Al via da domani, giovedì 10 settembre, le vendite dei biglietti per il concerto di Vinicio Capossela a Città di Castello, in programma venerdì 18 settembre, alle ore 21, in Piazza dell’Archeologia, nell’ambito del 53° Festival delle Nazioni.
Il geniale cantautore, ‘ri-trovatore’ e ‘immaginatore’, porterà nella cittadina tifernate il suo progetto Pandemonium. Narrazioni, piano voce e strumenti “pandemoniali” in trio con Vincenzo Vasi (theremin, vibrafono, percussioni e altre “diavolerie”) e Andrea Lamacchia (contrabbasso).
I biglietti per il concerto (primo settore 30 €, secondo settore 25 €, terzo settore 20 €) potranno essere acquistati nella biglietteria di Città di Castello, presso la sede dell’Associazione Festival delle Nazioni (via Guglielmo Marconi 8), da giovedì 10 a venerdì 18 settembre, dalle 12 alle 15; sabato 12 settembre la biglietteria sarà aperta anche dalle 16.30 alle 18.30; domenica sarà chiusa. I biglietti potranno essere acquistati anche online, sul sito www.festivalnazioni.com alla sezione Biglietteria: acquista online entro mercoledì 16 settembre. Per informazioni 075 8521142, 349 8092046, ticket@festivalnazioni.com.
Per consentire la registrazione degli accessi e il ritiro biglietti acquistati online sarà predisposto un unico ingresso da viale Leopoldo Franchetti, entrata Giardino dei Frontoni su via Oberdan. L’accesso alla sede del concerto sarà consentito dalle ore 19.30 alle ore 20.30.
Il Pandemonium di Vinicio Capossela
“Il demone a cui mi riferisco in questo Pandemoium – spiega Vinicio Capossela – è il dáimōn dei greci. L’essenza dell’anima imprigionata dal corpo che è tramite tra umano e divino. Il destino legato all’indole e al carattere. Pan Daimon, tutti i demoni che fanno la complessità della nostra natura, tutte le stanze di cui è composto il bordello del nostro cuore. Il Pandemonium è la somma delle nature nelle loro contraddizioni. Per esempio, ambire all’unione e, allo stesso tempo, coltivare la clandestinità, tendere alla spiritualità e dissiparsi nella carne, ambire all’unità e andare in mille pezzi. Un luogo in cui tutte le nature del nostro carattere hanno voce per esprimersi. Nature che generano cacofonia, pan panico, confusione del tutto quanto, l’entropia incessante che ci fa continuamente procedere e separare. Tutti i dáimōn, come in un vaso di pandora, liberati nell’isolamento e nell’insicurezza che ci ha colti nella pandemia. Nuove e antiche pestilenze. Ma allo stesso tempo il dáimōn è l’angelo, l’entità che fa da ponte col divino. Perché un po’ di divino nell’uomo c’è, pure se impastato col fango e il dáimōn lo rimesta e solleva.
“Che musica fa il Pandemonium? Ho sentito parlare di questo enorme strumento, un grande organo fatto di metalli estratti dalle viscere della terra, dalle creature intraterrestri, i nani che battono e forgiano nelle cavità ctonie, il cui rimbombo ci raggiunge col brontolare del tuono, e provoca il frastuono. Il disordine continua il suo lavoro, fino nelle fibre dell’invisibile e ci modifica incessantemente. Noi cerchiamo di mettere un po’ di ordine, salvare qualche emozione pura, forgiandola in canzone e suonandola in solitudine. Una solitudine amplificata. Ci sono sì dei compagni: un rumorista intra-terrestre, Vincenzo Vasi e Andrea Lamacchia, con il suo inseparabile contrabbasso. E poi l’intimità del colloquio, la narrazione che svela le storie e gli scheletri negli armadi delle canzoni. Un repertorio scelto di volta in volta nei cunicoli scavati in trent’anni di canzoni. Questa è l’intimità che si propone il nostro incontro pandemoniale in musica“.