Un settore, quello della scuola, che deve essere “tutelato, rafforzato e migliorato“: questo quanto emerso dall’incontro di questa mattina svoltosi in Cgil, alla presenza delle rappresentanti sindacali. Un “bene comune” per la collettività che “non deve subire ulteriori tagli e riduzioni“. Dalla Conferazione dei Lavoratori sono compatti: l’Umbria si contraddistingue per avere dei servizi educativi, in particolare per l’infanzia, che si contraddistinguono per essere dei fiori all’occhiello della attività della pubblica amministrazione. “Un settore ricco di saperi, competenze e professionalità“: tutti dati evidenziati anche dall’analisi effettuata dal Ministero dell’Istruzione a proposito dell’edilizia scolastica, con la quale sono stati censiti 898 edifici in regione, di cui 789 attivi e 109 non attivi (tra questi 0 quelli inattivi per calamità naturali).
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A macchia di leopardo – Eppure dal sindacato lanciano un grido di allarme, proprio a ridosso della ripresa dell’attività didattica e a 10 anni dal varo della legge regionale in materia. “Chiediamo – dicono i rappresentanti – di aprire una riflessione ed un confronto sulla tematica scolastica con la nuova Giunta regionale“. Perchè “tutelare i servizi significa garantire diritti e tutelare anche chi opera in tali servizi, significa implementare la formazione, qualificare l’offerta didattica. E’ necessario che a 10 anni dalla legge regionale si faccia una verifica della situazione in cui si trovano i servizi educativi all’infanzia, si affrontino le criticità e si operi per un loro rafforzamento”.
Comune per comune – La situazione in Umbria è comunque variegata, e a tratti presenta alcuni elementi degni di nota: come in alcuni Comuni anche di media entità, come quello di San Giustino, dove la volontà espressa dall’amministrazione è stata quella di “resistere”, tutelando i servizi pubblici già esistenti, e dove si registra una “tenuta del servizio pubblico”. In altri, tra cui sicuramente quello di Terni, di Spoleto e Marsciano o Perugia (se pensiamo a esperienze quali quella della scuola materna Santa Croce) si nota un depotenziamento dell’attività pubblica e l’adozione di politiche che sembrano favorire le strutture private, con una riduzione di risorse in gran parte a carico dei lavoratori e delle lavoratrici.
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Proprio a proposito della Scuola Santa Croce, la Cgil ha dichiarato di nutrire “forti preoccupazioni” per il suo personale: nonostante l’intervento della Regione e del Comune di Perugia le lavoratrici “saranno costrette ad accettare un patto di solidarietà. Lavoreranno tutte ma a metà orario percependo però anche a metà dello stipendio! Chiediamo che per questa situazione in particolare si istituisca un tavolo regionale per definire la quantità di risorse che di anno in anno vengono elargite dai vari enti e per fare una programmazione mirata, o meglio ancora chiediamo che la scuola diventi comunale e che faccia parte dell’offerta formativa del comune di Perugia affinché questo patrimonio educativo sia davvero di tutta la città“.
Andando nel dettaglio per il resto dell’Umbria, a Terni, nelle ultime settimane “abbiamo assistito – dicono in Cgil – ad un vero e proprio attacco al pubblico impiego nei servizi educativi. La città di Terni negli anni passati ha potuto contare sull’erogazione di un servizio educativo all’infanzia che era considerato un patrimonio questa città e un esempio per varie città italiane, creato con la collaborazione delle istruttrici che con la loro esperienza e professionalità hanno saputo dare slancio e sviluppo a tale servizio. Ora dai primi di agosto abbiamo appreso una nuova riorganizzazione dove è stabilita la chiusura di 2 sezioni nella scuola materna e di una negli asilo nido in aggiunta ad una riduzione di orario in 2 sezioni della scuola materna, a causa anche del pensionamento di 3 educatrici che non verranno sostituite con nuove assunzioni (turn over)“. Sempre nel ternano, ad Amelia sembrano esserci numerose difficoltà finanziarie: il Comune infatti “minaccia” da diverso tempo la possibilità di esternalizzare il servizio per le difficoltà annunciate di assumere personale educativo in vista del turn over.
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Tema caldo è anche quello che riguarda l’esternalizzazione dei pasti, a Terni come a Perugia, dove i comitati per le mense scolastiche e dei genitori hanno innalzato delle vere e proprie barricate contro gli appalti a società gestori del servizio. “Siamo di fronte – dice la Cgil – ad un taglio finanziario di circa euro 400.00,00 a cui si accompagna ancora incertezza nelle varie voci di spesa che non garantiscono la continuità di alcuni servizi per l’intero anno: esempio la Casa di Alice e la struttura Pollicino. Preoccupazione si ha anche per la continuità dei servizi collaterali al servizio educativo ordinario, quali le attività di laboratorio e i Progetti cinema/scuola, teatro e musica. Riduzione da 30 a 24 bambini nella struttura “Aula Verde”, dove si svolgono attività laboratoriali aventi come tema principale la natura e gli animali. Chiusura di sezioni e riduzione di orario delle attività didattiche che consistono anche in una diminuzione del monte orario del personale delle cooperative di supporto al personale pubblico (altro allarme!)”.
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Non sembrano poi mancare i problemi a Spoleto, dove, alla riapertura del nuovo anno, ci sono “12 bambini in meno nella struttura pubblica a gestione diretta con personale con contratto degli enti locali e tre educatrici in più per una cattiva gestione delle risorse umane, oltre all’esternalizzazione programmata per settembre prossimo di una struttura educativa totalmente pubblica”. A Marsciano, il Comune “non rispetta il contratto di lavoro e dica che 5 strutture private in gestione diretta costano come una totalmente pubblica“. A Magione, Bastia Umbra, Corciano, Deruta e Bettona “il personale di cooperativa lavora fianco a fianco con il personale pubblico creando situazioni di dumping contrattuale evidenti: persone che fanno lo stesso lavoro hanno stipendi diversi diritti diversi“. A Foligno “vengono aumentati i posti nido e si prova a migliorare la gestione delle supplenze brevi, lo si fa con personale con contratto pubblico, e questo dimostra che si può aumentare l’offerta e anche mantenere il contratto degli enti locali“. Non per ultima c’è Citta di Castello, che di fatto “mantiene le strutture degli anni passati con l’intenzione di dare stabilità al personale e quindi di portare a completamento l’orario di lavoro delle educatrici che prima erano a part time all’80% ottimizzando così servizio e offerta formativa“.
Una road map – Da questo quadro emerge per la Cgil la necessità di costruire un coordinamento insieme ai comitati degli iscritti e agli istruttori dei vari comuni dell’Umbria. Il 10 settembre ci sarà il prossimo Coordinamento Regionale degli Enti Locali, per costruire con i lavoratori e le lavoratrici una “road map” e delle conseguenti azioni per tutelare e rafforzare il servizio educativo dell’infanzia a gestione pubblica. “Riteniamo che seppure in un sistema integrato, la figura del coordinatore debba essere rigorosamente espressione del sistema pubblico con contratto pubblico, perché è una figura che ha un ruolo molto importante di funzionalità, ma anche di controllo della qualità del servizio. Per questo il nostro grido di allarme è anche una richiesta di interlocuzione, di verifica, di assunzione delle criticità, di gestione complessiva. Tutelare i servizi educativi – conclude la Cgil – la loro qualità la loro funzionalità è obiettivo nostro, ma riteniamo non possa non essere obiettivo di una buona politica”.
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