Ha iniziato il suo percorso la proposta di legge 'bipartisan', firmata, tra gli altri, dagli onorevoli Enrico Letta (Pd) e Maurizio Lupi (Pdl) che prevede uno 'scudo fiscale' per far tornare in Italia i giovani cervelli. Si farà con lo strumento del credito d'imposta, in versione 'double face': per i talenti, che decidono di rientrare, l'incentivo sarà di 25mila euro l'anno, per un triennio, mentre per le imprese o i titolari di partita Iva, che li assumono a tempo indeterminato, scatterà un bonus mensile di 500 euro, fruibile, per 3 anni, dalla data di assunzione. Chiaro l'obiettivo del provvedimento: frenare quell'emorragia di 'colletti bianchi' che dagli anni '90 lacera il tessuto culturale e produttivo del Belpaese. Secondo una recente inchiesta Eurostat sulla forza lavoro nell'Unione europea, sono impiegati all'estero il 2,3% di laureati italiani (prevalentemente del Nord), contro lo 0,6% della Germania, l'1,1% della Francia, lo 0,9% del Regno Unito, lo 0,8% della Spagna. Un gap che non viene colmato dalla presenza di laureati stranieri nel Belpaese, ferma a un modestissimo 0,3 per cento: con una performance complessiva (-2%) da ultimo banco nell'area Euro.Del provvedimento contro la fuga dei cervelli se ne sta discutendo da tempo e questo è il primo passo che in Italia si intende fare per riuscireMa oltre al rientro come si potrà soddisfare l'esigenza professionale di tanti giovani talenti in un paese in cui la ricerca scientifica, in primis, non riesce a decollare come dovrebbe.
Ne abbiamo parlato con un cervello del sud, lo scienziato Antonio Giordano che, dopo essersi laureato in medicina all'Università di Napoli, ha messo radici negli Stati Uniti, a Philadelphia, diventando un genetista di livello internazionale grazie alla scoperta del gene Rb2/p130 – una specie di guardiano del nostro genoma contro le patologie tumorali – così come dei geni Cdk9 e Cdk10. Oggi è Direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia per la ricerca contro il cancro, docente di Anatomia patologica “per chiara fama” presso l'Università di Siena e Direttore scientifico della Human Health Foundation di Spoleto
Come giudica questa iniziativa del governo?
“Ritengo meritevoli tutte le iniziative che aiutano la ricerca e i ricercatori anche se non tutte e non sempre si rivelano in grado di risolvere il problema dell'emigrazione giovanile. In effetti non credo che sia esatto parlare di 'fuga dei cervelli' perche' in realta' quelli che si allontanano dalla propria patria sono giovani che amano il proprio mestiere e che non riescono a trovare in italia le condizioni per mettere in pratica il proprio talento”.
Per lei che tipo di fuga è stata?
“Anche io 20 anni fa decisi di andare negli Stati Uniti per i servizi e le strutture che questo grande paese mi offriva. Qui, se per esempio mi occorrevano degli animali, come ad esempio topi, per effettuare le mie ricerche li ottenevo in 24 ore. In italia, invece, sono costretto a constatare, anche a distanza di anni che tutto continua ad essere rallentato forse anche a causa di un'imperante ed ottusa burocrazia che ostacola il lavoro di quanti realmente producono”.
In ogni caso ancora oggi lei continua a mettere a disposizione del nostro paese la sua esperienza, in che modo?
“Nonostante le difficolta' ho deciso di contribuire allo sviluppo del mio paese ed e' per questo che sto tentando di stimolare la competizione e la meritocrazia. In quest'ottica, grazie al supporto finanziario del presidente della Banca Popolare di Spoleto, Giovanni Antonini, ho creato la Human Health Foundation Onlus, fondazione per la salute, con sede in Spoleto che promuove lo sviluppo della ricerca come fonte primaria di conoscenza e di cultura soprattutto nel centro e nel sud del paese.In conclusione vorrei dire che per incentivare i giovani a restare in Italia bisogna migliorare le strutture, implementare il dinamismo, ricorrere a criteri meritocratici e a finanziamenti maggiori e meglio distribuiti. Solo cosi' potremo veramente essere di aiuto ai malati e ai pazienti che soffrono”.
(fonte: Giovanidelsud.it)