Dopo le comunicazioni del primo cittadino i capigruppo hanno preso la parola per esprimere le proprie considerazioni. Enrico Melasecche ha accusato il sindaco di aver raccontato la trama di un film e non la realtà. “C’è un problema di fondo – ha detto Melasecche – dove va questa città dopo 17 anni di governo del centro sinistra? Terni non ha più identità e prospettive e i fallimenti sono sotto gli occhi di tutti e ci si può sottrarre alle proprie responsabilità, scaricando tutto sulla situazione nazionale. L’amministrazione non ha seguito le regole elementari della conduzione secondo il principio del buon padre di famiglia e sui bilanci ha preso in giro il consiglio comunale e l’intera città”.
Franco Todini (IC) ha detto che la scelta della riduzione del numero degli assessori “da me sempre suggerita” arriva in ritardo “ma non è più strategica, quanto piuttosto necessitata. Con poche risorse occorre ora dimostrare la capacità di gestire un’amministrazione e una città – ha aggiunto Todini – ma manca una visione complessiva sia tecnica che politica. Non c’è una compagine in grado di gestire gli interventi, non si trova mai il padrone del sedere, chi si assume le responsabilità”.
Anche per Thomas De Luca (M5S) il sindaco nel suo intervento avrebbe fornito “una rappresentazione della situazione totalmente estranea alla realtà. C’è una distanza enorme tra la situazione reale della città, la sua sofferenza, e la narrazione del sindaco, le bugie fanno male alla città”, ha aggiunto De Luca.
“Oggi avremmo dovuto prendere atto non di un predissesto, ma del dissesto di una consiliatura e di una classe dirigente a cominciare dal sindaco”.
“Il predissesto – ha precisato Marco Cecconi (FdI) nel suo intervento – è l’attività che svolge un comune che si è indebitato e non ha più la possibilità di chiudere un bilancio in pareggio. Eppure nei consuntivi precedenti questo non emergeva. In diciassette pagine d’intervento il sindaco oggi non ha affatto chiarito i conti del Comune: aspettiamo la proposta di delibera sul predissesto”.
“I risparmi sugli assessori tagliati – ha aggiunto Cecconi – valgono davvero poco rispetto alla voragine dei debiti del Comune e parlare di tagli ai costi della politica è solo propaganda. Il taglio degli assessori è invece solo la testimonianza del fallimento politico dell’amministrazione che due anni fa, attraverso la nomina dei tecnici, diceva di volersi aprire alla città”. Cecconi ha concluso chiedendo le dimissioni del sindaco e il commissariamento del Comune.
“Siamo già all’interno di un vero e proprio fallimento non solo economico, ma anche politico e amministrativo attribuibile sempre allo stesso gruppo politico e alla stessa classe dirigente, quella del Partito Democratico. Saremo vigili sui finanziamenti che arriveranno dalla Regione, che vadano realmente a cercare di risolvere i problemi della città e non a coprire i buffi fatti da questa classe dirigente”.
Ferranti ha rilevato anche lui che il taglio degli assessori tecnici sta a significare un ulteriore chiusura verso la città e ha indicato la via delle elezioni anticipate come la più naturale.
Paolo Crescimbeni citando Cicerone ha chiesto al sindaco fino a quando ha intenzione di abusare della pazienza dei consiglieri. Cerescibeni ha elencato una serie di temi che – a suo parere – testimonierebbero il fallimento della giunta Di Girolamo: da Papigno al polo universitario, dalla metropolitana Terni-Cesi alle altre opere incompiute. Si parla di vendere il patrimonio del Comune, che è di tutti e non degli amministratori che hanno male amministrato e che adesso vogliono ricorrere a questie espedienti. Occorre prendersi la responsabilità della mala gestio.
Andrea Cavicchioli (Pd) è intervenuto anche a nome degli altri gruppi della maggioranza. “Non è vero che va tutto bene – ha detto – la crisi morde, morde forte: da qui la necessità di costruire basi per dare risposte per la città. Occorre innanzitutto valutare i numeri – ha continuato Cavicchioli – ed è innegabile che ci sono 20 milioni di trasferimenti in meno, che ci sono 13 milioni di fondi bloccati per un nuovo e giusto sistema di contabilità degli enti locali. Il quadro di riferimento è dunque profondamente mutato. Tutto questo ci spinge a fare un ragionamento politico e amministrativo più alto, a valutare delle scelte e delle azioni come hanno fatto oggi il sindaco e la giunta con la regione, dove non dobbiamo andare con il cappello in mano, ma piuttosto a rivendicare quello che ci spetta di diritto”.
“Per questo le prospettive che abbiamo davanti non sono un libro dei sogni, ma qualcosa di più concreto. Se come auspico verrà il provvedimento formale di ammissione all’area di crisi complessa, un ruolo ce l’avrà la regione, ma il ruolo preminente ce lo dovrà avere il Comune. Questo – ha detto Cavicchioli – mi aspetto dalla Giunta”.
