AMBULANZE E RITARDI (3): NEI LUOGHI IMPERVI ARRIVA IL SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO (Foto) - Tuttoggi.info

AMBULANZE E RITARDI (3): NEI LUOGHI IMPERVI ARRIVA IL SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO (Foto)

Redazione

AMBULANZE E RITARDI (3): NEI LUOGHI IMPERVI ARRIVA IL SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO (Foto)

Lun, 18/08/2008 - 10:00

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Un ragazzino che cade in un dirupo, una speleologa in una grotta, un escursionista in mountain bike o in motocross che finisce, ferendosi, in un luogo impervio, impossibile da raggiungere con i mezzi tradizionali di soccorso. Se l'Umbria sembra lontana anni luce dalle disgrazie del K2, del Monte Bianco o del Monte Rosa che riempono le pagine della cronaca nazionale ed internazionale anche in quest'estate, episodi come quelli appena menzionati invece sono frequenti nell'arco dell'anno anche in questo territorio. Soprattutto in luoghi come la Valnerina e il territorio del Parco nazionale dei monti Sibillini.

Dove non arrivano le ambulanze e il 118 (vista anche la mancanza di un servizio di elisoccorso), dove non riescono pienamente nemmeno gli elicotteri delle forze dell'ordine o dei vigili del fuoco, c'è il Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico (Cnsas). Un'associazione poco conosciuta, nata ufficialmente nel 1954 e attiva anche in Umbria con una sessantina di operatori specializzati che offrono un servizio medicalizzato e puntuale. In pratica un corpo che in alta montagna, nelle grotte o semplicemente in posti impervi ha lo stesso ruolo del 118 in città (nelle foto la simulazione di alcuni interventi). Anche se attualmente in Umbria non c'è nessuna convenzione con il servizio sanitario regionale, a differenza di altre regioni. Il che complica un po' le cose: il Cnsas viene infatti allertato o dai servizi di pronto intervento o dai semplici cittadini, ma spesso solo dopo inutili tentativi nel raggiungere posti impervi. All'interno delle squadre attivate nelle emergenze c'è sempre personale altamente specializzato per poter portare un soccorso completo sia dal punto di vista tecnico che sanitario, tra cui un medico o un infermiere appositamente addestrati. “Questo permette – spiega il responsabile operativo per l'Umbria del soccorso alpino Gianluigi Monaldi – di prestare le prime cure e stabilizzare i pazienti più gravi direttamente sul posto e successivamente di trasportarlo in barella fino all'ambulanza o all'elicottero più vicini”.

“L'Umbria – evidenzia Monaldi – è una regione a prevalenza montuosa e ad oggi l'assenza di un servizio di elisoccorso e di una convenzione tra Cnsas e servizio sanitario regionale spesso complica ulteriormente la situazione. Le zone a maggior incidenza sono l'area di Norcia, della Valnerina in generale, ma anche i monti Martani e il monte Cucco”. Si tratta di territori dove è notevole il flusso di turisti e di coloro che si dedicano agli sport outdoor, con o senza guide. Nello spoletino, ma anche nel folignate, nel ternano e nell'eugubino, è sempre maggiore il numero di chi pratica semplici escursioni, ma anche a gite in mountain bike, deltaplano, parapendio, fino ad attività più tecniche come l'arrampicata, la speleologia e il torrentismo.

In nessuna di queste zone, però, c'è un presidio fisso di soccorso – in particolar modo quello del Cnsas – che garantirebbe sia in estate che in inverno una riduzione del rischio con un'attività di sorveglianza e prevenzione e un primo soccorso estremamente qualificato e rapido in caso d'incidente. In alcuni casi addirittura le istituzioni locali vedono la presenza del soccorso alpino non come uno strumento di tutela del territorio, ma come un fattore di allontanamento dei turisti.

