“Per noi Laura Santi possiede tutti e quattro i requisiti, compreso il quarto, relativo ai trattamenti di sostegno vitale. Lo abbiamo nuovamente comunicato al comitato etico che ci aveva posto dei quesiti. Abbiamo inviato le risposte anche prima del termine di 10 giorni che lo stesso Cer ci aveva indicato”.È questa la risposta della Asl sul caso di Laura Santi, giornalista 49enne perugina affetta da una forma progressiva di sclerosi multipla che ha chiesto da tempo di poter completare le procedure per accedere eventualmente al suicidio assistito.
La relazione della Asl secondo cui la Laura Santi come detto risponde a tutti e quattro i requisiti indicati dalle due sentenze della Corte Costituzionale in materia si è resa necessaria – ricorda il Corriere dell’Umbria in edicola il 29 ottobre – in seguito a delle richieste di chiarimenti da parte del Comitato etico regionale (Cer) che aveva ritenuto sostanzialmente “non chiaro” il primo elaborato della equipe medica della stessa Asl che aveva visitato Laura Santi il 10 maggio scorso. Ora tocca nuovamente al Cer che, come stabilito dalla Corte costituzionale, deve esprimere un parere, non vincolante. Poi l’ultima parola spetterà alla Asl che deve completare l’iter per la risposta e, in caso di risposta positiva deve anche indicare procedura e farmaco per il suicidio assistito.
Sulla vicenda di Laura Santi interviene anche la sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi: “Auspico che sul tema del fine vita il Parlamento italiano, per primo, faccia la propria parte, recependo le raccomandazioni della stessa Corte Costituzionale e arrivando ad approvare una legge sul ‘Fine vita’. Nel mentre, la Regione Umbria potrebbe comunque dotarsi di una propria legge, con cui andare a disciplinare i tempi e le modalità di accesso al procedimento e alle prestazioni pubbliche, come è stato fatto in altre regioni. Ritengo che sarebbe un gesto di civiltà assicurare alle persone affette da patologie irreversibili, tenute in vita con trattamenti di sostegno vitali e che versano in condizioni di sofferenza fisica e psicologica assolutamente intollerabili, di poter scegliere consapevolmente se ricorrere o meno ad un fine vita dignitoso. Si tratta – conclude Ferdinandi – di una scelta che interroga profondamente le coscienze ma che trova sostanza e fondamento nel diritto alla dignità e autodeterminazione personale che la nostra Carta costituzionale garantisce a tutti noi”