(Jac. Bru.) – Lesioni personali colpose, aggravate dall’inosservanza delle norme preposte alla prevenzione degli infortuni sul lavoro. E’ questo il capo d’accusa che pende su uno spoletino di 44 anni, titolare di un’impresa edile presso cui era impiegato un operaio marocchino 50enne, la vittima del grave infortunio sul lavoro.
I fatti risalgono al dicembre del 2008. Il marocchino, che stava lavorando in un cantiere sito a Spoleto in zona San Nicolò, ricevette dal suo titolare l’indicazione di riportare il trattore in dotazione alla ditta presso un deposito poco distante. Ma durante il tragitto, mentre percorreva la via principale della zona industriale di Santo Chiodo, l’uomo, forse a causa della pioggia, perse il controllo del mezzo, che finì in un fosso di raccolta delle acque piovane e si ribaltò, schiacciandolo sotto il suo peso.
L’incidente ebbe conseguenze molto serie; fratture multiple e un violento trauma toracico che mise in pericolo la stessa vita del poveretto, che dopo un lungo periodo di ricovero in ospedale fu dimesso con un’invalidità permanente del 37%, anche per la limitazione funzionale del tronco. Il trattore, fu accertato in seguito, non era idoneo ai fini della sicurezza del lavoratore, poiché privo di una struttura di protezione del posto di guida e di un sistema di ritenuta del conducente in caso di ribaltamento del mezzo.
Di fronte al giudice monocratico del Tribunale di Spoleto Roberto Laudenzi, si è tenuta stamani l’udienza filtro del processo, in seguito alla quale sono stati ammessi 5 testimoni del Pubblico Ministero e 3 della difesa, rappresentata dall’avvocato Viviana Minghelli del Foro di Roma. Il dottor Laudenzi ha infine fissato la data della prossima udienza all’11 marzo del 2014.
(Foto di repertorio)
Riproduzione riservata ©
