Avrebbe dovuto aprirsi solennemente domenica 19 aprile l’anno di celebrazioni per il settimo centenario della morte della Beata Margherita, nata alla Metola (Mercatello sul Metauro) attorno all’anno 1287 e morta il 13 aprile 1320 a Città di Castello.
Per circa due anni un comitato composto dalle diocesi e dai Comuni di Città di Castello, Urbino, Urbania e Sant’Angelo in Vado, insieme all’Ordine dei Predicatori, ha lavorato ad un programma articolato in vari momenti liturgici, pastorali e culturali, accogliendo anche proposte e suggerimenti di varie associazioni. La pandemia in atto ha però imposto il rinvio delle manifestazioni programmate, a partire dalla solenne celebrazione di apertura, prevista per domenica prossima a Mercatello sul Metauro, dove il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, avrebbe presieduto la solenne concelebrazione eucaristica. Appena possibile, il comitato tornerà a riunirsi per ridefinire il calendario già previsto e proporre in altre date le varie iniziative.
Per ricordare la beata Margherita e segnare, a livello diocesano, l’inizio dell’anno sette volte centenario – che si concluderà il 9 maggio 2021 – il vescovo di Città di Castello, mons. Domenico Cancian, domenica 19 aprile celebrerà una messa nella chiesa cittadina di San Domenico, dove si conserva il corpo della beata. La celebrazione avverrà senza la partecipazione del popolo e secondo le norme emanate dalla CEI e dal Ministero degli Interni.
La Beata Margherita
Nacque da nobili genitori (Parisio ed Emilia) nel castello di Metola nella Massa Trabaria (oggi Comune di Mercatello sul Metauro e Arcidiocesi di Urbino – Urbania – Sant’Angelo in Vado), presumibilmente nel 1287.
Margherita nacque cieca e con una difformità degli arti inferiori e a motivo di ciò il padre le costruì una cella presso la chiesa del castello per nasconderla alla vista degli altri, ma anche per proteggerla dai conflitti in atto nella zona. Fin dai 7 anni la fanciulla inizia una vita di penitenza con digiuni e cilicio. Nella speranza di un miracolo i genitori la portano a Città di Castello, al sepolcro di un pio frate minore morto da poco (il beato Giacomo), ma il miracolo non avviene e viene abbandonata dai genitori stessi in quella città. Vive girovagando e ricevendo il vitto dalla carità della gente del popolo, fino a quando è accolta nel monastero di Santa Margherita, da cui però in seguito viene espulsa. Trova quindi un approdo nella casa dei coniugi Venturino e Grigia, dove si comincia ad attribuirle miracoli e dove vive in orazione, praticando forme penitenziali. Avendo imparato da fanciulla la preghiera liturgica, ricambia l’ospitalità occupandosi dell’istruzione e dell’educazione dei figli della coppia. Si lega ai frati Predicatori (Domenicani) del vicino convento di San Domenico, porta l’abito domenicano e frequenta la loro chiesa. La sua vita è caratterizzata da una intensa preghiera e dalla meditazione sul mistero dell’incarnazione e sulla sacra famiglia: le si attribuiscono levitazioni e la visione di Cristo incarnato al momento dell’elevazione dell’eucarestia nella celebrazione della messa. Muore nella casa di Venturino e Grigia, munita dei sacramenti a lei impartiti dai frati domenicani, il 13 aprile 1320 e subito viene sepolta nella chiesa dei Domenicani; da qui, sarà poi traslata nell’attuale chiesa di San Domenico, edificata tra 1392 e 1424, dove tutt’ora i corpo è custodito e venerato. Il culto è diffuso in Europa, America e Asia.
Le caratteristiche della sua santità
La figura di Margherita bene s’inquadra in quella schiera di nuovi santi locali, sostenuti anche dal sentimento civico proprio dell’età comunale, assorbiti dagli ordini mendicanti, nel caso specifico dai Domenicani. La santità della beata Margherita è di profilo mistico-penitenziale, incentrato sulla meditazione dell’Incarnazione di Cristo, ma le due vite trecentesche esaltano la figura cristiforme di Margherita per la sua sofferenza e povertà di vita, una povertà non solo materiale, ma anche spirituale, che la porta a rinunciare a tutto per farsi strumento della volontà di Dio. Completamente sprovvista di beni materiali e di forze fisiche adeguate, Margherita non può esercitare la carità materiale nei confronti degli altri, ma non dimentica gli altri, ai quali rivolge il suo magistero spirituale, istruendo nella vita di fede sia i figli di Venturino e Grigia che un gruppo di donne. Nella sua vita spirituale la preghiera e le devozioni occupano un posto di grande rilievo.
Il culto
Nel 1395 a Città di Castello il culto e la devozione per la beata dovevano essere già stati istituzionalizzati, poiché si trova l’esplicita menzione della festivitas et obstensiocorporis beate Margarite. Nel 1422 il Comune stabilisce che ogni anno nel giorno della festa della beata sia offerto un doppiere di cera. Da questa epoca il culto per la beata è sempre più intensamente documentato.
Il culto liturgico viene autorizzato da papa Paolo V nel 1609. Negli anni Sessanta del Seicento le lunette del chiostro del convento domenicano tifernate furono illustrate con scene di vita e di miracoli di Margherita, il cui corpo, nel 1678, fu collocato, in una urna nell’altare maggiore della chiesa di San Domenico.
Margherita oggi
In cosa ci è modello oggi la beata Margherita? Non dobbiamo cedere a facili attualizzazioni, perché ognuno è figlio del proprio tempo e nella sua vicenda umana e spirituale vi sono elementi tipici della stagione storica da lei vissuta. Tuttavia, Margherita continua a insegnarci la forza della carità, la fiducia in Dio, l’accettazione di noi stessi e dei nostri limiti, la possibilità di mettersi a servizio di Dio e del prossimo qualunque sia la nostra condizione; ci insegna i valori dell’accoglienza e dell’inclusione. La sua vicenda umana e spirituale ci dice che ciò gli uomini scartano viene esaltato da Dio e da lui adoperato per realizzare un mondo più umano.