“In assenza di accordi – spiega il responsabile del corpo di soccorso umbro – copriamo alcune zone in periodi critici. Lo scorso anno ad esempio in un presidio sperimentale nei pressi di Castelluccio di Norcia – prosegue – in 10 giorni vennero fatti 10 interventi: in due fu necessario l'intervento dell'elicottero, in un altro fummo attivati pure per un malore all'interno di un ristorante, in quanto unica presenza di soccorso subito disponibile in zona”. Una sperimentazione, quella dello scorso anno, che ha mostrato l'utilità di un presidio fisso sui Sibillini (nel versante marchigiano del Parco il territorio è coperto dalla sezione locale del Cnsas) ma che non si è potuta ripetere per mancanza di fondi. “Quest'anno – dice Gianluigi Monaldi – non potendo sostenere da soli lo sforzo economico, abbiamo deciso di garantire solo il soccorso e non la presenza in loco, con un allungamento notevole dei tempi d'intervento (gli operatori provengono da tutta l'Umbria, in particolar modo da Perugia e Terni, ndr). Lo stesso è stato deciso per Monte Cucco. L'unica zona coperta da presidio estivo ad oggi risulta essere quella della bassa Valnerina dove tecnici e sanitari si turnano per tutto il mese di agosto”.

Nei mesi estivi il Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico è stato attivato già almeno 20 volte in Umbria. Da maggio a luglio 15 sono state le allerte e 10 gli interventi. Solo nella prima metà di agosto si sono contati almeno 5 interventi.

I casi più comuni sono quelli di deltaplanisti o parapendisti sul Vettore o nei monti limitrofi che si schiantano al suolo spesso per la non conoscenza delle particolari correnti di aria presenti in quella zona. Numerosi anche i casi di escursionisti dispersi sempre nella zona dei Sibillini, per lo più a causa della nebbia e del maltempo improvviso. Emblematico il caso di un cinese sul Vettore che non riusciva a far ritorno da un'escursione perché arrivando la sera la temperatura si era abbassata e la neve in terra si era ghiacciata, creando un percorso viscido e insormontabile per l'uomo che indossava scarpe da ginnastica: ogni passo era una caduta e lo straniero era letteralmente rimasto bloccato.

“Tutti si pongono il problema di incentivare il turismo – afferma Monaldi – ma pochi quello di garantire la sicurezza”. In alcuni casi, infatti, non si può demandare a 118 o a vigili del fuoco. In caso di soccorso sul Vettore, ad esempio, l'ambulanza si ferma a Forca di Presta ed il personale medico non va di certo a piedi a raggiungere il ferito. Idem per i vigili del fuoco che però possono magari spostarsi in aereo per effettuare salvataggi, ma non soccorsi di tipo medico. Una situazione particolare quella umbra anche in assenza di un servizio di elisoccorso, che verrà affrontato nel nuovo piano sanitario regionale.

Il consiglio del Cnsas, comunque, è di lasciar sempre detto dove si va in caso di escursioni (all'albergo, ad un ristorante…) e l'orario previsto per il rientro; non fare affidamento inoltre ai cellulari, che spesso in quota non prendono. In caso di incidenti o pericolo è opportuno chiamare i numeri di emergenza 118 o 112 e, qualora lo si ritenga opportuno, richiedere l'intervento del soccorso alpino. Un ente comunque riconosciuto dallo stato come servizio di pubblica utilità con il compito di portare soccorso negli incidenti in montagna, in grotta, in forra ed in generale nei luoghi impervi. Un corpo nazionale riconosciuto dalla legge n. 74 del 2001, ma che di fatto è un'associazione di volontariato che si basa per andare avanti sull'assistenza in alcuni eventi sportivi e su pochi contributi pubblici: appena 1.400 euro all'anno dalla Regione. Questo proprio in assenza di una convenzione con il servizio sanitario regionale. Basti pensare che in Lombardia il Cnsas riceve dalla Regione 2 milioni di euro, mentre nelle Marche circa 60mila euro.

(Sara Fratepietro)

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