Da Umbertide al Sahara, Compagnia di danza Oplas celebra Dante Alighieri nel deserto - Tuttoggi.info

Da Umbertide al Sahara, Compagnia di danza Oplas celebra Dante Alighieri nel deserto

Davide Baccarini

Da Umbertide al Sahara, Compagnia di danza Oplas celebra Dante Alighieri nel deserto

Ven, 26/03/2021 - 14:33

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Lo spettacolo di Luca Bruni e Mario Ferrari ispirato all'inferno dantesco ha incantato gli spettatori del "Festival Internazionale del Teatro del Sahara"

Da Umbertide al deserto del Sahara. La Compagnia di danza Oplas – Centro Regionale della Danza Umbria, diretta da Luca Bruni e Mario Ferrari si è esibita, lo scorso 22 marzo, al Festival Internazionale del Teatro del Sahara, portando in scena in prima assoluta una nuova opera coreografica dedicata a Dante Alighieri e alla sua Divina Commedia.

Lo spettacolo – intitolato “Le grand voyage” – è stato messo in scena in un contesto assai inconsueto ma quanto mai suggestivo, le dune del deserto di Sabryah, alle porte del Sahara. L’Oplas ha sempre prediletto questo genere di contesti inconsueti, al fine di portare la danza direttamente fra la gente, e per questa caratteristica è diventata nota in tutto il mondo.

Per la prima tappa del percorso creativo dedicato alla “Divina Commedia” la scelta del deserto come luogo del debutto non poteva essere più adatto: ispirato alle immagini dell’Inferno dantesco, il racconto coreografico si è calato perfettamente nelle suggestioni di un luogo sferzato dal vento e da una sabbia così fine tale da infilarsi fin nei pori della pelle, illuminato dalla luce naturale del sole al tramonto.


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Lo spettacolo è stato arricchito da acrobatiche esibizioni di danza sui trampoli, per cui l’Oplas è nota in tutto dal mondo: elementi aggiunti all’ultimo istante, una volta giunti sul posto, proprio per sbalordire maggiormente coloro che già estremamente di rado – se non mai – vedono un artista europeo esibirsi.

Esibirsi sulla sabbia, dove i piedi affondano passo dopo passo – racconta Luca Bruni – non è stata cosa semplice, e sono stati presi diversi rischi: ma questo è il nostro modo di concepire l’arte della danza, sempre alla ricerca dell’inconsueto. Abbiamo danzato con la gola secca e le narici bruciate dalla sabbia, e alla fine dell’esecuzione sentivamo bruciare i polmoni: ma tornare a danzare sotto la volta del cielo è sempre molto emozionante.

Il nostro pensiero è andato inevitabilmente a tutte coloro che attraversano questo deserto per giungere alle sponde del Mediterraneo, e da lì in Italia: – ha aggiunto il coreografo Bruni – giungendo fino alle porte del Sahara, contro corrente, abbiamo avuto modo di cogliere qualche indizio di tanta veemente motivazione che spinge l’uomo ad affrontare ogni sorta di pericolo, in una sorta di atavico viaggio in perfetto stile dantesco, e abbiamo visto con i nostri occhi quanto il mondo può essere diverso”.

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