Maltrattamento e uccisioni di animali: il Tribunale di Brescia ha condannato con pene variabili tra 12 e 18 mesi, 3 dei quattro indagati nello scandalo “Green Hill”, l’allevamento di cane beagle destinati alla sperimentazione scientifica. Era l’estate 2012 quando la magistratura chiuse l’allevamento di Montichiari. 1 anno e mezzo è la pena inflitta a Ghislane Rondot, co-gestore di Green Hill, e al veterinario Renzo Graziosi; 12 mesi al direttore Renzo Bravi. Assolto il cogestore dell’allevamento Bernard Gotti. Il pm Ambrogio Cassiani aveva chiesto 3 anni e mezzo per il veterinario, 3 per Rondot e 2 per Bravi e Gotti. Nella requisitoria il dottor Cassiani aveva affermato che nell’allevamento erano morti 6.023 beagle nel quadriennio antecedente la chiusura. 2.500 quelli salvati dal blitz delle forze dell’ordine
Il Tribunale ha anche disposto un risarcimento di trenta mila euro in favore della Lega antivivisezione (Lav) il cui presidente, Gianluca Felicetti ha definito “storica” la sentenza “il riconoscimento a quanti in tanti anni hanno manifestato, digiunato, firmato appelli qui a Montichiari come in tante altre città d’Italia affinché terminasse questa barbarie”.
La vicenda di Green Hill fu seguita anche in Umbria con alcune manifestazioni, la più importante a Foligno nel marzo 2012 (clicca qui). Una vicenda che appassionò i lettori ma anche gli stessi giornalisti e la società editoriale di Tuttoggi.info che, attraverso Sara Cipriani e Leonardo Perini, avanzò alla Procura la richiesta di adozione di un beagle liberati dopo il blitz degli agenti della Forestale e della questura di Brescia (furono oltre 9.000 le domande arrivate da tutta Italia). Il 15 agosto 2012, dopo una corsa contro il tempo fino a Montichiari, l’ultimo dei 2.500 beagle venne affidato proprio ai nostri editori che lo ribattezzarono Joy, divenuto da subito la mascotte di queste colonne (nella foto l’arrivo in Redazione a Spoleto). Per la cronaca, circa due mesi fa il Tribunale di Brescia ha concesso l’affido definitivo.