonoma sistemazione – ha proseguito – è molto congruo, ci sono tutte le condizioni per trovare case in affitto o sistemazioni regolari alternative all’abitazione lesionata nel tempo necessario a fare i lavori. Credo che sia giusto tutelare anche il territorio, che per noi è anche un valore di sviluppo economico. Una struttura non autorizzata non ha un regolare allaccio di fognatura, di luce e gas, del sistema idrico, bisogna affrontare questi temi”. Quello che è chiaro, è che dopo la ricostruzione, le strutture temporanee dovranno comunque sparire.

Ricostruzione leggera, poche pratiche e a rilento: ecco i vademecum | Ipotesi proroga

Il principale obiettivo del Governo è di far sì che chi ha danni lievi rientri subito nella sua casa. La ricostruzione leggera però non parte, nonostante procedure e soldi ci siano, viene ripetuto ormai da mesi. In Umbria, a fronte di migliaia di inagibilità, sono state presentate appena 162 pratiche per danni lievi, di cui circa 60 a Norcia e una quarantina a Cascia (le restanti nel resto del territorio regionale), delle quali 18 sono state autorizzate. Per le restanti – spiegano dall’Usr – “sono stati avviati tutti i procedimenti, fatte le comunicazioni ai tecnici, siamo in attesa delle loro integrazioni. Per quanto riguarda i danni pesanti alle attività produttive, circa 50 le domande presentate, ma solo 10 istruibili, per cui sono stati avviati i procedimenti in attesa di integrazioni e se ne sta autorizzando 1. Infine per la ricostruzione pesante degli edifici abitativi, solo le 2 domande, di cui una nemmeno caricata sulla piattaforma Mude. Qualcosa che non va i dati lo fanno emergere: sia per la mancata presentazione delle pratiche – per cui più volte la Regione ha sollecitato i privati a farlo – sia per le richieste di integrazioni e le questioni tecniche (attualmente è autorizzato il 10% circa). È su questi ultimi punti che i progettisti farebbero leva motivando la situazione di stallo. Ma la scadenza per presentare le domande per i danni lievi è fissata al 31 dicembre 2017, pena la non finanziabilità dell’intervento. Scadenza che sembra verrà prorogata, anche se probabilmente di non molto, ma poi i tempi saranno perentori. Il rinvio dovrebbe essere reso noto lunedì, quando il commissario dovrebbe emanare una nuova ordinanza sul tema.

“Noi abbiamo in testa di risolvere come prima scadenza – ha evidenziato Paola De Micheli – le schede Aedes: abbiamo ancora Fast che non si sono trasformate in Aedes, sia in Umbria che nelle altre regioni. Sono comunque convinta che la scadenza va messa, sulla ricostruzione leggera dobbiamo rapidamente arrivare ad una definizione dei contributi. Siccome ho capito che c’è tanta paura, preoccupazione rispetto al fatto che ‘ci sono delle procedure accelerate ma poi magari non mi pagano tutto’, ‘non sono sicura che questa tipologia di intervento possa essere finanziata piuttosto che no’, allora mettiamo scadenze ed affianchiamo interpretazioni e certezze, in modo tale da fugare anche questi timori. Se per fugare tutti gli alibi interpretativi ci vogliono i vademecum, questi sono pronti. Stiamo predisponendo interpretazioni omogenee su tutti e 4 gli Uffici speciali della ricostruzione.  Il tema è che noi lavoriamo perché non ci siano questi alibi, in realtà la procedura accelerata già prevista,  è una procedura che è molto chiara. Io credo che si sia probabilmente generato un meccanismo di preoccupazione, che però non è motivato”. “L’ufficio speciale per la ricostruzione – le ha fatto eco Catiuscia Marini – è perfettamente funzionante, così come i Comuni che sono chiamati a fare parte del procedimento autorizzativo. In vari casi parliamo di interventi che prevedono 1 o 2 mesi di lavori. Essendoci le risorse finanziarie, essendo chiare le norme, essendo strutturato il procedimento autorizzativo, non si spiegano le ragioni della non presentazione dei progetti da parte dei cittadini. Le pratiche presentate vengono autorizzate,  le schede Aedes con esito B, poi, sono molto semplici. Sulla ricostruzione pesante ci sono essere problematiche tecniche anche complesse di valutazione, ma sulla ricostruzione leggera non c’è questo aspetto. Le B possono iniziare col semplice deposito della domanda, non hanno bisogno dell’autorizzazione dell’Ufficio.

