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Terni / Crisi Sangemini diventa mistero / Agnello “Compro io” / Istituzioni “Non diamo credibilità”

Redazione

Terni / Crisi Sangemini diventa mistero / Agnello “Compro io” / Istituzioni “Non diamo credibilità”

Sab, 21/09/2013 - 09:41

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La situazione è difficile e complicata, e ora ci sia mette anche Francesco Agnello. Secondo quanto riportato dal “Giornale dell'Umbria”, l'imprenditore sarebbe atterrato a Terni con il suo elicottero personale per presentare un'offerta d'acquisto alla Sangemini ritenendo di avere l'unico piano industriale disponibile per salvare l'azienda. L'arrivo dell'imprenditore ha del grottesco, visto che nessuno in Regione, o in azienda, sapeva di questo arrivo. Vista la delicatezza della situazione, a rischio ci sono 136 posti di lavoro e gli operai non vanno illusi con le promesse di falsi messia, TO® ha contattato telefonicamente il sindaco di San Gemini, per verificare l'attendibilità dell'interessamento dell'imprenditore partenopeo: “L'arrivo di Agnello per quanto ci riguarda non ha alcuna credibilità – ci dice Grimani – siamo rimasti in contatto con i vertici della regione fino a ieri sera tardi e nessuno sapeva di questo arrivo. Lo stesso assessore regionale, Vincenzo Riommi, quando ha appreso la notizia di questo presunto interessamento non ha mostrato di prestargli particolare attenzione. In questo momento abbiamo bisogno di soggetti credibili che possano mediare con le banche, questa al momento è l'unica via perseguibile”.
Insomma ci sembra di capire che 'falsi' profeti e salvatori della patria non sono quello che serve alla Sangemini, ma Francesco Agnello sostiene che 'l'affare Sangemini' gli sia stato proposto da Unipol nel 2010, ma l'eccessivo indebitamento dell'azienda non lo aveva convinto a concludere. Secondo quanto riportato dal Giornale dell'Umbria, ci sarebbe una specie di intrigo di corte tra banche, advisor e azienda, ecco cosa riporta la testata locale sul pezzo a firma di Andrea Giuli: “ [parla Agnello] A dicembre 2012 ho mandato a questi istituti di credito un'offerta completa per rilevare la Sangemini, con tanto di piano industriale e ricevendo il sostanziale assenso delle banche stesse. Il punto, però, era la contrarietà netta di Rizzo. Non solo. La medesima offerta è stata inviata anche agli advisor della Sangemini e delle banche, ma chi dovere l'ha sempre tenuta chiusa nel cassetto. Forse, la mia proposta non doveva saltare fuori. L'attuale proprietà e le banche allora hanno tirato fuori dal cilindro la Norda che, mi risulta, ha inviato solo una lettera di intenti in tribunale e, tra l'altro, ha anch'essa i suoi problemi. A quel punto – continua Agnello – sono stato costretto a mandare il mio piano al tribunale di Terni, ufficialmente. Era il giugno di quest'anno. Lo stesso tribunale ha sollecitato due volte gli advisor di Sangemini, ma senza risposta. Il 12 agosto, Rizzo ha chiesto al Tribunale una proroga proprio per consentire di dipanare l'opzione Norda. Io stesso ho contattato Rizzo per capire se c'era la possibilità di sedersi a tavolino. Niente. Credetemi, il mio è l'unico piano industriale e impegnativo che può salvare la Sangemini. Le banche sanno tutto”.
E ancora: “Da quello che so, l'incontro romano di qualche ora fa tra l'attuale proprietà e le banche è stato interlocutorio. Rizzo e soci hanno chiesto un altro prestito per andare avanti. Ma il punto è che la situazione è ormai troppo compromessa, l'azienda continua a perdere, l'indebitamento è enorme, gli sprechi corrono. Ho ragioni fondate per dire che nè Norda, nè l'attuale proprietà sono i grado di recuperare la faccenda. Bisogna essere del mestiere. È ora che si faccia chiarezza, nell'attuale proprietà e nel gioco di specchi tra vari attori che finora è andato avanti. Ciascun soggetto svolga il proprio ruolo, senza debordare in diktat e campi altrui”.
Sul piano industriale: “L'offerta che ho proposto si basa sull'acquisto in continuità sui bilanci del 2011: Vi è compreso il pagamento delle pendenze fiscali per 8 milioni, il riassorbimento immediato delle maestranze per 90-100 unità, il non avvio della procedura fallimentare, la copertura attraverso un piano finanziario dell'intero monte debitorio attuale, 10-15 milioni di investimento, la soluzione del contenzioso con il Comune di Fiuggi. Naturalmente – dice Agnello – quando parlo di acquisire la Sangemini, intendo anche la Fabia, Sangemini Fruit e il resto. Ho già contattato alcuni manager di una storico, importantissimo marchio del settore per portarli con me alla Sangemini, qualora la mia proposta si concretizzi. Io lo spero, per il territorio e per gli operai. Il tempo è maturo. Martedì prossimo in tribunale vi sarà un primo momento della verità”.
Quali siano le reali intenzioni di Agnello non è dato sapere, ma se le sue parole fossero vere sarebbe davvero sconcertante l'intrigo tra banche e azienda che avrebbe permesso di mettere a rischio 136 posti di lavoro. Intanto oggi alle 15.00 è atteso il consiglio comunale aperto al parco della fonte.

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