“Basta con le continue “provocazioni”, basta scaricare responsabilità sui lavoratori”, basta con un approccio da “anni Venti” nelle relazioni sindacali” – è quanto si legge in una nota sindacale congiunta rispetto alla vertenza San Gemini-Amerino.
Impegni disattesi
Sono stanchi ed esasperati i lavoratori dei siti Sangemini e Amerino, di proprietà del gruppo Ami, che insieme ai sindacati Fai Cisl, Flai, Cgil e Uila Uil dell’Umbria lanciano l’ennesimo appello alle istituzionirispetto alla grave situazione in cui versa il gruppo e a quanto emerso nell’incontro al ministero del 20 maggio scorso.
“Questa proprietà dal 2014, anno in cui è entrata in possesso degli stabilimenti – scrivono sindacati e Rsu – ha disatteso ogni impegno, a fronte anche di piani industriali pesanti e penalizzanti per i lavoratori, che ci hanno rimesso di tasca loro pur di continuare a credere nella loro fabbrica”.
Clima anni ’20
E ora, vista la situazione alquanto delicata a causa del concordato in essere, “anziché provare a costruire un percorso condiviso e ove possibile sereno”, continua a scaricare “responsabilità sui lavoratori dovute alle negligenze ed inefficienze della proprietà”.
In particolare Rsu e sindacati stigmatizzano le “dichiarazioni reiterate dell’ennesimo amministratore, Antonio Paganini”, al quale ricordano “che l’attività sindacale che tanto lo disturba, è autonoma e regolamentata dallo Statuto dei lavoratori da almeno cinquant’anni. Il mondo del lavoro – sottolineano ironicamente Flai, Fai e Uila – ha infatti fatto passi in avanti rispetto a quello degli anni Venti”.
Provocazioni
Secondo sindacati e Rsu queste “continue provocazioni” non porteranno ovviamente ad un confronto pratico e costruttivo, né ad una situazione sociale tranquilla, mentre si è in attesa di conoscere il piano industriale concordatario, piano – insistono i sindacati – che dovrà essere “condiviso al tavolo del ministero alla presenza delle organizzazioni sindacali, e che dovrà prevedere la centralità ed il rilancio degli stabilimenti umbri”.
Le organizzazioni sindacali ribadiscono che non accetteranno “azioni unilaterali che mirano a non riconoscere i siti umbri strategici per la ripresa del gruppo stesso”, auspicando il coinvolgimento di “tutte le istituzioni locali e di tutti i parlamentari eletti in Umbria, per un vero e duraturo patto sociale a salvaguardia dei due siti, per lo sviluppo industriale e la salvaguardia dell’occupazione sul territorio, a tutela altresì dei marchi storici e degli accordi in essere con la Regione Umbria”.