Più che una conferenza stampa, sembrava una sorta di riunione condominiale quella tenutasi ieri all’Hotel dei Duchi dalla Società “Madonna delle Grazie”, titolare dei lavori del Palazzo della Posterna, ai più ormai conosciuto come Mostro delle Mura. “Non certo per far qui il processo” tiene a precisare l’avvocato Manlio Morcella “solo per chiarire come si sono svolte le cose”.
Ad aprire l’incontro è il costruttore, il geometra Rodolfo Valentini, che senza mezzi termini parla di una situazione assurda. “Noi ci siamo attenuti scrupolosamente a quanto previsto dagli atti emanati dal Comune e dalle altre istituzioni”. Sul megaschermo scorrono le immagini di come era prima la zona di Fonte della Pescaia, il progetto di riqualificazione (“che ha ricevuto anche un Premio del WWF” evidenzia Valentini), le lettere intercorse con gli enti. Ce n’è per tutti, inclusi l’architetto Mezzasette della Soprintendenza e l’ex consigliere comunale Calabresi “che, ognuno per la propria competenza, avevano dapprima approvato il Piano Attuativo per poi criticarlo o negarlo nella fase successiva”. Più scorrono gli atti più la Sala convegni sembra trasformarsi in un’Aula di Tribunale. I documenti comunque son quelli. O almeno quelli che mostra la difesa della Società costruttrice.
Ovviamente qui non si parla di aspetto estetico della struttura: scontato che ai presenti piaccia, per non parlare di Valentini “c’è gente anche di fuori che si è complimentata con me per il lavoro”.
De gustibus. Si parla invece di relazioni e perizie. Nel mirino quella dei consulenti tecnici della Procura, il documento su cui si basa sostanzialmente la decisione che ha portato la sequestro del cantiere. In estrema sintesi i periti dell’accusa – due consulenti di Napoli e Palermo, dipendenti delle rispettive Soprintendenze regionali – ritengono che la volumetria è superiore a quella che poteva esser concessa. Eppure non è stata la ditta ad ‘allargarsi’. “Abbiamo rispettato i volumi assegnatici – dice Valentini – anzi alla fine sono anche 2-300 metri cubi in meno”.
Dunque l’errore – se di errore si tratta – sarebbe in capo al Comune. Che però, stando agli atti, per il Tribunale sarebbe parte lesa. Un bell’impiccio che, stando così le cose, solo il processo potrà dipanare. Tutti comunque criticano l’operato dei periti. Lo stesso Valentini evidenzia come il collegio peritale abbia fatto passare la famosa Torre dell’Olio come una struttura romanica, quando è fin troppo noto che si tratta di un manufatto del XIII secolo. E mostra la slide della perizia con il ‘granchio’ messo ben in evidenza.
Smontata, a detta sempre della difesa, anche l’accusa di aver abbattuto una parte del muro della cinta urbana. “Non è quello in questione il muro antico – continua Rodolfo Valentini -, basta vedere i materiali con cui è realizzato”. E mostra una foto da cui si intravede un rammento di coppo fra i materiali che costituiscono il muro. “Quello davvero antico è il muro che sostiene il ristorante Pecchiarda”. E giù a mostrar carte dell’epoca.
I nervi comunque, a dispetto di una calma apparente, sono a fior di pelle. Ecco così trovar conferma l’esposto presentato dalla “Madonna delle grazie srl” nei confronti del giudice per non aver motivato il rigetto della richiesta di incidente probatorio avanzata dall’avvocato Morcella. “Al terzo tentativo ci è stato risposto che ormai le indagini erano concluse e non si poteva più concederelo”. Ma non è l’unica azione. Un’altra la sta portando avanti Valentini che, dopo aver spulciato tutti i Piani Attuativi in corso, ha presentato un esposto nei confronti del cantiere di Via Cacciatori delle Alpi (quello relativo al progetto di riqualificazione dell’ex caserma dei vigili del fuoco). “E’ un cantiere che ha seguito il nostro stesso percorso, anche lì hanno applicato gli stessi indici di edificabilità”. Come a dire, farò anche il Sansone, ma i Filistei me li porto tutti dietro.
In effetti la perizia dei periti, e il loro giudizio sulla applicabilità degli indici di edificabilità, rischia di scatenare un vero e proprio terremoto in città e non solo. “Sono calcolati così da anni – sostiene l’avvocato Morcella – nel rispetto delle vigenti norme e della consuetudine. Un problema che non interessa solo Spoleto ma un po’ tutta l’Umbria”.
Sarà per questo che il sindaco Benedetti, nel corso della conferenza stampa dei 100 giorni, aveva annunciato di aver conferito un incarico a un noto docente universitario di urbanistica e ad un legale di studiare gli atti. “Il sindaco mi ha telefonato ieri (mercoledì, n.d.r.) – dice Valentini – confermandomi che anche il parere reso al Municipio è conforme a quanto i funzionari hanno fin qui approvato”. Un parere di parte, certo, ma che tornerà utile nel processo, la cui prima udienza è fissata per il 9 febbraio. Anche se l’avvocato Morcella ha chiesto di poterlo anticipare.
Se Morcella si occupa dell’aspetto penale della vicenda, all’avvocato Zuccari è stato affidato il compito di seguire quello civilistico. E, visto come stanno le cose, è pronto a intentare una causa per danni al Comune. Un paio di raccomandate le ha già fatte partire. A breve la costituzione in giudizio. Il danno? 20 milioni di euro, spicciolo più, spicciolo meno.
E gli acquirenti? Per il momento, almeno durante la conferenza stampa, nessuno sembra volersi tirar indietro e chiedere la restituzione della caparra. Anche se non mancano casi di difficoltà. Come la signora Elena Sabatini, 80 anni, che con la mamma centenaria sperava di poter entrare in estate nel Palazzo. Per questo ha venduto il suo appartamento a Via Cacciatori. Troppo presto. Ora alloggia in una casa in campagna fra mille difficoltà. L’udienza, pardon la conferenza è finita: nuore e suocere sono state avvisate
(Carlo Ceraso)