Prime premiazioni per la XII edizione del “Popoli e Religioni Film Festival” che, nella serata di ieri, ha visto come protagonisti i registi Folco Napolini, Chiara Napolini e Maria Rosaria Omaggio. La regista, protagonista in “Walesa” di Andrzej Wajda nei panni di Oriana Fallaci, con il corto “Hey you!” ha vinto i premi come “Miglior regia” e come “Miglior colonna sonora”, per la formidabile musica scritta per lei dalla Premiata Forneria Marconi.
Salita sul palco per ritirare il premio consegnato dal direttore artistico del Festival, Arnaldo Casali, l’attrice-regista, evidentemente informata sui fatti di politica locale, ha espresso tutto il suo dissenso per la mancanza di un teatro in città:
“E’ vergognoso che Terni non abbia un teatro, sapevo che il sindaco vi aveva promesso di riconsegnarlo alla città, ma evidentemente non ha mantenuto neanche questa promessa”.
L’unico teatro sul quale Terni può contare è il teatro “Secci” del Caos, attualmente chiuso perché inagibile dopo il terremoto del 30 ottobre che ha danneggiato una struttura attigua allo stesso teatro. Per motivi di sicurezza, non può quindi essere aperto al pubblico, tanto che un appuntamento del Festival è stato annullato, proprio perché non c’è alcuna alternativa al “Secci”.
I registi umbri Folco Napolini e Chiara Napolini hanno presentato in prima visione al Festival il corto “Babilonia”, un’opera visionaria, spietata, ma anche piena di speranza ed evangelica, nel senso letterale del termine di ‘buona notizia’. L’affermato regista di adozione ‘ternana’, Folco Napolini, riprendendo le considerazioni di Maria Rosaria Omaggio, ha confermato la gravità di questa situazione: “Una città senza ‘il tempio’ della cultura e senza un progetto culturale è una città destinata a non avere un linguaggio comune di riferimento, una Babele, dove tutti parlano, ma nessuno decodifica il messaggio. Bisogna coinvolgere le eccellenze – continua Napolini – per creare un progetto finalizzato a far uscire fuori dai confini territoriali la grandezza di eventi come questo Festival, affinché si possano raccogliere e destinare risorse per la realizzazione della casa della cultura, e potenziare tutte le risorse legate al teatro: gli studios di Papigno e il Centro Multimediale, per avere un centro alternativo di sviluppo. Una città senza progetto culturale è destinata a morire. Speriamo che gli assessori di competenza accolgano questo ennesimo richiamo anche in vista di San Valentino”.
Le ultime notizie sul teatro “Verdi” risalgono al 5 luglio 2016, quando gli ex assessori Giorgio Armillei e Francesco Andreani, rispettivamente alla Cultura e all’Urbanistica, entrambi ‘licenziati’ da Di Girolamo dopo il rimpasto di Giunta, organizzarono una conferenza stampa davanti alle scale del teatro, in una torrida giornata estiva, per definire lo stato dell’arte dei lavori.
In quell’occasione fu detto, in sostanza, che bisognerà aspettare ancora per riavere il teatro della città e che ci vorranno circa 17milioni di euro per rimettere in sesto il “Verdi”. Per quanto riguarda la torre scenica, durante la conferenza stampa, i due ex assessori avevano affermato che i lavori potrebbero essere assegnati con bando tra il 2017 e il 2018; si attende che la commissione esaminatrice del bando indetto per l’aggiudicazione dell’appalto per i lavori sulla torre scenica faccia la sua scelta. Una volta assegnata la realizzazione del progetto i lavori dovrebbero durare circa un anno e mezzo.
Diverso il discorso per la sala della struttura; l’attuale giunta ha congelato il progetto realizzato da quella precedente visto che, nonostante siano stati rispettati tutti gli accorgimenti tecnici, il disegno non teneva conto delle esigenze dei nuovi orientamenti progettuali riservati agli spazi culturali. La riqualificazione era stata pensata per mantenere l’uso del teatro-cinema, circostanza che sembra non essere piaciuta alla nuova giunta, che intende estendere il progetto del nuovo teatro anche ai cittadini.
L’amministrazione sta cercando di reperire i fondi con l’adesione al bando “Art Bonus” istituito da Mibact, che consente la partecipazione dei privati al restauro di beni culturali, con la possibilità di recuperare fiscalmente il 65% dell’importo versato.
Difficile pensare che prima del 2020 Terni possa riavere il “Verdi”, nella più ottimistica delle ipotesi, sperando che, almeno l’agibilità del “Secci” possa essere recuperata in tempi brevi. Un vero peccato che eccellenze del cinema nazionale, ospiti in città, siano costrette a sottolineare l’inadeguatezza delle strutture destinate alla cultura presenti a Terni.