Processo per presunta truffa, Giovanni Antonini racconta la sua verità - Tuttoggi.info

Processo per presunta truffa, Giovanni Antonini racconta la sua verità

Sara Fratepietro

Processo per presunta truffa, Giovanni Antonini racconta la sua verità

Alle battute finali il processo relativo alla presunta truffa a Cucchetto. In aula ascoltato Baronci, poi le spontanee dichiarazioni dell'ex presidente Bps
Gio, 14/01/2016 - 18:13

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L’accusa è quella di una presunta truffa ai danni di un imprenditore ternano, Alberto Cucchetto, a cui Giovannino Antonini avrebbe proposto una polizza assicurativa in realtà inesistente utilizzando quei soldi (un assegno da 170mila euro) per ripianare un debito di un cliente verso la Banca popolare di Spoleto (istituto di credito di cui era allora presidente). La questione in realtà è molto più complessa ed a cercare di chiarirla ieri ci ha pensato lo stesso Giovannino Antonini, che siede sul banco degli imputati nel processo in corso al Tribunale di Spoleto, davanti al giudice monocratico Francesco Salerno.

Processo agli sgoccioli – Ieri pomeriggio in aula sono stati sentiti gli ultimi testimoni del processo, tra cui l’ex costruttore Massimiliano Baronci. La vicenda ruota infatti attorno ai soldi utilizzati per ripianare una situazione debitoria di questi verso la Bps. E proprio Baronci, secondo quando ricordato dal pm Fernanda Cherubini, nel 2012 aveva detto: “Antonini mi disse che i soldi provenivano da un imprenditore di Terni che non conosco”. Circostanza che però il costruttore ha detto ieri in aula di non ricordare, essendo in quel periodo caduto in un forte stato depressivo. Baronci, citato come testimone dell’accusa, ha ricordato la sua conoscenza con l’ex presidente Bps sia per aver fatto dei lavori a casa sua che per avere delle polizze presso l’agenzia assicurativa di questi. Ha quindi ripercorso la crisi della sua azienda, nell’estate del 2008, fino all’istanza di fallimento nella primavera successiva.

I fidi rimborsati in contanti – Proprio per cercare di risanare la sua situazione economica, Baronci ha raccontato di aver ottenuto un prestito attraverso tre suoi familiari, per un totale di oltre 150mila euro aumentati poi dagli interessi. Per uscire da quella situazione aveva chiesto aiuto ad Antonini, “devo ringraziarlo perché mi ha dato una mano, ancora oggi gli devo ridare i soldi”. I tre fidi bancari concessi ai familiari dell’imprenditore, secondo quanto ricostruito anche da altri testimoni (in aula sono stati sentiti anche due allora funzionari della Bps), erano stati rimborsati tramite contanti a fine dicembre 2008. Contanti che sarebbero stati forniti proprio da Antonini, il quale però, secondo la tesi accusatoria, avrebbe utilizzato un assegno fornitogli dall’imprenditore ternano Cucchetto, che pensava di accendere con quella cifra una polizza presso l’agenzia assicurativa gestita dallo stesso Antonini.

Le parole dell’ex presidente – A cercare di chiarire la contorta situazione, dopo l’escussione dei testimoni, è stato lo stesso Giovannino Antonini, difeso dall’avvocato Manlio Morcella, che ha voluto rilasciare delle spontanee dichiarazioni in aula a sua discolpa. “Io ho versato dei soldi in contanti, soldi miei” ha detto l’ex presidente Bps davanti al giudice. “Allora ero titolare di un’agenzia di assicurazione – ha ricordato – che a fine anno incassava 1 milione, 2 milioni di premi. Ho preso quelli e ho pagato in contanti il 30, rimettendo io diversi soldi. Baronci è venuto da me, ha preso i soldi, è andato nell’agenzia di San Giacomo e così ha chiuso i 3 conti. Tutto qui. Non ci sono state altre operazioni strane. Cucchetto (Francesco, figlio di Alberto, ex membro del Cda della Spoleto Credito e servizi, ndr) io ce l’avevo nel consiglio di amministrazione nel 2008. Nel 2011, nel 2012, Cucchetto insieme ad altri 3 spacca il consiglio di amministrazione della Fondazione (la Scs, ndr) e mi mette in minoranza. E li viene fuori la denuncia del 2008, tutto qui. Nel momento in cui tra me e Cucchetto non ci sono più rapporti”. Tutto perché, secondo Antonini, l’imprenditore ternano aveva una forte esposizione verso la banca. “La banca gli chiede di rientrare (dagli scoperti, ndr) e io avrei dovuto cacciare via il direttore generale”. “Io ho cambiato l’assegno e ci ho rimesso anche i soldi” ha concluso Antonini.

Prossima udienza – In aula si tornerà a marzo, quando verrà chiusa l’istruttoria dibattimentale dopo la  probabile produzione di ulteriore documentazione relativa alla vicenda ed eventuali ulteriori dichiarazioni spontanee dell’imputato. Quindi ci sarà la discussione delle parti e la sentenza.

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