Di Sergio Grifoni (*)
Il facile collegamento con il “resto del mondo” è stato sempre la cartina al tornasole della valenza sociale, economica, politica e demografica di una città. E’ un positivo circolo vizioso, ovvero: più possibilità di collegamento avrò, più mi svilupperò; più mi sviluppo e più possibilità di collegarmi con gli altri avrò. La nostra città, sin dai tempi remoti, è stata sempre considerata un crocevia fondamentale per i vari collegamenti verso il nord o verso il sud.
Non a caso i Romani progettarono e realizzarono la Flaminia, prevedendo a Spoleto adeguate strutture per la sosta dei viandanti o per il riposo e ricambio dei cavalli. Non a caso per unire il nostro territorio alla Valnerina, nel 1926 fu costruita la Ferrovia Spoleto-Norcia.
Lo scenario strutturale viario poi, nel tempo, si è sostanzialmente modificato, secondo le volontà e gli interessi di chi deteneva il potere politico ed amministrativo. Ecco perché negli anni sessanta l’Autostrada del Sole, anziché seguire il più naturale tragitto, ovvero percorrere l’Umbria attraverso le sue principali città, fu dirottata per Fabro ed Orvieto, fino a Val di Chiana ed Arezzo. Perché? Solo perché quel tragitto innaturale stava a cuore a qualche potente del momento.
Ecco perchè negli anni ottanta, quando si costruì la E45, anziché passare per Spoleto, Foligno, Assisi e quindi Perugia, percorso sacrosanto, si preferì il tragitto per Acquasparta, Todi, Marsciano, Deruta, Torgiano. Fu una scelta sensata tagliare fuori tre fra le più importanti città della Regione?
Sicuramente no. Quel percorso, però, fu caldeggiato da chi aveva potere decisionale e quindi possibilità di influenzare in tal senso. Tali scelte, che si voglia o meno, hanno condizionato positivamente l’economia dei territori interessati, facendo crescere come funghi, a ridosso delle suddette direttrici viarie, aree industriali, e con esse preziose possibilità occupazionali. Potremmo dedurre che tutto questo, ormai, fa parte del passato.
A volte non ci si rende conto invece che oggi si stanno ricreando gli stessi pericoli. Con una sola differenza rispetto a ieri: questa volta, ad essere esclusi da scelte fondamentali per i collegamenti nel territorio saremo soltanto noi! Spiego il perché.
In questi anni non si parla più solo di collegamenti nazionali. Sia a livello viario, che in quello marittimo e ferroviario, stanno prendendo piede i cosiddetti Corridoi Europei, ovvero direttrici internazionali che uniscono velocemente i vari Paesi del nostro Continente e, con essi, gli interessi della loro gente (la TAV insegna). Un corridoio lambirà l’Adriatico, attraverso l’A1; l’altro il Tirreno attraverso l’A24. Questi due corridoi stradali, ricchi di piattaforme logistiche e centri internodali, nel passato avrebbero dovuto essere congiunti da una arteria, conosciuta come Due Mari, che da Ancona raggiungeva il porto di Civitavecchia, attraverso una direttrice denominata Strada delle Tre Valli. Tale opera avrebbe resa Spoleto strategicamente baricentrica. Tutto era pronto e cantierabile, grazie soprattutto all’intervento della Cassa di Risparmio che aveva finanziato il progetto. Poi, stranamente (ma non tanto), le strategie, grazie a chi aveva potere decisionale, hanno cambiato direzione. Ecco quindi che improvvisamente è diventata prioritaria la strada che da Foligno porta a Macerata e quindi all’Adriatico. Oppure quelle che portano verso Fabriano ed Ancona, oppure verso Fano e Pesaro, o anche da Terni a Rieti, o quella verso Cesena, o il quadrilatero perugino.
Non solo, ma adesso il congiungimento fra i due corridoi europei, non avverrà più fra Ancona e Civitavecchia, ma fra Fano e Grosseto. E la nostra Tre Valli? Accantonata! Più le direttrici viarie suddette troveranno esecuzione, più questa nostra strada verrà considerata superflua. Quale sarà la conseguenza? Un pericoloso isolamento e l’esclusione naturale dai collegamenti veloci, con gravi ripercussioni sociali ed economiche per la città.
Le nostre aziende rischieranno di non essere più competitive; la possibilità di occupazione scemerà drasticamente e porterà sempre più i nostri giovani ad emigrare altrove; il turismo sarà ridotto a coloro che partono per arrivare a Spoleto, e non a coloro che si fermano perché passano per Spoleto (anche in presenza di un accreditamento all’Unesco).
Da ben due anni sto chiedendo con forza al Sindaco ed all’Amministrazione Comunale di creare una Task-Force per monitorare lo stato di esecutività della Tre Valli, prima che sia tutto inutile. Anche il Consiglio Comunale ha votato, all’unanimità, un ordine del giorno in tal senso. Tutto però tace. Niente si muove. Ai continui solleciti, vengono addotte scuse ed ancora scuse, più o meno banali, pretestuose ed irritanti.
Mi chiedo: perché questa non volontà? Perché questo atteggiamento arrendevole ed autolesionista? Non si comprende forse l’inesorabilità del fenomeno; non la si vuol comprendere o, peggio ancora, qualcuno che conta non vuole che si comprenda? Dobbiamo ribellarci a tale stato di cose, tutti insieme, a prescindere dalle singole appartenenze politiche: cittadini, associazioni di categoria, partiti, organismi vari, etc. Ne va del nostro futuro e quello dei nostri giovani. Fra dieci anni, così restando, saremo isolati.
Sapere, condividere, ma non intervenire, significa di contro diventare complici passivi di tali conseguenze. Mi auguro che tutti riflettano su questo.
(*) Consigliere comunale Prima SPoleto – Udc