Il batterista e compositore newyorkese sarà protagonista di questo ultimo appuntamento della rassegna con un lavoro sperimentale
Finale all’insegna della sperimentazione e della contaminazione questo sabato, 4 settembre, alle 21 a Palazzo Collicola con le visioni futuristiche di John B. Arnold che presenterà il suo album “Tekna”, lavoro che mette in atto la fusione tra la musica acustica e la musica elettronica unendo elementi del Jazz alla musica Ambient insieme alle tante sfumature della Techno.
Il batterista e compositore newyorkese sarà protagonista di questo ultimo appuntamento della rassegna Collicola Jazz Connection, organizzata dal Comune di Spoleto sotto la direzione artistica di Marco Sarti, insieme al pianista Greg Burk, con il quale ha inciso il disco in questione, e con Joy Grifoni, brillante contrabbassista e cantante umbra. “Tekna” è un’anomalia acustica, che combina la struttura percussiva della musica elettronica con l’improvvisazione del jazz, mutuando da entrambi ma non appartenendo a nessuno dei due e si spinge in un nuovo territorio con un suono che può essere descritto solo come “ipnotico”.
Frustrato dalla mancanza di innovazione nel jazz moderno, John B. Arnold ha ideato questo progetto per incarnare la spinta della techno con l’anima della composizione jazz, motivo per cui il pianoforte e la batteria sono registrati dal vivo. John B. Arnold, nipote del cantautore americano Hoagy Carmichael (Georgia on my Mind, Stardust, The Nearness of You), ha da tempo un piede in entrambi i mondi: una lunga discografia come artista jazz, ma anche una grande passione per la musica elettronica che lo ha ispirato a creare “Calcatronica”, un festival di musica elettronica di tre giorni in Italia.
Fra i suoi lavori discografici ricordiamo “Logorhythms”, con ospiti, Jason Moran, Gary Thomas, Uri Caine ed “Eclectricity” con la formazione “Tricycles” insieme a Maurizio Giammarco e Dario Deidda.
Nella sua carriera ha suonato come componente e leader con grandi nomi come Chet Baker, Lee Konitz, Kenny Garrett, John Abercrombie, John Pattitucci, Greg Osby, Enrico Pieranunzi, Enrico Rava, Dado Moroni, Tony Esposito e Tullio De Piscopo.
Il pianista e compositore Greg Burk, originario di Detroit, ha studiato con Yusef Lateef, George Russell, Paul Bley e Danilo Pérez. Dopo aver insegnato al Berklee College of Music di Boston e alla New York University, si è stabilito in Italia, continuando anche qui l’attività didattica (New York University di Firenze) oltre a quella concertistica.
Burk è stato definito “uno sperimentatore con la serena sicurezza del mainstreamer”: è infatti fautore di un modernismo senza eccessi radicali, che mantiene un profondo rapporto con la tradizione degli anni Cinquanta.