I “monaci” di Petroro rilanciano - Tuttoggi.info

I “monaci” di Petroro rilanciano

Christian Cinti

I “monaci” di Petroro rilanciano

Todi, post dell’Abbazia dopo la “scomunica” della Diocesi: noi siamo distanti da Chiese razziste, classiste e che discriminano
Lun, 23/04/2018 - 10:02

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Non c’è nessun riferimento alla nota diffusa nelle ultime ore dalla Diocesi di Todi-Orvieto in merito all’attività portata avanti dai monaci martiniani all’interno del castello di Petroro di Todi. Ma il destinatario del post pubblicato sulla pagina facebook dell’abbazia è fin troppo evidente: “Noi siamo distanti dalle Chiese tradizionali razziste, classiste e che discriminano invece di amare”.

“Noi siamo”

La riflessione è comparsa nella serata di sabato intorno alle 21. Dopo che la Diocesi di Todi aveva già provveduto a diffondere ai mezzi di informazione la nota con la quale si prendono le distanze dai monaci martiniani e mentre nell’antico borgo di Petroro – che l’Etab-La Consolazione di Todi ha affittato da circa un anno all’Associazione accademia nazionale delle arti – si svolge una delle attività promosse da questa che si definisce chiesa cattolica ortodossa ecumenica: il “Corso introduttivo all’esicaismo trascendentale”, ossia la “meditazione profonda ortodossa” che dovrebbe garantire il “metodo per il raggiungimento della felicità assoluta” (il corso è gratuito, per vitto e alloggio si parte da 195 euro per tre giorni in camera singola).

Il post si intitola “Noi siamo” e vorrebbe rivendicare l’identità e la spiritualità della comunità: “Noi crediamo nella dottrina dei primi cristiani e quindi una chiesa di accoglienza e accettazione dei ‘diversi’ e del sempre sì invece che sempre no. Noi siamo stati ordinati in piena successione apostolica e i nostri sacerdoti e vescovi discendono dagli Apostoli. Noi crediamo nella immortalità dell’anima animale come molte comunità dei primi cristiani. Noi siamo cattolici poichè chiesa universale. Noi siamo ortodossi poichè vicini ai primi cristiani. Noi aiutiamo fattivamente coloro che hanno bisogno. Noi siamo più di 30.000 nel mondo.

Noi siamo una delle chiese con più vocazioni nel mondo. Noi non crediamo nel celibato dei sacerdoti quale imposizione. Noi rispettiamo la donna e la consideriamo nostro pari anche nei sacramenti. Noi siamo distanti dalle Chiese tradizionali razziste, classiste e che discriminano invece di amare. Noi siamo la chiesa cattolica ortodossa ecumenica”.

Al post segue l’invito “condividete” e l’indirizzo dell’abbazia (abbaziadisanmartino.com) per far “scoprire” le caratteristiche della comunità.

Reazioni social

Al post sono seguite una trentina di condivisioni, circa 200 “mi piace” e una decina di commenti, molti dei quali di incoraggiamento: “La nuova era ha bisogno di voi”, “Voi siete come tutti noi dovremmo essere naturalmente”, “Voi siete davvero ciò che la fede cristiana dovrebbe essere. Che siate sempre di più. Per tutti”, questo il tono dei messaggi, con spazio anche ad una domanda: “Per voi le donne possono avere il sacramento dell’ordine?”, chiede una utente facebook. “”, la laconica risposta dell’abbazia.


Il “mistero” del castello di Petroro


La vicenda

A sollevare il “caso Petroro” è stata la Diocesi di Todi attraverso un comunicato che, oltre ad essere stato inviato a giornali, radio, siti web e televisioni, durante questo fine settimana è stato letto anche al termine delle celebrazioni liturgiche. Segnando anzitutto una netta contrarietà rispetto a quanto da qualche mese avviene nell’antico borgo fortificato: “A quanto risulta, questa sedicente chiesa, non aderisce al Consiglio ecumenico delle Chiese, non è stata mai riconosciuta da alcun patriarca ortodosso e tanto meno fa parte della Chiesa cattolica, anche se la liturgia che viene imitata, sia nei testi che nei paramenti sacerdotali, è proprio quella Cattolica Romana. Non è facile risalire all’origine di tale realtà, dove sembrano far capolino vescovi autoproclamatisi, preti scomunicati o privi di qualsiasi valida ordinazione. Si rende noto, quindi – spiega un comunicato della diocesi di Todi-Orvieto – che l’abbazia ortodossa di San Martino in Petroro di Todi è disconosciuta sia dalle Chiese ortodosse che dalla Chiesa cattolica”. E anche mettendo in guarda i fedeli rispetto al culto e alle attività che vengono proposte dai “sedicenti” monaci in una “abbazia che tale non è”: coloro che “partecipano attivamente alle celebrazioni che lì si tengono, o ancor più ricevono i sacramenti da tali sacerdoti, commettono un atto grave e si pongono fuori dalla comunione con la Chiesa cattolica”.


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