Sette persone sono state indagate dalla procura di Perugia per un’area wellness abusiva scoperta nell’ex cava dismessa di Casamorcia (Gubbio).
Blitz del Noe all’alba, perquisizioni per 4 indagati
Proprio qui, questa mattina all’alba (giovedì 4 febbraio), c’è stato il blitz da parte dei carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Perugia, che hanno dato esecuzione ad un decreto di perquisizione emesso nei confronti di 4 persone.
I reati contestati
Quest’ultimi sono indagati, a vario titolo, per i reati di inquinamento ambientale, impedimento del controllo, gestione illecita di rifiuti speciali, realizzazione di opere edilizie in assenza del permesso a costruire, abuso d’ufficio, falsità ideologica in certificati commessa da persona esercente servizio di pubblica utilità.
L’indagine, scavi non autorizzati
L’indagine è iniziata nell’aprile scorso da parte di carabinieri e Arpa Umbria, che hanno appurato una serie di irregolarità legate al riambientamento di una ex cava dismessa a Casamorcia (nel Comune di Gubbio).
Come ricostruito dai militari sul sito sarebbe stata svolta un’attività di escavazione non autorizzata in area sottoposta a vincoli, dove sarebbe stata abusivamente realizzata addirittura un’area wellness, con profili di responsabilità a carico di due tecnici del Comune e del direttore dei lavori, oltre che del proprietario dell’area.
Garage, piscina e sala macchine
Secondo i carabinieri dall’area sarebbero stati esportati circa 16.500 metri cubi di terre e rocce, con deterioramento territoriale e paesaggistico, attraverso modalità che ora renderebbero estremamente complesso l’intervento di riambientamento.
Al posto di una struttura in cemento armato (autorizzata con finalità di stabilizzazione di un versante del fronte di cava) è inoltre stata realizzata una costruzione (ancora allo stato grezzo) comprendente un garage, tre vani ed un’ampia area benessere munita di piscina e sala macchine, chiusa con tamponatura di legno appena verniciato allo scopo di occultarne la presenza.
Altre irregolarità, dai permessi al progetto
Il tutto sarebbe avvenuto mediante permesso a costruire rilasciato in violazione delle norme di legge, consentendo cioè la coltivazione della cava in assenza di autorizzazione; addirittura sarebbe stata consentita la realizzazione abusiva di un pozzo ad “uso domestico” in una zona “di tutela assoluta”.
Risultano infine irregolarità anche tra il progetto presentato al servizio regionale competente in materia di deposito sismico e quello presentato al Comune di Gubbio, nonostante dalle dichiarazioni di inizio e fine lavori gli stessi risultino eseguiti in conformità al progetto approvato. Al vaglio degli inquirenti c’è anche l’ipotesi di illecita gestione dei rifiuti prodotti da parte della ditta esecutrice.