“Quello che il sindaco nella sua autonomia ha deciso sulla giunta non è cosa di poco conto – ha continuato Cavicchioli – anche a livello umano e personale. E’ un segnale coerente, perché a questo punto il sindaco dice alla città: io mi assumo una responsabilità complessa in un momento difficile, insieme agli assessori rimasti. La situazione finanziaria dell’ente è difficile – ha concluso il presidente del gruppo del Pd – ma ci sono i presupposti per uscirne fuori: il primo è il piano di riequilibrio pluriennale che rappresenta una maggiore garanzia di trasparenza, anche rispetto ai tempi”.
Leopoldo Di Girolamo, come annunciato, ha confermato al consiglio la sua convinzione“anche a seguito di un lungo confronto con la Giunta, che per governare al meglio questa situazione straordinaria sia necessario accedere alla procedura del Piano pluriennale di riequilibrio finanziario, per mettere in sicurezza i conti dell’Ente, per garantire un futuro alla città”.
“Ritengo – ha detto il sindaco – che si tratti di un atto di trasparenza nei confronti dei cittadini, per continuare quel lavoro che portiamo avanti da sette anni e che mette insieme sviluppo e contenimento della spesa”.
Ora spetterà alla Giunta elaborare un documento dettagliato sui conti dell’Ente propedeutico a una delibera che sarà poi sottoposta al voto del consiglio comunale. Spetterà alla Corte dei Conti mettere l’imprimatur, dopo 3 mesi dalla presentazione del documento, qualora ritenga che ci siano i presupposti per accogliere la richiesta del consiglio.
Ore 17.00 -Il M5S – Mentre il sindaco di Terni legge un documento fiume di circa 20 pagine, una specie di memoriale di 8 anni di governo della città, che parte dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, i consiglieri del M5S abbandonano l’aula come segno di protesta: (VIDEO) “In un momento in cui la città è in fallimento – sottolineano i pentastellati – il sindaco vi viene a dire che va tutto bene e ci parla di classifiche e progetti futuri. La nostra – seguita il M5S – è una presa di posizione forte, ma all’interno delle istituzioni, perché crediamo che sia un limite alla decenza”.
—————————
Sta per iniziare il consiglio comunale (mentre i sindacati sono in presidio sotto Palazzo Spada) che dovrà dare un’indicazione precisa sul possibile avvio della procedura di predissesto che il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, proporrà ad inizio consiglio. Nella giornata di ieri, con la conferenza straordinariamente convocata di domenica dal primo cittadino, si è voluto sgombrare il campo da alcune questioni politiche, con il ‘taglio’ dei 4 assessori ‘tecnici’, per concentrare i contenuti del consiglio sulla situazione di ‘profondo rosso’ in cui si trova l”Ente.
Il problema è che ancora non si conosce una cifra esatta dei debiti del Comune; fonti ufficiali dicono che si aggiri intorno ai 4 milioni di euro, le opposizioni incalzano con cifre che superano i 10 e i 20 milioni, ma lo stesso Di Girolamo, durante la conferenza stampa di ieri ha ammesso di non sapere “con esattezza la cifra esatta, visto che mancano ancora dati da alcuni uffici tecnici. Le cifre – ha aggiunto Di Girolamo – sono spesso soggette a variazioni, quindi, per ora, meglio non sbilanciarsi”.
Se la cifra non è dunque chiara, chiara invece è l’idea di accedere alle procedure dell’articolo 243, con un rientro del debito in 10 anni.
La soluzione comporta due importanti conseguenze: la prima è che si possa evitare un commissariamento dell’ente, la secondo è che la procedura consentirebbe di alienare i beni comunali e utilizzare la liquidità derivata per la copertura di alcune voci del debito.
Di Girolamo, sempre durante la conferenza stampa di ieri, ha precisato: “C’è la volontà di utilizzare la procedura per il Piano pluriennale di riequilibrio finanziario, per mettere in sicurezza i conti dell’Ente per garantire un futuro alla città. Un risanamento portato avanti in questi sette anni, che ora acceleriamo ulteriormente. Non ci sottraiamo dalle responsabilità, non siamo Ponzio Pilato e non accettiamo logiche di acqua stagnante, abbiamo creato le condizioni per un nuovo scenario, possiamo centrare l’obiettivo di risanare e rilanciare l’Ente. Occorre l’impegno e il lavoro di molti”.
Rischio commissariamento partecipate? – “Non escludo – ha aggiunto il sindaco – che ci sia bisogno di un commissariamento, al momento, però, non è all’ordine del giorno. Potrebbe verificarsi solo se gli indirizzi della proprietà, del Comune di Terni, non siano recepiti dagli attuali Cda. Su Farmacie Terni c’è necessità di una privatizzazione consistente, in quanto hanno una funzione non più strategica e possono portare risorse strategiche per il Comune e per la Città. Su Asm non cessione della proprietà ma necessità di creare un soggetto in grado di competere sul grande mercato nazionale. Vogliamo un futuro importante per Asm, in quanto azienda di punta di questo territorio e del Comune di Terni”.