Risalgono a poco più di una settimana fa le dichiarazioni del primo cittadino di Umbertide Marco Locchi indirizzate all’Associazione Umbertide Cambia, a suo avviso rea di aver distorto la realtà dei fatti, tramite i propri comunicati stampa, in materia di bilancio di previsione 2015.
Oggi l’Associazione del Presidente Gianni Codovini, quest’ultimo chiamato in causa dal sindaco, ha richiamato il diritto di replica rispetto alla nota dell’Amministrazione Comunale e ha deciso di rispondere.
“C’è pressione fiscale ad Umbertide? L’addizionale Irpef è gestita equamente? Le nostre posizioni sono diametralmente opposte a quelle dell’Amministrazione, anche se su un punto il Sindaco Locchi ha ragione: i numeri sono numeri. Questi non possono essere tirati da una parte o da un’altra“.
Con queste parole inizia la nota di Umbertide Cambia, firmata, oltre che dal Presidente, dai tre Consiglieri Comunali Claudio Faloci, Stefano Conti e Luigino Orazi. Gli autori della nota dichiarano infatti di essersi affidati a studi “neutrali e autorevoli“, come quelli del CNA e del Centro Studi Sintesi, precisando che “tali studi, e non Umbertide Cambia, dimostrano come, per quanto riguarda Imu e Tasi, il Comune di Umbertide sia stato per il 2014, e non cambia per il 2015, il più caro dell’Umbria. Rispetto ad un laboratorio artigianale con rendita catastale di 400 euro, la media regionale di Imu più Tasi è di 611 euro, mentre Umbertide ha fatto pagare ben 670 euro, situandosi al primo posto in Umbria (Perugia e Castello si fermano a 623). Per un opificio con rendita catastale di 4.200 euro, Umbertide si situa al 7° posto regionale (3.038), superando la media di 2.925 (Imu+Tasi). Se poi si sommano Imu-Tasi-Tari, la situazione di Umbertide è ancor più grave (riferimento rendita catastale 4.200 euro, 200mq): risulta essere il primo Comune in Umbria con un totale di 3.769 euro, superando la media regionale di 3.350. Questi i dati clamorosi di un ente terzo. E non basta dire, come afferma il Sindaco, che si è aumentata la Tasi per dedurre il reddito d’impresa, agevolandola così fiscalmente. Infatti se si facilita leggermente da una parte si prende il doppio dall’altra”.
Riguardo al capitolo Irpef Umbertide Cambia si difende dichiarando di non aver mai detto niente sull’aumento dell’aliquota (rimasta effettivamente allo 0,5%), ma che la sua applicazione fortemente iniqua avrebbe aggravato la pressione fiscale sui ceti più deboli. Rimanendo invariata la soglia di esenzione (12.000 euro), infatti, a tutti, senza distinzioni di reddito, è stato imposto lo 0,5% .
“Il compagno ex comunista assessore Tosti – conclude la nota di Umbertide Cambia – crede veramente che l’equità sia far pagare lo 0,5% a chi ha reddito di 12.001 euro e chi, per esempio, ne ha 50.000 o 120.000? Il problema è che se la soglia di esenzione è bassa (perché non la si è alzata, visto che si afferma che il Comune ha un bilancio in avanzo?) e non è accompagnata da alcuna politica di compensazione come quella dei quozienti familiari, il peso fiscale si moltiplica per i redditi più bassi. Si provi, semmai, come hanno fatto gli altri Comuni di centro sinistra ad inserire uno scaglionamento per fasce di reddito, anche arrivando allo 0,8% per i redditi sopra i 75.000 euro. Chi più ha, più metta. E si abbassino Imu e Tasi sulle abitazioni: anche in questo caso le aliquote sono al massimo per le prime case, con una penalizzazione per le famiglie più numerose, e oltre il massimo’ per le seconde case”.