Da Assisi, città simbolo dell’Umbria e di quei valori che Forza Italia fa propri, il vice presidente Antonio Tajani suona la carica e spinge i candidati azzurri per le regionali del 27 ottobre. Con loro, ci sono i parlamentari di Forza Italia e gli amministratori ed i consiglieri dei vari Comuni. Alcuni sono inseriti in lista; tutti, comunque, assicurano il loro sostegno per la causa del centrodestra e di Forza Italia.
“Abbiamo detto alle nostre prime linee di metterci la faccia, perché questa per noi dovrà essere la vittoria dei territori” spiega la coordinatrice umbra e parlamentare Catia Polidori. Un concetto ricordato anche nell’hashtag “farebene“, scelto da Forza Italia per questa campagna elettorale, puntando sulla qualità manifestata dai propri amministratori nelle città governate dal centrodestra. A cominciare da Perugia, guidata da Andrea Romizi che sabato ha aperto la campagna elettorale di Donatella Tesei.
Tesei: “Ecco le mie idee per l’Umbria”
E’ Catia Polidori a presentare, uno ad uno, i 20 candidati di Forza Italia. Con tanti nomi noti, molti dei quali già con un incarico istituzionale. “Una lista competitiva – sottolinea Tajani – con tanti giovani, amministratori locali e imprenditori“. Con un obiettivo: il ceto medio. E mirando anche a recuperare il voto dei tanti che, nelle ultime tornati elettorali, hanno disertato le urne. Perché Forza Italia si gioca molto in queste elezioni umbre, anche nella competizione con i partiti a trazione sovranista del centrodestra. Per la cui vittoria Forza Italia “vuole essere determinante“, dice Tajani di fronte alla candidata presidente Donatella Tesei.
Regionali, la lista di Forza Italia
Ma il nemico “che non dobbiamo sottovalutare”, ammonisce il vice presidente di Forza Italia, è il Pd. “Purtroppo l’Umbria – accusa – è stata governata per decenni da un regime che poggiava la sua forza su una macchina organizzativa di migliaia di funzionari, che dovevano controllare tutto come se la Regione fosse stata una società privata del Partito democratico. Stiamo combattendo una battaglia di libertà. La differenza tra noi e loro è proprio questa: i nostri amministratori non governano le istituzioni come se fossero una cosa privata“.