Condannato a 16 di carcere per aver ucciso il connazionale a colpi di pistola; è la sentenza della corte di Appello di Perugia nei confronti del 62enne cittadino albanese Kujtim Beli che, il 18 luglio 2017, aveva ucciso il 49enne Demir Hyseni in via Galvani. Confermata dunque la sentenza di primo grado emessa nel maggio 2018 dal Tribunale di Terni, nell’ambito della quale alla famiglia della vittima, la moglie e tre figli, erano stati riconosciuti 400mila euro di risarcimento.
Rigettata la richiesta della difesa della vittima, secondo la quale non ci sarebbe stata ‘volontarietà’ nell’omicidio.
Movente passionale: ad aver armato la mano di Kutjim Beli, secondo l’accusa, sarebbe stato un sentimento esasperato di gelosia nei confronti della propria moglie, ipotesi confermata dall’analisi dei tabulati telefonici, collaborazione dei cittadini e capacità operativa dei militari, che, all’epoca dei fatti, hanno permesso agli inquirenti di catturare il presunto assassino in meno di 12 ore.
I Carabinieri hanno subito individuato il sospettato dell’omicidio, visto che la sera prima del delitto Hyseni ha ricevuto 2 chiamate dal suo presunto killer. Secondo quanto ricostruito sembra che Beli, che di professione fa l’operaio, abbia teso una vera e propria ‘trappola’ alla vittima, raccontando a Demir di aver bisogno di aiuto a trovare un lavoro a Terni.
Ottenute le informazioni che voleva sulla residenza di Hyseni e sugli orari dei suoi spostamenti, la mattina del 18 luglio 2017 l’uomo si è presentato in Via Galvani, attendendo che il 49enne uscisse di casa per recarsi al lavoro. Quando è salito a bordo della proprio auto, Beli è sbucato da una via adiacente e tra i due sarebbe iniziato un violento litigio. Nell’ambito dello scontro verbale, Hyseni è sceso dalla macchina, ed è proprio in quel momento che il ‘rivale’ ha fatto fuoco con un’automatica calibro 7.65, risultata poi comprata all’estero, ma con matricola ancora visibile.
Dopo il primo colpo, la vittima ha fatto in tempo ad estrarre un coltello da cucina che teneva nella borsa frigo contenente il pranzo, ma non ha fatto in tempo a difendersi. Dopo aver percorso qualche metro per cercare la fuga, è stato inseguito e raggiunto da altri colpi che non gli hanno lasciato scampo.
Il killer si è subito dato alla fuga, gettando la calibro 7.65 in un cassonetto, cercando di far perdere le sue tracce. Le testimonianze di alcuni residenti, che intanto erano stati svegliati dai colpi di pistola e dalle grida, sono state preziose ai militari che hanno ricostruito un identikit molto accurato del fuggitivo.
Subito i Carabinieri, contestualmente alle ricerche in loco, hanno diramato alle forze dell’ordine del territorio nazionale gli elementi in loro possesso e, in breve tempo, i colleghi di Bari, hanno identificato il sospetto mentre cercava di imbarcarsi nuovamente per l’Albania.
Una volta fermato, i militari hanno provveduto alla perquisizione dell’auto che l’uomo aveva lasciato parcheggiata al porto, all’interno della quale c’era un sacchetto di plastica contenente i vestiti che corrispondevano alla descrizione fatta dai cittadini che lo avevano visto fuggire a Terni.