La gente si ammala, di tumore. E muore. Capita ovunque direte, eppure gli abitanti di Pietrafitta, 800 anime nel Comune di Piegaro, temono che da loro questo accada più che altrove. Difficilissimo da dimostrare, eppure anche l’amministrazione comunale si è attivata in questo senso, per cercare di capire se esiste una fondatezza per quello che adesso è solo un preoccupante sospetto. Quello di un territorio che teme di aver pagato un prezzo troppo alto per il tipo di gestione ambientale fatta in passato.
Nella Valle del Nestore se ne parla da anni. “Anche ieri (nei giorni scorsi, ndr) a Pietrafitta abbiamo salutato una donna, poco più di 50 anni, morta di tumore. Un altro caso che si unisce a decessi, a tumori in atto. Pietrafitta è un paese di 800 persone ed ogni anno abbiamo tra uno e due casi di insorgenza tumore. Sappiamo tutti che è un discorso vecchio e ricorrente sul quale le persone si interrogano – spiega Maria Cristina Mencaroni attiva nell’associazionismo locale – C’è chi osa congetture talvolta esagerate, e chi esorcizza facendo ricorso alla casualità. Ricordiamo tutti pagine inquietanti della vallata che parlano di emissioni o di gestione di rifiuti con operazioni che hanno modificato anche la morfologia del territorio. Noi non facciamo capo a Gruppi politici, non dobbiamo prestarci a strumentalizzazioni, né dobbiamo coprire interessi di qualsiasi tipo. Siamo, semplicemente, cittadini cui sta a cuore il Territorio. E, prima ancora, il nostro diritto alla salute. E cosa c’è di più trasversale e fondamentale del diritto alla salute? Perché non chiediamo e promuoviamo un’indagine? Se poi scopriamo che i dati della vallata sono in linea con la media nazionale staremmo tutti più tranquilli”.
Così Mencaroni ha scritto al sindaco di Piegaro Roberto Ferricelli, chiedendo come è possibile fugare questi sospetti e come collaborare per arrivare alle risposte tanto attese. Il sindaco non si è fatto attendere “E’ una delle prime questioni che mi sono posto quando sono stato eletto – ci spiega – ma per stabilire con certezza se esiste una incidenza più alta che in altri territori omogenei non basta il mero calco numerico. Serve uno studio approfondito che vada molto indietro nel tempo e stabilisca un eventuale rapporto anche in base al tipo di patologie riscontrate. Di certo come amministrazione siamo i primi a voler dare una risposta a questa domanda. Ci siamo già attivati. Iniziamo con una indagine macroscopica attraverso l’anagrafe poi cercheremo di capire come procedere”.
Sul tema Tuttoggi.info ha chiesto qualche chiarimento al professor Fabrizio Stracci direttore del registro di tumori umbro di popolazione che è gestito dal Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche e Sanità Pubblica, Sezione di Sanità Pubblica, dell’Università di Perugia, il quale ci ha spiegato: “Per valutare se in un territorio, soprattutto se piccolo, vi è un ‘eccesso di rischio’ rispetto ad altri territori omogenei esistono degli strumenti messi a punto, ma non sempre è certo che vi siano risultati soprattutto se si cerca un nesso di causalità. Gli studi, che siano ‘di corte’ o di ‘caso controllo’ richiedono comunque anni e non è detto che si riesca ad individuare un cluster”.
Le variabili sono molteplici, ma intanto un dato emergerà al termine del primo controllo macroscopico e meramente numerico che l’amministrazione sta portando avanti. Dal registro dei tumori umbro al momento vengono resi pubblici sul sito soltanto i dati relativi ai comuni più grandi ma non dovrebbero esserci difficoltà ad estrapolare i valori assoluti anche di realtà più piccole.