Carlo Vantaggioli
Va in scena Sting, mentre l’arena Santa Giuliana trabocca di pubblico (più di 8mila) che canta e applaude senza sosta un concerto di oltre 2 ore che si potrebbe definire “ un gran bel prodotto”. Band lussuosa, citiamo per tutti il grande Vincenzo “Vinnie” Colaiuta alla batteria, ed uno Sting potente di voce e in grazia di Dio anche con il basso. La scaletta della serata non lascia scampo! C’è tutto il meglio dell’artista, e scriverne i titoli è davvero solo un esercizio accademico. Palcoscenico senza fronzoli, appena ingentilito dalle luci efficaci e potenti, niente distrazioni, solo maniacale attenzione della regia mixer, perché la musica esca dalle casse con il giusto livello valorizzando i musicisti. Bis richiesti e generosamente concessi, inclusa la celeberrima Little Wing che Sting cantò nella famosa nottata del 1987 a Perugia con la Gil Evans Orchestra. E Sting in un italiano gentile, dedica in apertura di concerto l’intera serata al “Padre spirituale”, così definito. E vista l’età media del pubblico, c’è da giurare che molti erano presenti in quella grande edizione di UJ, compreso chi scrive.
Ma il concerto di Sting a Perugia, non è stato solo bellezza musicale e gioia per un gesto artistico di grande spessore. Purtroppo è stata anche l’ennesima prova di provincialismo di una certa parte dell’organizzazione di UJ.
I lettori avranno notato che sin dal primo appuntamento al Santa Giuliana, Tuttoggi ha seguito con costanza i concerti di questa edizione arricchendoli di alcuni video girati dal bravo Nicola Palumbo. Ieri come sempre ci siamo presentati per svolgere il nostro lavoro in quello che, anche per i giornalisti e gli operatori foto-tv, rappresenta il clou di una prestazione professionale a Umbria Jazz. Ma, ahinoi, all’ingresso nella platea, solerti volontari di UJ addetti al controllo ci hanno delicatamente reso edotti che non eravamo inclusi nella “Lista speciale con il biglietto verde”. In breve esisteva una lista di una ventina tra operatori foto-tv e giornalisti che potevano accedere in platea per svolgere il loro lavoro in santa pace, mentre tutti gli altri ( un centinaio almeno ndr.) si sarebbero dovuti mescolare con il pubblico in piedi dietro al Mixer audio. Alle richieste di spiegazione, veniva opposta la seguente villanata, “così ci hanno detto, e per favore si scosti che intralcia il passaggio del pubblico…”. Rocambolescamente ottenuta la versione ufficiale da una imbarazzata addetta di UJ ai media, ci è stato risposto quanto segue, “E’ una decisione del Management di Sting e noi lo abbiamo saputo solo poco fa….”. Alle nostre “vibranti” proteste circa il metodo applicato nella compilazione di quella che è una vera e propria lista di proscrizione, oltre al fatto che appariva inverosimile che il management di Sting fosse in grado di decidere con cognizione di causa su chi dei media far entrare in platea, nessuna concreta giustificazione è intervenuta. Insomma il classico rimpallo di responsabilità.
E Tuttoggi.info, che il suo lavoro crede di farlo con dignità e con correttezza professionale, a questa ennesima villanata non ci sta, e denuncia l’insospettabile alto tasso di provincialità di quella che invece vuole accreditarsi come una delle più importanti manifestazioni di settore. Chi pensa che nell’era digitale tenere fuori, dalla platea di un importantissimo concerto, giornalisti e operatori regolarmente accreditati, per concedere spazio solo a una ventina di “selezionatissimi” amici degli amici, significhi difendere l’immagine dell’artista dando un segnale di potere ed efficienza al management dello stesso, allora non ha ancora capito di essere rimasto al medioevo della faccenda. Basterebbe chiederlo alle migliaia di spettatori che con telefonini, Ipad e Iphone, si sono ripresi per bene tutto il concertone, magari rilanciandolo dopo qualche minuto su Facebook e Youtube. Penosa l’esibizione di un addetto italiano al management di Sting che ha preteso di non far fotografare un collega accreditato, ma fuori dal recinto degli eletti, accampando la tesi del diritto e minacciando l’intervento della sicurezza, mentre intorno a lui a poco meno di 5 metri, un orgia di macchinette fotografiche di ogni genere scattava foto con il flash, per giunta. Quelle si davvero fastidiose per chi si esibisce. Ma il diritto doveva prevalere, insieme all’autorità del personaggio in forza di un pass appeso al collo. Un vero babbeo da stage.
Per il resto appare curioso che dopo tutti questi anni di manifestazione, alla sottoscrizione del contratto con un grande artista, quelli di UJ incaricati della cosa, non riescano a farsi dire prima cosa vuole il management e cosa no per tempo. Noi Crediamo sia imbarazzante farsi dire “poco fa” che una cosa si può fare e una no, solo per il capriccio tardivo dell’artista o di chi lo gestisce. E se così è stato anche ieri, forse è il caso che all’interno dell’organizzazione di Umbria Jazz si cominci a rivedere in fretta qualcosa. Evitiamo anche di farci convinti che nella compilazione della lista ci sia stato l’aiutino di UJ, perché allora significherebbe che questa manifestazione è gestita in maniera privatistica. Il che non ci risulta, stante la partecipazione copiosa del pubblico. E ci fermiamo qui. Alla Nonno Libero “ una parola è poca e due sono troppe…”.
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Video e montaggio (…nonostante tutto ndr.)- Nicola Palumbo