Studentessa morta al Trasimeno, drogata con quantità spaventosa di Mdma - Tuttoggi.info

Studentessa morta al Trasimeno, drogata con quantità spaventosa di Mdma

Sara Minciaroni

Studentessa morta al Trasimeno, drogata con quantità spaventosa di Mdma

L'operaio accusato anche di stupro aveva nel pc un contatto in America per l'acquisto della sostanza
Mer, 13/05/2015 - 22:14

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Dieci, venti pasticche di Mdma sciolte in acqua, forse addirittura di più. E’ spaventoso il quadro che è emerso dalle testimonianze dei periti sentiti oggi in aula nel processo per la morte di Cheng Shang, la studentessa cinese trovata cadavere a Monte del Lago abbandonata tra i cespugli il 13 luglio del 2013.

Droga in quantità 20 volte superiore ad una assunzione media. I periti Melai, Bacci e Gualtieri hanno spiegato che le dosi letali della sostanza dipendono dal fisico dell’assuntore, dal suo peso per esempio e dalla sua resistenza, ma che comunque si può morire anche con 1,5 nanogrammi di principio attivo per litro di sangue. Ecco, Chen Shang, una ragazza minuta di meno di poco più di 40 chili, nel sangue al momento dell’autopsia, ne aveva 8,9 nanogrammi. E nello stomaco, quindi non ancora entrato in circolo, ne aveva più del doppio. Questo significa che le hanno fatto assumere una dose di droga fino a 20 volte superiore alla media considerata non letale.

La violenza sessuale. L’imputato, operaio fiorentino che la ragazza aveva conosciuto in una chat su internet avrebbe anche abusato sessualmente della ragazza prima di abbandonarla tra i cespugli. Secondo i periti infatti ci sarebbero anche segni di un rapporto “intenso e particolarmente violento”. Secondo l’accusa quindi il giovane l’avrebbe prima drogata, contro la sua volontà, anche se lui ha sempre sostenuto che la ragazza aveva chiesto di voler provare la droga e di non aver avuto rapporti con lei salvo effusioni, e poi l’avrebbe violentata per poi lasciarla ai margini del parcheggio al Trasimeno.

Il pc lo incastra. Nel computer del fiorentino gli inquirenti hanno però trovato una traccia importante. Un contatto con un’azienda americana dalla quale avrebbe cercato di acquistare una certa quantità di principio attivo. Non è dato sapere se la compravendita sia andata a buon fine, quello che secondo l’accusa però dimostrerebbe è il fatto che l’imputato aveva dimestichezza con questa droga, quindi poteva non conoscere la quantità più o meno letale da somministrare. E’ per questa serie di aspetti che gli avvocati di parte civile avvocato Luca Maori e Aldo Poggioni hanno chiesto che il gup Lidia Brutti rimetta gli atti al pm affinchè l’accusa passi da “morte come conseguenza di altro reato” a “omicidio volontario”. Prossima udienza il 18 giugno, data in cui potrebbe arrivare la sentenza.

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