Perimetrazioni in 11 luoghi e nessuna delocalizzazione, possibili deroghe

Ovviamente l’obiettivo è stringere il prima possibile anche sulla ricostruzione pesante, che può partire ovunque, tranne che nelle zone oggetto di perimetrazione e che dovranno essere prima interessate da un piano attuativo. Ma anche in questi casi ci sono possibili deroghe, per edifici che non vanno demoliti. La buona notizia è che in Umbria, al contrario di situazioni complicate come nelle Marche e nel Lazio, non ci sarà bisogno di alcuna delocalizzazione, come era stato invece paventato nei mesi scorsi. Undici i luoghi individuati che saranno perimetrati, come ha spiegato il dirigente Alfiero Moretti, su due comuni, Preci e Norcia. In particolare nel preciano saranno interessate le frazioni nella valle intorno a Sant’Eutizio, mentre nel nursino Ancarano, Campi Alto, Castelluccio e San Pellegrino. “Chiuderemo l’operazione entro ottobre” ha detto Moretti, spiegando che l’unica cosa rimasta da definire è quella prevista da una delle ultime ordinanze di Vasco Errani. Cioè il fatto che “è possibile che, ancorché zona perimetrata, sarà possibile escludere quegli edifici all’interno che non hanno danni gravissimi e che potranno essere estratti dal perimetro”. Spetta ai Comuni dire alla Regione quali di quegli interventi potranno quindi avviare subito i lavori senza attendere il piano attuativo, che li coinvolgerà comunque per il tema urbanizzazioni e riqualificazione dell’intera frazione. Esempio concreto a Catelluccio: il piano di recupero interesserà tutta la frazione e non solo una parte, comprendendo quindi anche gli edifici che hanno subito danni lievi. Per questi ultimi, su indicazione del Comune, la ricostruzione potrà partire anche prima che si completi l’iter previsto per il resto del paese.

Ricostruzione pubblica e le scuole di Perugia, Foligno, Giano e Spoleto

Alla ricostruzione privata andrà di pari passo quella pubblica. “Come Regione – ha detto la presidente della Regione Marini – siamo nella fase della progettazione delle opere pubbliche inserite nei piani del commissario, abbiamo dato priorità alle scuole, ma ci sono anche i Municipi e due caserme dei carabinieri; abbiamo messo delle priorità che sono funzionali anche alla realizzazione dei servizi pubblici del territorio”. Una accelerazione il commissario De Micheli lo vuole dare anche alla ricostruzione pubblica: “Aumenteremo il numero dei soggetti attuatori, avvicinando i soggetti attuatori al territorio,  e delle centrali uniche di committenza. La parte più rivoluzionaria è quella legata allo strumento che daremo in mano ai soggetti attuatori, che è la procedura negoziata per poter fare gare, che già c’è ma potrà essere utilizzata per tutte le opere pubbliche inserite nelle ordinanze del commissario. Una ce n’è già, un’altra ne farò io, sulla base del dialogo con il territorio. Sarà una procedura super veloce”.

Quanto alle cinque scuole inserite nel primo piano che era stato redatto da Vasco Errani (la media Carducci – Purgotti di Perugia, la media Carducci di Foligno, l’elementare di Bastardo di Giano dell’Umbria, la media Dante Alighieri di Spoleto e la materna Prato Fiorito di Spoleto), l’obiettivo è consegnarle prima della fine dell’anno scolastico. “Abbiamo aggiudicato le gare per le scuole di Perugia e Foligno, il 18 ottobre aggiudicheremo quella di Giano dell’Umbria, mentre Spoleto deve andare in gara per via delle strade” ha rivelato Alfiero Moretti. Per Pasqua – primavera si conta di concludere i primi due interventi, ma anche Giano, mentre per il polo scolastico di via Valadier a Spoleto ci sono tempi più lunghi, con 100 giorni previsti per la progettazione. “E’ stato fatto un intervento più complesso per accedere alla zona, con un’urbanizzazione maggiore – ha aggiunto – non ci siamo accontentati di un ingresso di servizio, ma vogliono un ingresso adeguato, che costa di più”. “Abbiamo già fatto l’ordinanza sulle urbanizzazioni intorno alle scuole, per riconoscere i relativi oneri” ha sottolineato il commissario Paola De Micheli.

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