Mostre, spettacoli, pubblicazioni, convegni e conferenze: è il ricco programma di iniziative che anche Terni si appresta a vivere nel ricordo della Grande Guerra e che è stato presentato ufficialmente stamane nel corso di una conferenza-stampa convocata a cent’anni esatti dall’inizio del conflitto. Un calendario unitario di eventi, monitorato e coordinato da un apposito gruppo di lavoro istituito in Prefettura, ora pubblicato su un’apposita pagina informativa, accessibile tramite i siti istituzionali di tutte le amministrazioni coinvolte (all’indirizzo http://cms.provincia.terni.it/on-line/Home/CentenarioPrimaGuerraMondiale.html), e che si fregia del logo ufficiale delle celebrazioni, concesso dalla Presidenza del Consiglio.
Oltre al Prefetto, Gianfelice Bellesini, alla conferenza-stampa hanno preso parte il Presidente della Provincia, Feliciano Polli, il Sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, il direttore regionale dei Beni Culturali, Francesco Scoppola e Mauro Esposito, per l’Ufficio Scolastico Regionale; in sala anche i rappresentanti delle forze di polizia e di tutti quegli enti, associazioni, istituti culturali ed amministrazioni che hanno contribuito alla stesura del programma ed all’organizzazione degli eventi.
Nel corso dell’incontro, è stato evidenziato il significato profondo di una ricorrenza che, se da un lato vuole celebrare il sacrificio e l’eroismo dei tanti italiani che parteciparono ad una delle svolte fondamentali nella costruzione dell’identità nazionale, dall’altro intende esaltare il valore primario della pace fra i popoli come bene da preservare contro ogni tentazione bellica.
“Oggi come cent’anni fa – ha ricordato il Prefetto Bellesini – si corre il rischio di considerare la guerra come l’eredità di un passato ormai lontano, quando invece la realtà internazionale intorno a noi ci ricorda quotidianamente che la tragedia dei conflitti è ancora attuale, presente, incombente. Ma la memoria è un monito, ricordare serve a non ripetere gli errori del passato, a capire che si può arrivare agli stessi obiettivi anche attraverso altre strade, meno cruente e dolorose. Il centenario della Grande Guerra a Terni sarà anche questo: un impegno corale di istituzioni, agenzie formative, enti ed associazioni culturali per non dimenticare e per rinnovare anche nei più giovani la consapevolezza di quell’immane tragedia e di come essa fu vissuta in un territorio apparentemente così lontano dai fronti di battaglia”.
Anche il Sindaco Di Girolamo ha sottolineato come la prima guerra mondiale “evento sconvolgente per la vastità di territori coinvolti e di vite umane perse, non è stata purtroppo foriera di un pensiero di pace tra i popoli e questo secolo che da essa ci divide ne ha ricordate molte e cruente, comprese quelle in corso contro le quali si levano gli appelli dell’ONU e dello stesso Papa, purtroppo senza esito. Noi dobbiamo oggi celebrare – ha aggiunto – il sacrificio di tanti uomini eroici ma anche rinnovare negli studenti, che saranno quelli maggiormente interessati da tale celebrazione, una cultura di pace”.
“Questo obiettivo – ha assicurato Mauro Esposito – orienterà nei prossimi anni scolastici i processi formativi che saranno avviati dagli Istituti della provincia, i quali hanno manifestato grande attenzione e volontà di coinvolgimento rispetto ai temi del centenario”.
Sulle conseguenze geo politiche del conflitto è intervenuto il Presidente Polli ricordando che provocò “la scomparsa di grandi imperi, il ridimensionamento dell’Europa, l’affermarsi dell’America e le spinte rivoluzionarie e autoritarie che condussero alla seconda guerra mondiale. Ma cambiò profondamente anche l’Italia, che completò il risorgimento, e fornì una grande spinta verso un moderno stato unitario”.
Infine, nel tracciare un bilancio di questo centenario, Scoppola ha rimarcato la necessità di “contemplare quanto di positivo in questi cento anni è accaduto e quanto invece ancora manca all’appello del possibile non realizzato. Dal primo punto di vista, vi è innanzi tutto l’Europa, che allora era solo un sogno risorgimentale e oggi è realtà ed impegno comune. Per il secondo aspetto (quanto resta da fare) manca ad esempio ancora una costituzione europea: una condivisione di principi riconosciuti da tutti. E questo è grave perché una solida unità non può basarsi solo sul mercato comune, sulla moneta unica, sulla abolizione delle frontiere, su leggi comuni. Bisognerà tornare sulla carta di Roma, che più si era avvicinata al raggiungimento dell’obiettivo irrinunciabile ed urgente: quello di fissare i valori non economici”.