Analisi impietosa dei dati sui procedimenti finiti in prescrizione in Italia, pubblicata sul sito del Ministero della Giustizia. Rispetto ai 123mila casi censiti nel 2013, il 2014 ha visto il verificarsi di un netto balzo in avanti fino ad arrivare ai 132mila casi totali, ovvero 9mila unità in più. Stesso trend anche per i procedimenti definiti (dunque conclusi con sentenza o archiviazione) che passano dall’8,3 al 9,5.
Legge Ex-Cirielli- Uno status quo certificato che viene spiegato dal Ministero come il risultato dell’applicazione della legge del 2005, la ex-Cirielli del governo Berlusconi. I reati maggiormente rappresentati sono quelli di tipo societario, aggiotaggio, insider trading e false comunicazioni sociali. Critica anche la situazione di aumento per i reati contro la pubblica amministrazione, come corruzione, malversazione, abuso d’ufficio. Le percentuali di aumento variano dall’1 al 2% per cento in più di media rispetto ai dati dell’anno precedente. Sempre in aumento ma al di sotto del punto percentuale il caso dei reati come truffa, omicidio colposo e reati ambientali. Caso significativo per il reato di violenza sessuale che dallo 0.3% del 2013 passa all’1,3 % del 2014.
Il punto di “incaglio” nei procedimenti sembra avvenire nella fase dell’Appello tanto che il 23% dei processi si ferma li contro la media totale del 9%. Criticità sono state rilevate dal ministero nelle Corti di Appello di Venezia (+50%) e Napoli (+40%).
Spoleto- Il Ministro Orlando esclude chiaramente che ci sia una “Questione meridionale”. Ma in realtà i dati del Centro-Sud dicono qualcosa di diverso. E nella lista delle maglie nere nazionali finisce anche il Tribunale di Spoleto che con il +33% di prescrizioni nel solo 2014 “conquista” il terzo posto dietro a Vallo della Lucania (+41%) e a Tempio Pausania (+51%).
Altre maglie nere, questa volta al nord invece, per Torino (+40%), Parma (+34%) e Brescia(+27%), dove gli stop ai procedimenti arrivano addirittura in fase predibattimentale, ovvero delle indagini preliminari.