Sara Minciaroni
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere al pm Manuela Comodi e al giudice per le indagini preliminari Lidia Brutti, Alessandro Settepani e Francesca Paola Iozzi, i due eversori del terrorismo anarchico finiti in carcere con l'accusa di progettato o compiuto gli attentati alle sedi di Equitalia e alla Deutsche Bank e attualmente detenuti a Perugia. Gli altri arrestati nell’ambito dell’operazione “Ardire” sono invece in carcere in altre città d’Italia.
Le indagini – L’attenzione degli inquirenti in questo momento si concentra soprattutto sul materiale rinvenuto proprio nel domicilio ternano di Giulia Marziale (fili elettrici, pile e mollette) considerato utile al confezionamento di ordigni in base alle modalità descritte nei testi degli anarchici di ultima generazione. Benché la Marziale non sia stata accusata di aver partecipato all’invio di pacchi esplosivi imputati all’organizzazione dal 2009 al 2011, la si ritiene operativa in una serie di atti dimostrativi della “cellula perugina”. Sarebbe stata lei, insieme a Settepani e alla Iozzi, ad aver compiuto il sabotaggio del bancomat di via Faretti, a scrivere con lo spray frasi inneggianti l’azione terrorista sia in piazza Morlacchi che alla fontana Maggiore, e a distribuire volantini con gli stessi messaggi.
Per gli investigatori ci sarebbero ancora obiettivi inesplorati, mire di ordigni inesplosi. Niente di certo, ma l’ipotesi è forte: durante un’intercettazione uno del gruppo, Alessandro Settepani avrebbe dato l’ok ad un’azione terroristica a Torino e nel Lazio contro i distributori e i depositi di carburante dell’Eni. E proprio un distributore dell’Eni era già stato preso di mira a Perugia già il 12 aprile del 2011 in via Cortonese: sul muro del rifornitore erano comparse le scritte “merde la pagherete” accompagnate dal volantino di rivendicazione del gruppo anarchico.
La rabbia sul web – Intanto su internet esplode la rabbia anarchica. Sui siti web individuati durante le indagini del Ros, l'ira sovversiva si manifesta con frasi come: “noi siamo l’infezione e non c’è nessuna cura. Che il ruggito delle polveri squarci il silenzio della pace sociale. Il caos è alle porte”. Moltissimi anche i riferimenti al PM Comodi che viene definita “la testa della vipera” ma anche “boia”. E ancora “repressione, notorietà, libertà altrui? I miei porci Comodi”. Già il Gip aveva riconosciuto questi siti come il principale strumento di propaganda della cellula sovversiva, in particolare “Culmine” un blog che sarebbe riconducibile a due degli arrestati nella notte di martedì.
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